Francesco Scarabicchi (Ancona, 10 febbraio 1951 – Ancona, 22 aprile 2021) è stato un poeta e traduttore italiano, che si occupava anche di letteratura e arti visive. Ha collaborato con Fabio Pusterla e con Franco Scataglini.
Nativo di Ancona, trascorse l'infanzia fra Grottammare e Ortona; restò orfano del padre a soli 10 anni. Dopo il diploma magistrale, si iscrisse all'Università di Urbino, ma ben presto lasciò gli studi per un impiego in banca, che restò il suo lavoro per trent'anni. Determinante per la sua formazione fu l'incontro e la collaborazione con il poeta Franco Scataglini: con lui e con Gianni D'Elia e Massimo Raffaeli lavorò a una trasmissione radiofonica trasmessa dalla RAI delle Marche.. Di carattere schivo e riservato, coltivò tuttavia amicizie con intellettuali e scrittori quali Giorgio Bertelli, Fabio Pusterla, Claudio Piersanti, Stefano Simoncelli, Ferruccio Benzoni, Paolo Lanaro.
La sua è definita una poesia realistica e le sue tematiche sono concentrate sui temi del ricordo, del tempo e della morte. Si è occupato da sempre di arti figurative. Una scelta delle sue Cronache d'arte 1974-2006 in L'attimo terrestre (Affinità elettive, Ancona 2006). Per Donzelli, nella collezione di poesia, ha pubblicato L'esperienza della neve (2003) e L'ora felice (2010). Per Liberilibri nel 2010 ha curato lo scritto del libro di Fabian Negrin La via dell'acqua.
Ha ideato, diretto e coordinato con Francesca Di Giorgio, dal febbraio del 2002, la rivista periodica di scritture, immagini e voci "nostro lunedì", dopo altre esperienze.
Ha tradotto da Federico García Lorca e da Antonio Machado.
Nel 2013 ha pubblicato Con ogni mio saper e diligentia. Stanze per Lorenzo Lotto (Liberilibri, Macerata 2013). Scrive Massimo Raffaeli nella nota introduttiva dell'opera: «Questi non sono versi di illustrazione a Lorenzo Lotto, un pittore a lungo vulnerato da incomprensione e oblìo, ma piuttosto sono i versi, legati in stanze e alla maniera di un poemetto, in cui Francesco Scarabicchi assume su di sé il destino di un artista "solitario e febbrile", come lo definì una volta. Dunque non è tanto la voce del Lotto a parlare nei versi quanto, viceversa, è la parola della integrità esistenziale e della compiutezza artistica a manifestarsi per tramite loro». L'amore di Scarabicchi per Lorenzo Lotto parte da lontano, dall'adolescenza, e da almeno trent'anni si insinua nella sua scrittura. Ma l'esigenza di dare voce, attraverso la poesia, a quell'esistenza alquanto misteriosa (tranne quanto si legge nel Libro di spese diverse e in alcune lettere) nasce tra il 2008 e il 2011.
Muore ad Ancona, dove era ricoverato, il 22 aprile 2021.
Opere
La porta murata, Introduzione di Franco Scataglini, Ancona, Residenza, 1982.
Il viale d'inverno, postfazione di Massimo Raffaeli, Brescia, L'Obliquo, 1989.
Il prato bianco, Collezione di poesia, Torino, Einaudi, 2017 [L'Obliquo, Brescia, 1987]
Il cancello 1980-1999, con una bandella di Pier Vincenzo Mengaldo, Ancona, Pequod, 2001.
L'esperienza della neve, Roma, Donzelli, 2003.
L'attimo terrestre. Cronache d'arte 1974-2006, Affinità elettive, 2006.
La ferita della luce, Milano, Quaderni di Orfeo, 2007.
Frammenti dei dodici mesi, con quattordici fotografie di Giorgio Cutini, con uno scritto di Goffredo Fofi, Brescia, L'Obliquo, 2010.
L'ora felice, Roma, Donzelli, 2010.
Nevicata, con incisioni di Nicola Montanari, Macerata, Liberilibri, 2013.
Con ogni mio saper e diligentia. Stanze per Lorenzo Lotto, con una nota di Massimo Raffaelie postfazione di Michele Polverari, Macerata, Liberilibri, 2013.
La figlia che non piange, Einaudi, Torino, Collezione di poesia, 2021
Traduzioni
Antonio Machado, Gli istanti feriti, Ancona, Università degli Studi, 2000.
Federico Garcia Lorca, Taccuino spagnolo, Brescia, L'Obliquo, 2000.
Questa luce che tocca
Questa luce che tocca
ottobre e il mondo
calma scomparirà
da sé in silenzio
nella sera del tempo
e questa nebbia
bianca sulla città
lascerà intatto
tutto il vuoto dell’epoca,
il ritratto di ogni cosa che, ferma,
a voce spenta,
niente saprà di noi
come l’odore
della notte di vento
e pioggia dura
che sui nomi e le case
cade invano.
Ti guarderò da questa vita attesa
Ti guarderò da questa vita attesa,
da una fermata d’autobus, da un destino
che mi tiene lontano e sai che sono
più vicino che mai alla tua resa,
occhi che non si sporgono e non danno
luce che a chi la chiede,
sguardi che vanno dove tutto è niente,
a una finestra d’angolo, ad un cielo
di musiche e di voci tutto intorno.
Qui regna il tempo che scompare
Qui regna il tempo che scompare,
la fuga sua invisibile,
il nome che non resta,
giorno della stagione, breve resa,
limite d’ogni soglia inesistente.
Una residenza
tutto il bianco possibile, la pagina
e poi quelle formiche delle righe
a dire il poco, il molto che noi siamo,
ma non tanto di me e del passato
quando era l’unico presente che avevamo,
non tanto di una vita dice la scrittura,
ma di quel niente in cui te la riduce
e l’illusione precaria d’ogni verso
credendo di salvarlo almeno in parte
quel lucente frammento tolto al buio,
quell’oro di granelli che si perde,
quel segreto mistero inesistente
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