Giuseppe Conte (Imperia, 15 novembre 1945) è uno scrittore, poeta, librettista, drammaturgo, traduttore e critico letterario italiano. Nato da madre ligure e da padre siciliano. Al 1946 risalgono i primi ricordi di Catania, del Giardino Bellini e della via Etnea. Frequenta a Porto Maurizio la scuola elementare e quella media, dimostrando presto un particolare interesse per la geografia, l'astronomia e la musica. Frequentando il "Ginnasio-Liceo De Amicis" a Oneglia, sviluppa i primi interessi letterari. Si esercita in questi anni alle prime traduzioni dall'inglese, compone i primi versi, alcune opere teatrali e la bozza di un romanzo che si ispira all'opera e allo stile di Laurence Sterne che, insieme a Omero, Shakespeare, Goethe, Foscolo e Shelley, riveste un ruolo significativo nella sua prima formazione. Legge con passione le opere di Mallarmé, Baudelaire, D.H. Lawrence e Henry Miller e inizia a sentire il desiderio di diventare scrittore.
Nel 1962 visita Parigi, Londra e Bath, dove frequenta una scuola di inglese. Nel 1964, dopo aver ottenuto la Maturità classica, si reca nuovamente a Parigi e nell'autunno si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia presso l'Università Statale di Milano dove si laurea in estetica con Gillo Dorfles nel 1968, lavorando sulla retorica seicentesca, che diventerà l'argomento del suo primo libro. Scrive poesie. Negli anni settanta si impone all'attenzione della critica con due libri di poesia: Il processo di comunicazione secondo Sade (1975) e L'ultimo aprile bianco (1979) e negli anni ottanta si cimenta con successo anche nella narrativa con Primavera incendiata ed Equinozio d'autunno, cui faranno seguito, nei decenni successivi, L'impero e l'incanto (1995), Il terzo ufficiale (2002) e altri titoli fino a Sesso e apocalisse a Istanbul, uscito nel gennaio 2018.
Da inizi che in qualche modo si riallacciano ai testi della neo-avanguardia Conte procede verso la riscoperta del mito, del sacro, della natura. Nel 1994, in ottobre, promuove a Firenze l'occupazione pacifica della Basilica di Santa Croce con un gruppo di poeti (i capitani del Commando eroico, tra i quali Tomaso Kemeny, Roberto Carifi, Lamberto Garzia): pronuncia sul sagrato di Santa Croce un discorso in cui rivendica il primato etico e spirituale della poesia. Tra i messaggi di adesione, quelli di Lawrence Ferlinghetti, di Mary de Rachewiltz, di Mario Luzi, di Gao Xingjian.
Nel 1995-96 contribuisce a far sorgere il movimento del Mitomodernismo, partecipando con Tomaso Kemeny, Stefano Zecchi e altri a letture, conferenze e viaggi. Al primo Festival del Mitomodernismo di Alassio presenta l'opera L'Iliade e il jazz, con testi suoi e di Omero e musiche di Duke Ellington scelte dal bassista Dodo Goya. In collaborazione con Silvia Ronchey porta poesia e mito in televisione realizzando settimanalmente clips per il programma di Rai2 L'altra edicola. È invitato dall'UNESCO a rappresentare l'Italia nel World Institute for Opera and Poetry. Intanto collabora a diverse riviste e giornali quali Il Verri, Nuova Corrente, Sigma, Altro versante, la Stampa, il Giornale e Il Secolo XIX.
Nel 2006 vince con Ferite e rifioriture il Premio Viareggio sezione poesia.[1] Ha prefato e/o tradotto opere di Walt Whitman, Adunis, Rabindranath Tagore, Jacques Prévert, Pablo Neruda, Serge Rezvani, Juan Gelman, Juan Uslé, William Blake, Percy Shelley, D. H. Lawrence, Victor Segalen e ha curato diverse antologie poetiche. Ha scritto il pamphlet Lettera ai disperati sulla primavera (2006) e opere teatrali e musicali come Boine (1986), Ungaretti fa l'amore (2000), e Nausicaa (2002).
Nel 1962 visita Parigi, Londra e Bath, dove frequenta una scuola di inglese. Nel 1964, dopo aver ottenuto la Maturità classica, si reca nuovamente a Parigi e nell'autunno si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia presso l'Università Statale di Milano dove si laurea in estetica con Gillo Dorfles nel 1968, lavorando sulla retorica seicentesca, che diventerà l'argomento del suo primo libro. Scrive poesie. Negli anni settanta si impone all'attenzione della critica con due libri di poesia: Il processo di comunicazione secondo Sade (1975) e L'ultimo aprile bianco (1979) e negli anni ottanta si cimenta con successo anche nella narrativa con Primavera incendiata ed Equinozio d'autunno, cui faranno seguito, nei decenni successivi, L'impero e l'incanto (1995), Il terzo ufficiale (2002) e altri titoli fino a Sesso e apocalisse a Istanbul, uscito nel gennaio 2018.
Da inizi che in qualche modo si riallacciano ai testi della neo-avanguardia Conte procede verso la riscoperta del mito, del sacro, della natura. Nel 1994, in ottobre, promuove a Firenze l'occupazione pacifica della Basilica di Santa Croce con un gruppo di poeti (i capitani del Commando eroico, tra i quali Tomaso Kemeny, Roberto Carifi, Lamberto Garzia): pronuncia sul sagrato di Santa Croce un discorso in cui rivendica il primato etico e spirituale della poesia. Tra i messaggi di adesione, quelli di Lawrence Ferlinghetti, di Mary de Rachewiltz, di Mario Luzi, di Gao Xingjian.
Nel 1995-96 contribuisce a far sorgere il movimento del Mitomodernismo, partecipando con Tomaso Kemeny, Stefano Zecchi e altri a letture, conferenze e viaggi. Al primo Festival del Mitomodernismo di Alassio presenta l'opera L'Iliade e il jazz, con testi suoi e di Omero e musiche di Duke Ellington scelte dal bassista Dodo Goya. In collaborazione con Silvia Ronchey porta poesia e mito in televisione realizzando settimanalmente clips per il programma di Rai2 L'altra edicola. È invitato dall'UNESCO a rappresentare l'Italia nel World Institute for Opera and Poetry. Intanto collabora a diverse riviste e giornali quali Il Verri, Nuova Corrente, Sigma, Altro versante, la Stampa, il Giornale e Il Secolo XIX.
Nel 2006 vince con Ferite e rifioriture il Premio Viareggio sezione poesia.[1] Ha prefato e/o tradotto opere di Walt Whitman, Adunis, Rabindranath Tagore, Jacques Prévert, Pablo Neruda, Serge Rezvani, Juan Gelman, Juan Uslé, William Blake, Percy Shelley, D. H. Lawrence, Victor Segalen e ha curato diverse antologie poetiche. Ha scritto il pamphlet Lettera ai disperati sulla primavera (2006) e opere teatrali e musicali come Boine (1986), Ungaretti fa l'amore (2000), e Nausicaa (2002).
Opere di Poesia
Sulla divisibilità dell'io, inserita nell'antologia Zero: testi e anti-testi di poesia, a cura di Franco Cavallo, Altri Termini, Napoli 1974
Èpater l'artiste, in “Altri Termini” n. 4-5, 1973-74, poi inserita nell'antologia Il pubblico della poesia, a cura di Alfonso Berardinelli e Franco Cordelli, Lerici, Cosenza 1975
Il processo di comunicazione secondo Sade, Napoli, Edizioni di Altri Termini, 1975; Ancona, PeQuod, 2005
L'ultimo aprile bianco, Milano, Guanda, 1979
L'oceano e il ragazzo, 1983, Milano, TEA, 2002
Le stagioni, Milano, BUR, 1988, premio Montale
Dialogo del poeta e del messaggero, Milano, Mondadori, 1992
Canto d'oriente e d'occidente, Milano, Mondadori, 1997
La complicità del pane, Lecce, Manni, 1998
Nuovi canti, Genova, San Marco dei Giustiniani, 2001
Lettera ai disperati sulla primavera, Firenze, Ponte alle Grazie, 2002
Ferite e rifioriture, Milano, Mondadori, 2006, Premio Viareggio
Altro bene non c'è che conti: poesia italiana contemporanea per giovani innamorati, 2009, antologia poetica in collaborazione con Maurizio Cucchi e Roberto Mussapi
Poesie, 1983-2015, introduzione di Giorgio Ficara; nota biografica e bibliografia a cura di Giulia Ricca, Milano, Oscar Mondadori, 2015.
Non finirò di scrivere sul mare, Milano, Mondadori, 2019
Sono qui seduto su un tappeto
Sono qui seduto su un tappeto
di foglie e fiori di primavera
e il mio silenzio è una preghiera
ed ho con me la coppa e il vino.
Se la mia Amata fosse vicino
se la sua bocca lucente fosse qui.
Il profumo dei suoi baci
è più dolce del gelsomino.
Dicono che sono saggio perché
conosco tutte le parole di Dio
e so che il suo volto non si vede
ma a tutti i roseti concede
la sua porpora e il suo fuoco.
Ma io sono saggio perché bevo, gioco
canto mentre il tempo ci rapina.
Quante rose si apriranno stamattina
e quante ne cadranno domani
o sotto le raffiche degli uragani
avvizziranno. Il tempo ci affratella
noi che ci muoviamo sotto lo stesso cielo.
Non è la stessa per noi tutti quella
luna che sembra una melagrana
staccata lentamente dal suo ramo?
Ma io sono saggio perché amo.
da Canti d'Oriente e d'Occidente
Atto di adorazione per la giovinezza
Credevi di andartene, giovinezza
come un ospite ingrato
che esce da una casa senza salutare
come scompare la brina da un prato
di montagna col passare del mattino.
Invece ti ho ancora vicino.
Credevi di fare la furba, di fottermi
dopo avermi tanto piagato
con la tua nevrastenia torbida
con il tuo desiderio inappagato
con la tua timidezza vergine
che sempre mi storceva la bocca.
Invece sei ancora qui, nonostante
i capelli, i peli che appassiscono
le unghie che si sfarinano e cadono
le ossa che faticano, ti tocca
restare ancora con me.
Ramo d’ulivo, stelo di papavero
sei mistero, anima ,sorpresa
sei la bellezza vagabonda ,illusa,
piazze di una città sconosciuta
percorse all’alba in fretta senza meta.
Credevi di andartene, ma io
ti ospito troppo bene in un cuore
feroce e ragazzo, che niente ha domato,
che conosce troppo bene la tua carezza
e come rinasci fenice dalle tue ceneri.
Resta qui, che io ti veneri.
Da Ferite e rifioriture
Dopo Marzo
Dimenticare città, nomi, desideri
di uomo: voglio solo fiorire, rivivere, io
non più io, ibisco, acacia,
conca aperta e tremante di un anemone.
Avere piedi e nodi d’erba, io
non più io, mani guantate
di germogli, ciglia nuove blu, di
scorza il torace, spezzato e vivo.
Ho dimenticato tutto, scrivo
perché dimenticare è un dono: non
desidero più che alberi, alberi, prode
di vento, onde che vanno e tornano, l’eterno
rinascere sterile e muto delle
cose
«Marzo è stato freddo e triste, ma
poi l’Aprile, praterie, portenti
di scarlatto lieve, ciliege, e le prime
rose»
da L’Oceano e il ragazzo
L’amore vero, tu lo sai, è volere
la gioia di chi non ci appartiene
è questo uscire, traboccare
da se stessi, come il sangue dalle vene
per un taglio, è l’irrinunciabile,
amore energia mutabile eterno bene.
da Poesie 1983-2015
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