giovedì 29 maggio 2025

PUSTERLA Fabio (1957 - viv.)

 


Fabio Pusterla (Mendrisio, 3 maggio 1957) è un poeta, traduttore e critico letterario svizzero di lingua italiana. Laureato in lettere moderne con Maria Corti all'Università di Pavia, insegna al Liceo Cantonale di Lugano 1 e all'Università della Svizzera italiana a Lugano; ha tenuto per alcuni anni corsi presso l'Università di Ginevra. È stato tra i fondatori della rivista letteraria "Idra", edita a Milano da Marcos y Marcos. È attivo come poeta, traduttore (soprattutto dal francese, con qualche incursione nella letteratura portoghese) e saggista. Collabora a giornali e riviste in Svizzera e in Italia. Ha diretto l'edizione critica delle opere di Vittorio Imbriani e pubblicato saggi, traduzioni, volumi di versi.
Caratterizzata in partenza da un forte influsso espressionista (come ha notato Pier Vincenzo Mengaldo), ma con venature più pacate che la inseriscono nella tradizione anceschiana della Linea Lombarda (Giorgio Orelli e Vittorio Sereni), la poetica di Pusterla è andata sempre più avvicinandosi a una poesia dal forte contenuto civile (si veda in particolare Folla sommersa), mentre l'esperienza di traduzione legata strettamente a Philippe Jaccottet lo ha portato a una sempre maggior attenzione agli oggetti del quotidiano, alle vite e cose dimenticate (Cfr. Le cose senza storia), rafforzata probabilmente dalla provenienza geografica decentrata (Pusterla è cresciuto in una città di frontiera, Chiasso, e insegna attualmente a Lugano, nella Svizzera di lingua italiana). Del suo lavoro come traduttore, condotto attraverso un recupero dei materiali poetici del Novecento italiano, ha scritto Pier Vincenzo Mengaldo: "si può dire che il poeta ticinese ha realizzato in queste versioni, con nobiltà di patina ma stringatezza di scrittura, un'eccellente triangolazione fra Jaccottet, se medesimo e il senso della lingua poetica italiana".
Nel 1985 è stato il vincitore del Premio Internazionale Eugenio Montale, sezione editi. Nel 2007 gli è stato conferito il secondo più importante premio letterario svizzero (secondo solo al Gran Premio Schiller): il Premio Gottfried Keller. Nel 2009 la "collana bianca" dell'editore Einaudi ha pubblicato un'antologia di poesie del periodo 1985-2008, sotto il titolo Le terre emerse, con il quale nel 2009 ha vinto la sezione poesia del Premio Giuseppe Dessì.
Sulla sua figura il regista Danilo Catti ha realizzato il documentario Salamandre, gatti ciechi, rotaie, nell'ambito del ciclo "Lettere dalla Svizzera" (produzione SRG SSR idéé suisse, 1998).
Tra i principali riconoscimenti, il Premio Montale (1986), il Premio Schiller (1986, 2000, 2010), il Premio Dessì (2009); i Premi Prezzolini (1994), Lionello Fiumi (2007) e Achille Marazza (2008) per la traduzione letteraria; il Premio Gottfried Keller (2007), il Premio Svizzero di Letteratura (2013) e il Premio Napoli (2013) per l'insieme dell'opera; Il Premio massimo della Fondazione Lavezzari con Chiasso Letteraria (2013); il Premio alla carriera "Vito Moretti" per la poesia (2021).  

Opere di Poesia
Concessione all'inverno, Bellinzona, Casagrande, 1985 [2ª ed. 2001] (Premio Montale e Premio Schiller).
Bocksten, Marcos y Marcos, Milano, 1989 [2ª ed. 2003].
Le cose senza storia, Marcos y Marcos, Milano, 1994.
Danza macabra, Lietocollelibri, Camnago, 1995.
Isla persa, Edizioni Il Salice, 1997, (2ª ed. 1998).
Pietra sangue, Marcos y Marcos, Milano, 1999 (Premio Schiller 2000, finalista Premio Viareggio e Grandovere 2001).
Me voici là dans le noir, trad. de l'italien par Mathilde Vischer, Moudon, Editions Empreintes, 2001.
Une voix pour le noir: poésies 1985-1999, trad. de l'italien par Mathilde Vischer, préf. de Philippe Jaccottet, Lausanne, Editions d'En bas, 2001.
Les choses sans histoire - Le cose senza storia, trad. de l'italien par Mathilde Vischer, préf. de Mattia Cavadini, Moudon, Editions Empreintes, 2002.
Deux rives, trad. de l'italien par Béatrice de Jurquet et Philippe Jaccottet, préf. de Béatrice de Jurquet, postf. de l'auteur, Le Chambon-sur-Lignon, Cheyne éditeur, 2002.
Solange Zeit bleibt: Gedichte Italienisch und Deutsch = Dum vacat, ausgew., übers. und mit einem Vorw. von Hanno Helbling, postf. di Massimo Raffaeli, Zurigo, Limmat-Verlag, 2002.
Sette frammenti dalla terra di nessuno, elaborazione grafica di Livio Schiozzi, Flussi, 2003.
Folla sommersa, Milano, Marco y Marcos, 2004.
Movimenti sull'acqua, Faloppio, LietoColle Libri, 2004.
Storie dell'armadillo, Milano, Quaderni di Orfeo, 2006.
I gabbiani del Guasco, con un'incisione originale dell'autore, Milano, Il ragazzo innocuo, 2007
Sulle rive, tra le foglie sui rami, Lithos, Como, 2008.
Il motivo di una danza, linoleum originale di Luciano Ragozzino, Milano, Quaderni di Orfeo, 2008.
Le terre emerse. Poesie scelte 1985-2008, Torino, Einaudi, 2009.
Uomo dell'alba, linoleum originali di Luciano Ragozzino, Milano, Quaderni di Orfeo, 2010.
Corpo stellare, Milano, Marcos y Marcos, 2010.
Cocci e frammenti, Lugano, Alla Chiara Fonte, 2011.
Argéman, Milano, Marcos y Marcos, 2014.
Nella luce e nell'asprezza, Torino, Edizioni d'arte di Enrica Dorna.
Ultimi cenni del custode delle acque (quattordici frammenti), Messina, Carteggi Letterari - le edizioni, 2016.
Da qualche parte nello spazio, Le Lettere, 2022.
Tremalume, Marcos y Marcos, 2022.


Paesaggio verticale.
Compianto per una valle fra le tante


Uno che guarda da qui deve alzare la testa,
slogarsela quasi per salire con gli occhi
dal fondovalle imprigionato stretto nei frenetici
commerciali formicai ai dirupi slavinanti,
ai boschi poco festosi di conifere cupe e smangiate,
costruzioni dismesse, croci sulle montagne,
turbìne. Sicuramente fuggiti in un altrove
gli antichi spiritelli silvani, le strigi delle fàure
se esistevano. Tu, se qui fossi Andrea, tu qui vedresti
senz’altro il grande melo dietro la casa patrizia
ora avvolta dai rovi, i frutti aperti
spezzati sull’asfalto rosso emblema
di tutto lo snaturabile snaturato rinaturato
malamente ridetto o silenziato: e svenduto.
Senti il ronzio costante dei motori,
la lunga fuga di vite e destini già incisi
sul nastro del disastro autostradale?
E come pulsano condotte sotterranee, depositi di munizioni,
come nervosi ticchettano i cavi di elettroni
in rapinosa corsa verso Nord?

Io qui sono nato, in questo tempo ritorto e non geografico:
ho percorso i sentieri e le discariche,
sono salito al rifugio dei pastori morti alle cascine cadenti
mezzo secolo fa, contando i vagoni dei treni e i loro urti
nei giorni dell’attesa palpitante,
e già tutto era in corso, in infusione
mistica, il lapis niger nascosto chissà dove,
asfaltamenti e bramosie avvocatizie, imperiali;
tu guarderesti il melo, io quasi fatico a vederlo, a riconoscerne
l’alfabeto sepolto il pastoso dialetto
che non è mai stato mio sotto i frutti ora persi
verminati. Allora quel che vedo
sono le vacche sulla pista degli aerei militari,
dove qualcuno voleva realizzare qualcosa
una grande attrazione turistica
ma i soldi erano finiti dopo i penultimi furti.
Mele sfasciate al suolo, al cielo polverume
e quell’odore di sterco sguaiato, le croste
sopra il cemento teso,
sputo o sberleffo, nessun amarcord.

Valle travolta paese smemorato
credevi alla Cibele sbagliata
cosa sei diventato.

(Inedito - Presente nel fascicolo Horizon/Orizzonte, The Florence Review 1/22)


ANGELA PIANGE PERCHÉ NON SA PARLARE

Angela piange perché non sa parlare,
perché non sa nessuna lingua e si sente muta,
intuisce che una catena stringe il suo silenzio
a un’esplosione di volti, il suo balbettio
a un passato che appena conosce, tormento privato
che non si può neanche raccontare
tanto è comune, e sordo. Eppure parla,
eppure sa di non saper parlare.
Per questo scoppia in lacrime, nell’ora
di biologia, davanti alla lavagna.


Da “Le cose senza storia” (1994)

Visita notturna

Stai sognando
cratassi, tirabraccia, il drago soffia-naso.
Chissà cosa sognava Anna Brichtova, che stanotte
viene a trovarci con il suo mosaico
di carte colorate: la sua casa
col tetto rosso, gli alberi
nel prato verde, il cielo: e fuori un lager.
Questo è il vero regalo
che ho portato da Praga senza dirtelo.
Era con me sul treno, la mattina
che ho creduto di vivere all’inferno: Stoccarda,
o giù di lì, dentro un ronzare
di gente che lavora a non sa cosa
o per chi, ma lavora, preme tasti,
invia messaggi a ignoti dentro l’aria.
Solo occhi e dita, solo
un giorno dopo l’altro, smisurato
trascorrere di un tempo che non varia, che appartiene
per sempre ad altri,
ad altro che a sé stessi, e la paura, l’odio
del paria contro il paria, questa rissa
d’anime perse, nuovi schiavi. Il Grande
Bevitore di Birra, la Donna Occhi nel Vuoto,
Mazinga, i miei compagni di viaggio.
Chissà come sognava Anna Brichtova,
a cosa sogni tu, e come vedete
il mondo voi bambini. Lo troverete,
fra i vostri giochi, il gioco che ci salvi?

Noi tutti lo speriamo
guardandovi dormire.

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