Mario Santagostini (Milano, 13 marzo 1951) è un poeta e traduttore italiano. A partire dal suo esordio, appena ventenne, con le liriche di Uscire di città, ha pubblicato numerose raccolte poetiche, saggi di critica letteraria e curato antologie di poeti illustri.
Traduttore dal tedesco (Goethe, Kleist, Chamisso) e dal latino, suoi interventi sono apparsi nel settore culturale di alcuni quotidiani e di riviste come Il Giornale, Nuovi Argomenti e Poesia.
Nel 2014 ha vinto il Premio Città di Como con la raccolta Felicità senza soggetto. Nel 2023 ha vinto il Premio Cetonaverde Poesia.
Raccolte poetiche
Uscire di città, Milano, S. Ghisoni, 1972; nuova ed. Azzate, Stampa 2009, 2012
Come rosata linea, Milano, Società di poesia, 1981.
L'olimpiade del '40, Milano, Mondadori, 1994
Nuove poesie, Varese, NEM, 1999
L'idea del bene, Parma, Guanda, 2001
La vita, Faloppio, Lietocolle, 2004
Versi del malanimo, Milano, Mondadori, 2007
A., Faloppio, LietoColle, 2010
Il vento, ma inteso come forma di vita, Milano, Quaderni di Orfeo, 2011.
Felicità senza soggetto, Milano, Mondadori, 2014
Kafka in Palestina, nel 1931, Azzate, Stampa, 2016
Il libro della lettera arrivata, e mai partita, Milano, Garzanti, 2022
(da Wikipedia, modificato)
Finestra. Su chi c’è e su chi manca
Non riesco a credere
che qualcuno è mancato,
non sono mai stato capace.
Non fino in fondo, almeno. E mi chiedo
come si è perduto.
Nei momenti migliori, come farà a tornare.
E chi, o cosa lo guida,
e fino a dove. E immagino risposte: l’istinto,
un aiuto insperato, la fortuna.
Sono arrivato a pensare: – chi manca è già tornato,
e non lo riconosco.
E non so più chi è passato,
chi non è passato.
da “Il libro della lettera arrivata, e mai partita”
Io
Seduto al bar di viale Sarca,
guardavo il giovane cercare un passaggio
verso la camionabile,
dei muti al tavolino quando
si scambiavano segni, e uno diceva
– tra non molto, anche qui.
Gli altri assentivano.
E intorno, solo delle mosche.
Mi sono chiesto se c’è qualcosa
di meglio che essere vivo.
da “Felicità senza soggetto”
Guardavo l'officina
Guardavo l’officina
dismessa, i tetti di lamiera,
il vespaio alla parete,
depositi di latta, nafta sui canali.
Pensavo ai momenti
più scuri della materia: non
sono mai abbastanza.
In qualche verità
nemmeno esiste, quella materia.
In altre, è solo afa. O meno che afa,
e paradiso è un verbo,
alla prima persona.
Come, forse, universo.
da “Versi del malanimo”
Non è un gran periodo
Non è un gran periodo.
Dormo male, e a scatti. Solo verso l’alba
mi calmo, ascolto piccioni,
topi, radio, caldaie, sfiatatoi. Un giorno
su due piove, smette,
ripiove, il sette di un altro mese
comincerà a nevicare.
Profonda l’inutilità della neve.
Geminatissima, l’inutilità della neve.
Non voglio andare via.
Voglio andare via.
Qualcuno che non sono io
ha solo pensieri d’amore.
da L’Idea del bene (Guanda, 2001)
Arietta
Ci si ritrovava al bar
all’aperto tra la Breda e via Metauro.
Chi giocava al pallone
contro il muro, o stanava serpi,
o andava per cicute
tra le rotaie dismesse e senza traversine.
Provato come tutti dalla noia
una specie di reduce
esibiva il suo mancinismo
smodato, mi diceva – Tu,
che farai almeno
un miracolo, prima di morire.
da Felicità senza soggetto Specchio Mondadori, 2014
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