giovedì 29 maggio 2025

LUNETTA Mario (1934 - 2017)



Mario Lunetta (Roma, 23 novembre 1934 – Roma, 6 luglio 2017) è stato uno scrittore e insegnante italiano. Di famiglia piccolo borghese, nacque e crebbe alla Garbatella. Sperimentatore nei più diversi generi letterari e artistici, collaborò ai programmi culturali della RAI e a decine di giornali e riviste italiane e straniere, tra cui L'Unità, Corriere della Sera, Il Messaggero, Rinascita, Il manifesto e Liberazione. Fu curatore di importanti antologie (Il surrealismo, Roma, Editori Riuniti, 1976; Poesia italiana oggi, 1981, e, in collaborazione con Franco Cavallo, Poesia italiana della contraddizione, 1989, entrambe edite a Roma, Newton Compton).
Negli anni 1988-95 diresse la collana di poesia La camera rossa (Ed. Il Ventaglio), pubblicando opere di Claudio Rendina, Luigi Fontanella, Franco Cavallo, Paolo Guzzi, Francesco Paolo Memmo, Anna Malfaiera, Giuseppe Favati e Stefano Lanuzza, nonché la propria silloge In abisso, prefata da Gianni Toti, con la quale vinse il Premio Europa Sud (1989 e 1990).
Introdusse e curò opere, tra gli altri, di Italo Svevo, Emily Brontë, Émile Zola, Federico De Roberto, Gustave Flaubert, Dino Campana, Stefano Docimo e Velso Mucci. Nel 2004 vinse il Premio Nazionale Letterario Pisa nella sezione Narrativa (lo stesso premio, ma per la Poesia aveva vinto due volte, nel 1974 e nel 1983) e nel 2006 il Premio Alessandro Tassoni alla carriera. Fu inoltre due volte finalista al Premio Bergamo , nel 1999 e nel 2006.
Insegnò italiano presso l'Istituto Tecnico Agrario Statale "Giuseppe Garibaldi" di Roma.
Opere principali
Invito alla lettura di Italo Svevo, Milano, Mursia, 1972
Dell'elmo di Scipio, Venezia-Padova, Marsilio, 1974
I ratti d'Europa, Roma, Editori riuniti, 1977
Mano di fragola, Editori Riuniti 1979
La presa di Palermo: poesie 1972-77, Manduria, Lacaita, 1979
Chez Giacometti: 13 poesie 13, Roma, Carte segrete, 1979
Morsure, prefazione di Mario Socrate, Roma, Edizioni Florida, 300 esemplari numerati e firmati dall'autore, copertina colorata a mano, 1983
Flea market, Napoli, Guida, 1983
In abisso, Roma, Il Ventaglio, 1989
Puzzle d'autunno: romanzo, Milano, Camunia, 1989
Le dimore di Narciso, Roma, Rai-Eri, 1997
Montefolle: romanzo, Roma, Quasar, 1999
Roulette occidentale: poesie 1991-1997, Lecce, P. Manni, 2000
Cani abbandonati: racconti, Roma, Odradek, 2003
Doppio fantasma: 91 poesie per 91 artisti, Roma, Fermenti, 2003
Figure lunari, Roma, Robin, 2004
La notte gioca a dadi, Roma, Newton Compton, 2008
Metasintassi, Alfio Di Bella/Mario Lunetta, Roma, Onyx, 2012



L’inesistenza del meglio

Chissà se è meglio o solo peggio sentirsi
un marmocchio in carrozzina trascurato dalla madre
o un vecchio in agonia carico di rimorsi.
Chissà se ancora il vento è più libero del condor
che si lascia cullare dalle sue folate prima di cadere a picco
sulla preda sentendosi stingere il cuore, chissà mai.
Chissà se il mondo è disposto a farsi chiudere
in un dizionario o le parole di tutte le lingua
sono ormai affette da devastanti attacchi di schizofrenia,
irreparabilmente.

Da questo bar sotto i portici si vede la farmacia
in fondo alla piazzetta e i intuisce l’insegna
di un’erboristeria coperta da fogliame in disordine.
In entrambe si vendono illusioni al canto
delle cicale che simulano quello di mitologiche sirene.
Laggiù il treno che corre sul sottopasso
ha tutta l’aria di un giocattolo che abbia finalmente
conquistato la sua libertà.

La calvizie è una colpa: è sulla capacità
di convincimento dei poveri di spirito che oggi
la menzogna pubblicitaria esercita i suoi poteri satanici
e riduce i cosiddetti consumatori
a orde di replicanti di androidi in preda all’infelicità
e ai sensi di colpa assetati ingozzati di popcorn
nel tubo intestinale dell’animale mondo incapaci di capire
che tutto ciò che si vede è bene prima sentirlo
per poterne interrogare le intenzioni criminali
per poi darsi un meritato riposo.

So che non accadrà: perché il verbo accadere
non ha il tempo futuro. Ciò vuol dire, dunque, che
sono ogni giorno più rare (anche tra le persone
a me più care) quelle capaci di corrispondermi
dal momento che da parte mia non so neppure più
corrispondere a me stesso. Prosit.

(14 giugno 2015)


(da L'allenamento è finito)



Cartapesta

Continuando ad abitare la sua casa di cartapesta
di via Accademia Platonica come una parodia
della pompeiana Villa dei Misteri, aggredito alle spalle
da un fastidioso nùgolo di alfabeti remoti
grezzamente affastellato sotto la pioggia o sotto l’urto
glorioso della luce contro l’azzurro del cielo o il deserto
ingiallito di un foglio di papiro, il respiro di un’aquila
o la fuga precipitosa di una formica, il supposto
immortale esce dal suo torpore per cercare
ingenuamente il vessillo lacerato di quella che si chiama
scrittura Lineare B

imbattendosi invece alquanto oziosamente
nella futile notizia secondo cui il cobra reale, lungo
intorno ai 5 mt, ha una lingua biforcuta sensibilissima
all’odore molecolare delle prede e una vista telescopica
capace di individuare a 100 mt con estrema precisione
uno scoiattolo che tenta di mimetizzarsi a ridosso
del tronco di un olmo americano, ecc. ecc.

Alquanto frastornato, il supposto immortale
non sa allora trovare altro conforto che pronunciare
a voce alta, specchiandosi in un olio di Cagli
tanto simile a un oscuro geroglifico gremito
di spazi inenarrabili, questo SOS che ha tutta l’aria
di un help pronunciato un attimo prima del naufragio:
Via, tenera amica, guarda ancora l’immortale
che conosci così bene: sì, proprio lui che a stento
ricorda il suo nome.

Se lo fissi un istante coi tuoi grandi occhi di ragazza
pieni di stupore cinematografico, quest’uomo strano
e incomprensibile forse potrà guarire ancora un poco
– o ritardare di un istante la sua fine.

(Roma, 15 aprile 2017)

(da Canzoniere della scomparsa)

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