giovedì 29 maggio 2025

CACCIATORE Edoardo (1912 - 1996)


Edoardo Cacciatore (Palermo, 1912 – Roma, settembre 1996) è stato un poeta e saggista italiano. Nato a Palermo da genitori agrigentini, sin dalla prima infanzia Cacciatore si trasferì a Roma dove visse fino alla morte. Ha sempre condotto una ricerca solitaria: cominciò la sua attività letteraria come saggista, ma negli anni '50 si rivelò come poeta pubblicando le sue prime poesie (dal titolo Graduali, poi raccolte e nuovamente edite nel 1986) sulla rivista Botteghe Oscure diretta da Giorgio Bassani e patrocinata da Marguerite Caetani. La poesia di Cacciatore si può ricondurre alla forma chiusa: «Nell'accezione di Cacciatore, l'espressione forma chiusa si riferisce a un sistema basato su rigorose regole interne; in tal senso si potrebbe affermare che l'autore faccia uso in tutti i suoi testi esclusivamente di forme chiuse». (da Florinda Fusco, Estetica verso noesi in Edoardo Cacciatore, in "Il Verri", n. 20, 2002, p. 115)
«Cacciatore, manierista, neoretorico, gnomico, è autore di una poesia che costituisce una sorta di hapax nel nostro Novecento. È una poesia che non guarda tanto ai modelli italiani coevi o della tradizione in cui ha le proprie radici la letteratura del secolo appena trascorso. Piuttosto si rivolge ai grandi testimoni della crisi - espressiva e conoscitiva - ..., Eliot o Benn, e intende riformulare le forme metriche chiuse, in una grande varietà di misure e di accenti, verso l'esempio del sonetto elisabettiano, che suggestionò anche Eliot per la duttilità di un metro capace di consentire la mescolanza sui generis di passione e di pensiero, di sentimento e di raziocinio, come scrisse Mario Praz. Cacciatore soffre, nella storia della poesia contemporanea, proprio di questa singolarità, della propria radicale estraneità ai modelli dominanti del secondo dopoguerra». (Patrizi G., Presentazione, in Cacciatore E., Tutte le poesie, Lecce, Manni, 2003, pp. 6-7)

«La poesia è intensificazione della realtà, introduce in essa una vibrazione intellettuale, è come un frammento di realtà di cui vuole rendere l’esperienza e il calore, che il poeta assorbe ed emana attraverso il testo. Non c’è una prospettiva “ortodromica” nella mia ricerca, ma una sorta di processo pluridinamico che potrei ricondurre, con il linguaggio della fisica, al principio di indeterminazione di Heisenberg.» (Edoardo Cacciatore: la rivoluzione poetica del Novecento, a cura di Quaderni di critica, Lithos, Roma, 1997)
«è giusto asserire la forma chiusa proprio quella che può procurare di apertura conoscitiva» (Cacciatore E., Contrattempo accademico. Intorno alla poesia e all'uomo moderno, in Lo specchio e la trottola, Firenze, Vallecchi, 1960)
«Il sonetto fu creato a contenere la diagnosi di uno stato dell'animo» (Cacciatore E., Contrattempo accademico. Intorno alla poesia e all'uomo moderno, in Lo specchio e la trottola, Firenze, Vallecchi, 1960)
«Il sonetto si fece, nel calcolo dei letterati, quadretto di genere, situazione senza sviluppo. E il verso libero sgorgò allora, e fu, ed è, e sarà sempre, guarigione di una tale paralisi. Vero è anche questo. Il verso libero, nei suoi reali adempimenti, non intese mai essere abolizione di rigore e metro» (Cacciatore E., Contrattempo accademico. Intorno alla poesia e all'uomo moderno, in Lo specchio e la trottola, Firenze, Vallecchi, 1960)

«[…] la caratura della poesia di Cacciatore è altissima: basti considerare, rispetto al primo punto [la messa in questione del lirismo quale unica e sola estrinsecazione del dettato poetico], che la tendenza che gli è connaturata della poesia-pensiero costituisce di per se stessa, di fatto, motivo di detonante polemica verso la nostra tradizione, rimasta sempre più o meno sotterraneamente preda del neoidealistico postulato della poesia intuitiva e sentimentale; che, sul secondo punto [l'ampliamento del discorso critico a tutti gli ambiti e livelli dell'elaborazione testuale], la eccezionale densità e ricchezza della poesia cacciatoriana esorbita di gran lunga tutti gli standard e mette a mal partito ogni parzialità metodologica; che, infine, a proposito del terzo punto [l'articolazione dell'ipotesi di una letteratura attuale di opposizione e conflitto], sarebbe piuttosto difficile configurare lo spettro e le caratteristiche della sperimentazione attuale senza valutare a pieno l'apertura di nuove prospettive contenuta nelle procedure dell'autore qui in esame. Ed è da notare […] la sordità della critica italiana verso Cacciatore […]. Alle inadempienze della critica ufficiale conviene ribattere evidenziando in tutta la sua portata l'attualità della posizione di Cacciatore; la quale principalmente risiede, a nostro avviso, nel non lasciarsi catturare dalle due sirene dell'ideologia contemporanea, il neotradizionalismo e il postmodernismo.» ( Da Edoardo Cacciatore: la rivoluzione poetica del Novecento, a cura di Quaderni di critica, Lithos, Roma, 1997.)
«[Per la premessa materialistica della filosofia di Cacciatore, ovvero per la negazione di qualsiasi entità spiritualistica o trascendente e per l'affermazione del divenire e della caducità dei fenomeni,] la parola nel trapasso dal piano della contiguità spazio-temporale a quello della similarità e della discontinuità […] diviene il luogo in cui si rappresenta la mobilità trasformativa dello stesso linguaggio del divenire istantaneo dell'esperienza e del pensiero. Non solo i referenti chiamati in causa dal segno, ma il segno in quanto tale, è concepito ed espresso nella transitorietà dei momenti in cui si esplica e si riproduce il fenomeno globale dell'alterazione.» (Dall'introduzione di Filippo Bettini a Edoardo Cacciatore, Graduali, Lecce, Manni, 1986.)

Raccolte di poesie
La restituzione, Firenze, Vallecchi, 1955.
Lo specchio e la trottola, Firenze, Vallecchi, 1960.
Tutti i poteri (cinque presentimenti), Milano, Feltrinelli, 1969.
Ma chi è qui il responsabile?, Roma, Cooperativa Scrittori, 1974.
La puntura e l'assillo, Milano, ed. Società di poesia, 1986.
Graduali, Lecce, Piero Manni editore, 1986.
Il discorso a meraviglia, Torino, Einaudi, 1996 (postumo).
Tutte le poesie, Lecce, Piero Manni editore, 2003 (postumo).

XXXVII
Smania è il pensiero

Per quanto l'astuzia il rigore pareggi
Nel mettere in orbita audacia di razzi
L'assillo che punge può più - in beccheggi
Di slanci e di transiti ormai tu ti spiazzi
In corpo ci sei ma non avvantaggi
Quell'area esule sempre sul piede
D'imporre al sorpasso accedente viaggi
In cui minimizzi la gretta tua sede
Insisti e l'assillo ha preso il tuo posto
Molteplice pensi ed i sensi pedestri
Già pèrdono alluzzo ancor più discosto
Ti esoneri esòrbiti in smania di estri
-----Senz'orbita ormai assai volentieri
-----Tu calcoli e scòrpori ubiquo i pensieri.

da La puntura dell'assillo: cinquanta ed un sonetto


Qui quindi è dappertutto

Parlaci di ieri raccontaci la gita
Ma nemmeno tu stesso ti stai più a sentire
Perché insiste a trovare una via d’uscita
Il corpo il medesimo per modo di dire
Sazio in pelle in pelle in fondo famelico
Le stagioni il cerchio labile al centro è l’anno
Gonfio di sesso ubriaco di amore angelico
È già gli avversari che lui diverranno
Le cose ancora in mano già una diceria
Perché insisti a cercare una via d’uscita
Non stai chiuso in una platea o in galleria
Sei negli occhi dentro agli orecchi della vita
———Sei un altro da quello che provammo ieri
———Chi può testimoniare dove in realtà eri.

da Il discorso a meraviglia (1996)


Nella luna di luglio


Questa luna che dice ad ogni cosa svestiti
La realtà svela ai sepolcri dell’Appia
Nella luna di luglio due volte superstiti
Al morto prima ed ai vivi poi ch’io sappia
Sopravvivenza mostra un logoro costume
Da un lato all’altro strappato dal collo all’anca
Di ogni sospetto la vita ormai è immune
La nullità consiste si fa pietra bianca
Gli occhi dentro ai quali è un viaggio di laghi
Dimenticano mentre sanno l’accaduto
Non hanno nemmeno l’accortezza dei maghi
Che tengono per dato quanto è risaputo
Questa luna in cui ora andiamo smarriti
È la morte di cui ci siamo rivestiti.

 

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