In tenera età, con tutta la sua famiglia, si trasferisce a Milano, dove resterà per circa ventitré anni.
Dopo gli studi e diverse esperienze maturate in ambito lavorativo, ritorna in quella che da sempre considera la sua “casa”. La terra dove “le ginestre d’oro giallo spiovono sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese” (2), dal leggendario antico nome di Ichnusa, dal greco ichnos, orma: Sardegna.
Curiosità, voglia di conoscenza, di sapere, insieme all’esigenza di esprimere la propria interiorità, la avvicinano ad alcuni percorsi artistici e culturali. Contralto in un coro polifonico e attrice con alcune compagnie teatrali del territorio. La scrittura, in special modo la poesia, è un bisogno “fisiologico” di dar corpo a quella ricerca interiore che, dall’adolescenza in poi, le è stata compagna.
1. Secci: cognome materno in via di acquisizione
2. rif. “Noi siamo sardi” di Grazia Deledda.
Rita Martinelli Secci - Posta Inevasa - Bertoni Editore, 2020
Tra me e me
presenza costante
petulante
asfissiante
fastidiosa sino alla noia
silenziosamente roboante
ronzante come una mosca tse-tse in amore
c’è sempre lei.
Lei che origlia
ogni piccola incrinatura del respiro
sorveglia ogni impercettibile sobbalzo del cuore
L’occhio arcigno a scrutare,
a stanare
un nascente dubbio.
Portarlo alla luce
massacrarmi cuore e cervella
affinché ci vada dentro di affilato coltello
Lo scarnifichi bene dal grumo capzioso
di domande e di incertezze.
Che veda bene che non sia frutto
delle mie fragilità o del mio malato senso
di inadeguatezza al mondo.
“Vai ben dentro bambina e guardaci a fondo”
Prisma di percorsi cavernosi
che mi costringe a percorrere
sino a che delle molteplici facciate
non rimanga una sola parete
che del dubbio, nulla rifletta
se non la verità o la bugia.
E nel caso, di quest’ultima, chiedermene conto.
E rispedirmi giù nuovamente nelle viscere
della mia anima a cercare il suo perché.
Che sia espresso a chiare lettere
e a parole altrettanto trasparenti
senza fingimenti, senza inganno, il mio sentire.
“Vai giù bene, bambina. E non tornare indietro
sino a ché non hai smontato il prisma”
La fatica addosso del cercare,
Lei sempre dietro come un cane rognoso
attaccato all'osso
Lei, sempre lei.
Lei, addosso quando scrivo.
Quando parlo. Quando esprimo il mio sentire.
Che siano solide case in pietra con profonde fondamenta
e non castelli in aria, le parola spese.
Lei, sempre lei, presente anche adesso
in questo preciso istante
Lei che detta, che sorveglia
che sia verità e non menzogna
la mia parola.
Lei sempre lei beffarda carceriera
con la vanità di se stessa
sbocconcella il mio cervello
a piccoli morsi e in scacco
tiene le mie mosse.
Lei sempre lei
arrogante e presuntuosa
di sapere cosa sia bene o cosa sia male
e quale strada nelle mie scelte,
obbligatoriamente, senza via di fuga,
devo, si, devo e non dovrei, percorrere
Lei che se propongo ribellione al suo sapere
mi risponde che lei c’è proprio e solo per questo.
Peggio per me se le ho dato udienza.
Dandogliela l’ho messa al mondo .
Lei sempre lei e la mia immensa voglia
di potermene liberare .
Lei, sempre lei
maledetta mia coscienza.
(inedito)
***
Di carne e di fuoco.
Di lento e di andante.
Di fame, di sete, di sesso,
di sensi intrisi i pensieri, i respiri,
Di ansia e d’affanno. Di luce, di buio.
Di dolce e d’amaro. Di vuoto e di pieno.
Di corse e rincorse.
Di stasi.
Di fiati sospesi. Di mani sudate,
di corpi tremanti, vibranti d’attesa.
Di bocche cucite da morsi di voglie.
Di baci ingoiati. mangiati. rubati. di fame mai sazia.
Di spasmi e locuzioni contratte.
Di alito caldo, di soffio di vita di lingue voraci,
di orde di dita fruganti, di veli leggeri,
di estasi puro, di voli del cuore.
Di pace dei sensi
Odori sapori umori salati di miele d’amianto.
Mangrovie di arti, di braccia, di gambe,
di nervi allungati, protesi, esigenti di forza repressa,
espressa giù in fondo, sino alla fine di sé.
Pensiero di te nascosto alla vista.
Racchiuso nel nero fondale d’un occhio corvino
che scruta discinto e lascivo il mondo d’intorno e niente
lo turba.
da Posta inevasa, Bertoni Editore, 2020
***
Come respiro
Invano
è di te il mio bisogno
Da marmorea schiavitù
speranza in carne
mutarmi
Respirami e nascimi.
(inedito)
***
che dagli occhi senti nascere
e la tenerezza pungente
come una spina avverti,
allora,
giunti si è sul confine del poetico
da Posta inevasa, Bertoni Editore, 2020
***
quando penso
Senza grammatica
Poeticamente
E forse non è neanche pensare
È un continuo sfogliarmi.
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