giovedì 29 maggio 2025

BAJEC Fabrizio (1975 - viv.)

 

Fabrizio Bajec (Tunisi, 28 aprile 1975) è un poeta, drammaturgo e traduttore francese e italiano. Da bambino vive al Cairo fino all'età di 5 anni, poi si trasferisce a Roma con la famiglia. La seconda parte della sua infanzia e adolescenza si svolge in un piccolo paese di campagna, in provincia di Viterbo, città dove poi prosegue gli studi presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere.
Si laurea con una tesi sul poeta belga William Cliff e prosegue con un dottorato sulla revisione del genere autobiografico in Francia nel XX secolo. Per alcuni anni scrive recensioni e saggi sulle pagine di una rivista letteraria annuale, “l'Annuario di poesia contemporanea”, diretta dal poeta Giorgio Manacorda.
Ha pubblicato le sue poesie in diverse riviste e antologie. Nel 2004 esce la sua prima silloge nell'Ottavo quaderno di Poesia Italiana (edizioni Marcos y Marcos, prefazione di Antonella Anedda), a cura di Franco Buffoni.
Ha vissuto e lavorato a Roma tra il 2006 e il 2007, dove ha scritto una sceneggiatura per un film e ha iniziato a interessarsi al teatro e a veder rappresentate alcune sue opere teatrali per la regia di Luciano Melchionna: Aiuto (2005), Ouverture (2006), Rosario (2007), Elettra (2007). Ha lasciato l'Italia nel giugno 2008 e si è stabilito a Parigi dove ha scritto le sue prime raccolte di poesia in francese. Segue uno spettacolo teatrale, Rage (2017), messo in scena da David Strosberg al Teatro Nazionale di Bruxelles nel 2009, il cui testo è pubblicato nel 2017. Un anno dopo esce la terza raccolta in francese, La collaboration (2018), poi tradotta in italiano. È anche autore di un romanzo, Transizione (2020), scritto direttamente in italiano.
Come traduttore, si forma sui testi di drammaturghi di lingua francese (Christophe Pellet, Jean-Marie Piemme) e di lingua inglese (Adam Rapp), riceve una borsa di studio dalla comunità francese del Belgio per una residenza alla Chartreuse de Villeneuve lez Avignons (2008). Realizza tre antologie della poesia del belga William Cliff, con la terza delle quali ha ottenuto il premio “Città di Trento Oltre le mura” (2017).
Ha condensato le sue riflessioni sulla pratica dell'auto-traduzione come processo generativo in un saggio in lingua italiana per la rivista accademica “Transalpina” (Università di Caen).
Le sue poesie sono tradotte in spagnolo, portoghese e svedese.

Poesia
Corpo nemico, in Ottavo quaderno di poesia italiana, Marcos y Marcos, 2004
Gli ultimi, Transeuropa, 2009
Entrare nel vuoto, Con-fine, 2011
(FR) Entrer dans le vide, Éditions du Fram, Liège, 2012
(FR) Loin de Dieu, près de toi, Éditions de l'Áge d'homme, Losanna, 2013
La cura, Fermenti, Roma, 2015
(FR) La collaboration, Éditions tituli, Parigi, 2018
La collaborazione, Marcos y Marcos, 2018
Sogni e risvegli, Amos, collana A 27, 2021
Tanka per le quattro stagioni (e altre poesie brevi), Vydia edizioni d'arte, 2025



1.
le nubi hanno cicatrici
che l’aquila non potrebbe mai conoscere
e il francese è pronto a morire
per mano dei resistenti dai grandi cappelli
il sangue produce curve e volute
tipiche del corpo di una montagna
sulla quale hanno piantato tre croci
una per l’imperatore e due per l’esempio
Dio non salverà il Messico da alcuna oppressione
2.
vestita sei un campo di mais
una distesa di miglio verde e fiero
di nutrire il suo paese
ma nuda sei una spiaggia di notte
un mare nero in movimento
con la sua spuma cinerea
carne da plasmare ventre vergine
anche dopo tanti figli scuri
gigante piegato sul suo utero
vulcano di passioni trattenute
e rilasciate con l’aiuto di un nettare d’agave

da Sogni e risvegli (Amos, collana A27, 2021)

***

Non compro questo prodotto giudaico
per sostenere lo Stato d’Israele
Lo compro perché è ricco e infinitamente
buono – essendo i miei attuali principii
il piacere e il dispiacere –
Così ingurgito la carne
se la mia amante non succhia
e a volte faccio friggere le sue regole
con le mie al modesto prezzo
di un mcbacon prima di una seduta
in cui il corpo si allungherà
e le parole voleranno libere
in forma di conflitto
sempre la stessa donna
lo stesso statuto nessuna causa
solo vacanze da difendere

***

a Philippe

Oggi un cinghiale si è gettato nel canale
correva così elegantemente nelle viuzze del centro
lo hanno seguito in canotto un fucile puntato sul muso
poi è partito un colpo senza farlo soffrire troppo hanno
detto la bestia non sapendo dov’era si è ritrovata
in mezzo ai negozi e uffici per la convalida delle
competenze sul lavoro la gente fuggiva in piena crisi
d’identità salariale e di coppia le donne urlavano
come vacche inseguite dai Nazisti gli uomini eccitati
come porci gridavano anche loro : qualcuno faccia
………………………………………………………………………..qualcosa !
È il sangue della bestia che vedremo confondersi
alle acque del fiume in un film d’autore che narra
della gelosia e di altre passioni comprensibili

da La collaborazione, Marcos y Marcos, 2018

TESTA Enrico (1956 - viv.)


Enrico Testa (Genova, 1956) è un saggista, poeta e docente italiano. È professore ordinario di Storia della lingua italiana. Dopo il dottorato all'Università di Pavia, è stato ricercatore presso l'Università per Stranieri di Siena dal 1991 al 1998, per poi diventare nel 2000 professore associato e dal 2005 professore ordinario presso l'Università di Genova.
Ha scritto sulla novella del XV e del XVI secolo, sul romanzo Otto-Novecentesco e sulla poesia del '900, in particolare su Eugenio Montale, Giorgio Caproni (di cui ha curato il Quaderno di traduzioni), Alberto Vigevani (di cui ha curato L'esistenza. Tutte le poesie 1980-92) e Edoardo Sanguineti. Ha anche curato un'antologia della poesia italiana del secondo Novecento (Dopo la lirica. Poeti italiani 1960-2000, 2005) e presentato raccolte di Cesare Ruffato e Cesare Viviani.
Ha tradotto dall'inglese High Windows di Philip Larkin. È stato visiting professor all'Università di Aarhus in Danimarca e membro della commissione dei dottorati di ricerca presso l'Università Sorbonne Nouvelle di Parigi.
I suoi campi di ricerca sono legati allo studio del parlato in evoluzione storica, ai rifacimenti letterari a partire dalla lingua comune, all'analisi della lingua poetica e della narrativa del Novecento italiano, soprattutto su questioni di stile e in studi sul personaggio.
È un tifoso della Sampdoria, a cui ha dedicato alcune delle sue poesie.

Opere di Poesia
Le faticose attese, Genova: San Marco dei Giustiniani, 1988
In controtempo, Torino: Einaudi, 1994
La sostituzione, Torino: Einaudi, 2001
Pasqua di neve, Torino: Einaudi, 2008
Ablativo, Torino: Einaudi, 2013
Cairn, Torino: Einaudi, 2018



*
 
«Arcadia» diceva il cartello stradale.
Ma nessun pastore nei pressi.
Pecore sì, brade
e in divagante marcia
su verdi-brune colline levigate
dal rullante tornio dei secoli.
Miracoli in vista, zero. Per fortuna.
Già alta la luna nel cielo
– il cielo che la parola invoca
e che subito lascia
sola e vuota nell’indaco
 
da La sostituzione (Einaudi, 2001)

*
 
parlare qui non è vedere
o alle nere figure annuire
che sciamano nella notte
sulla passeggiata lungo il porto,
ma scambiarci quanto in noi
c’è di più mortale
in attesa d’andare,
avanti giorno,
per legna sulla spiaggia
dopo la mareggiata
 
da In controtempo ( Einaudi 1994)

*

il vento di ponente sui tufi del Caos
sbatte le persiane contro i muri.
Le lettere sotto vetro
restano però immobili
nella loro polvere
illuminate dai riflessi
di questo mare africano.
Ricordati che ti amo
sta inciso su una spada d’agave.
Senza allontanarsi dalla casa
il custode porta a passeggio tra gli ulivi
– l’uno all’ombra dell’altra –
la povera figlia.
Cartagine è a poche miglia.

da Ablativo (Einaudi, 2013)


SISSA Giancarlo (1961 - viv.)

fotografia di Daniele Ferroni

Giancarlo Sissa è nato a Mantova nel 1961. Vive a Bologna. Come poeta ha pubblicato nel 1997 Laureola (Book Editore), nel 1998 Prima della tac e altre poesie (Marcos y Marcos), nel 2002 Il mestiere dell’educatore (Book Editore),  nel 2004 Manuale d’insonnia (Aragno), nel 2008 Il bambino perfetto (Manni), nel 2015 Autoritratto (poesie 1990-2015) (italic/pequod) e Persona minore (qudulibri), nel 2020 Archivio del Padre (MC edizioni).
E’ presente in diverse antologie, fra le più recenti: I volti delle parole (FondazioneTitoBalestra onlus, fotografie di Daniele Ferroni, prefazione di Sebastiano Vassalli, 2014), Sulla scia dei piovaschi – poeti italiani tra due millenni (Archinto, 2016),  Centrale di Transito (ceci n’est pas une anthologie) (Giulio Perrone Editore, 2016), Officine della Poesia 1. Bologna (Kurumuny Editore, 2018), Sospeso respiro – Poesia di pandemia (Moretti & Vitali, 2020) a cura di Gabrio Vitali, Distanze obliterate – Generazioni di poesie sulla rete (puntoacapo Editore, 2021).
Dalla collaborazione con il fotografo Daniele Ferroni sono nati nel 2019 L’ultimo ballerino dell’aia con prefazione di Giampiero Neri (Edizioni Lumacagolosa) e nel 2020 Lentezza e silenzio e Il silenzio (Edizioni Pulcinoelefante). Del 2019 è la plaquette Il lupo (Babbomorto Editore), del 2022 è Frontiera (Babbomorto Editore, 2022).
Le sue poesie sono tradotte in diverse lingue europee.
Per anni ha prestato opera di “diarista e narratore in scena” per il Teatro delle Ariette e nell’ambito del progetto teatrale “Rosaspina, il tempo del sogno” di Alessandra Gabriela Baldoni.


(con lo scialle nero)

Con lo scialle nero
sulle spalle, quel velo,
tre chicchi di riso
tre passi di danza
oltre la nebbia che sale dal fosso
il prato afferrato alla zolla
e il cane bagnato, senza padrone,
poi il ferro del treno, buio e lontano
una menzogna, qualche chicco di riso
e addormentata nel sacco la scorta di grano;
un pretesto e sorridi
con le scarpe infangate,
sulle assi stese per ponte
è venuta la notte dagli odori
di finocchio e di limo
e quel velo non dorme
che pensa la città polverosa,
in realtà, qui è la nebbia che ondeggia
lungo il serpente dei fossi
e i treni non fischiano
o almeno mi sembra
e tu, lo confessi, non dormi
da tempo, quel velo
tre chicchi di riso
tre passi di danza
e la lampada spenta;
poi esci nei campi
con lo scialle legato sui fianchi
sulle spalle curvate quel velo,
e la musica sale e non disturba nessuno,
tre passi di danza
e tre chicchi di riso

(da “Quaderno Bolognese” 1992)


Pont Neuf

E cosa importa si porti vino
a un tavolo dove non se ne beve
solo lettere scriviamo e malaccorte
ma vere come il bere del mattino
o nebbia la nebbia che si porta
altrove le parole - ma lo fa piano -
come a notte la tua mano cioè
quel posto dove riposo e amo

e solo lettere scriviamo e malaccorte
- o notte - ma le scriviamo forte

così a lungo io t'ho aspettata
fino al che saremo un'altra cosa
o quella semplice che non sappiamo
- carezza senza morte - sul Pont Neuf
la luce nella neve era rosa. 

(da “Laureola” 1997)


(posso giocare a calcio)

Posso giocare a calcio
per ore con i bambini
e sentire quasi amore
per lo sgambetto per la finta
o il tiro a rete persino
per il loro afrore
e resistere alla sete
urlare torna, fallo, marca,
non devo spiegazioni
in fondo come loro intento
a sudare le mie tentazioni
o bere a collo dalla bottiglia
appena riempita alla fontana
ma solo a partita finita,
posso togliermi la camicia
e inginocchiarmi sul pavimento
a spingere una automobilina
su una pista di cartone
inventare una stupida canzone
e sentirmi contento
o aspettare la merenda
alzare il dito ammirare
sfinito il caso della pallina
da ping pong in equilibrio
sul dizionario di francese
placare risse, asciugare offese
recuperare dal bidone
il quaderno di matematica
fare finta di capirne d’informatica
sentire quando il dolore
si fa lato scosceso della realtà
guardarli in faccia con lealtà
ascoltare le madri, stringere
la mano ai padri ogni volta
stupito di non avere mai capito
perché se mi sento vivo io
con i loro ragazzi loro
debbano poi lamentarsi sempre
di mille cazzi

(da “Il mestiere dell’educatore” 2002)


SOCRATE Mario (1920 - 2012)

 

Mario Socrate (Roma, 1920 – Roma, 27 marzo 2012) è stato un ispanista, poeta e romanziere italiano. Figlio del noto pittore Carlo, è stato professore emerito alla Terza Università di Roma e tra i fondatori della rivista Città aperta.
Oltre a una notevole produzione come ispanista (Il linguaggio filosofico della poesia di Antonio Machado, presentazione di Cesare Segre, Padova, Marsilio, 1972; Il Riso Maggiore di Miguel de Cervantes, La Nuova Italia, 1997) e traduttore (Luis de Góngora, Poesie, Modena, Guanda, 1942; Federico García Lorca, Sonetti dell'amore oscuro: e altre poesie inedite, Milano, Garzanti, 1985) vanta un'intensa attività come poeta e romanziere.
Con la raccolta Punto di Vista (Milano, Garzanti, 1985) ha vinto il Premio Viareggio per la poesia.
È stato anche autore di testi per canzoni (Ballo tondo del Vietnam; Noi lo chiamiamo Vietnam, musica di Fiorenzo Carpi) e attore in Il vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini.
È scomparso nel 2012 all'età di 92 anni.
La figlia Francesca è docente universitaria e scrittrice.

Opere
Poesie illustrate, Roma, Vettorini, 1950.
Roma e i nostri anni, Milano, Feltrinelli, 1957.
Favole paraboliche, Milano, Feltrinelli, 1961.
Il mondo è alle porte, Milano, Feltrinelli, 1964.
Tutto il tempo che occorre, Milano, Mondadori, 1964.
Il linguaggio filosofico della poesia di Antonio Machado, Roma, Edizioni dell'Ateneo, 1970; Padova, Marsilio, 1972.
Manuale di retorica in ultimi esempi. Poesie, Padova, Marsilio, 1973.
Prologhi al Don Chisciotte, Venezia-Padova, Marsilio, 1974.
Il punto di vista, Milano, Garzanti, 1985.
Allegorie quotidiane, Milano, Garzanti, 1991
Il riso maggiore di Cervantes. Le opere e i tempi, Scandicci, La nuova Italia, 1998
Rotulus pugillaris, e altre poesie, San Cesario di Lecce, Manni, 2004


La Pagina

Bella è la pagina bianca
così inattingibile e nuda,
pure qualcosa le manca
perché non resti muta.
E basterebbe una parola,
anche una, una sola,
ma distintiva, tale
da poterla chiamare come,
appunto, un nome
lanciato lì a sonda
in attesa pungente
che risponda.

da Rotulus pugillaris, e altre poesie, Manni, 2004


D’inverno

La fronte fredda sul vetro
guarda tra bianchi e neri,
domani rimossi dai ieri,
pagine abrase dal retro.
Non va né avanti né indietro
persa tra gli uni e gli zeri,
i falsi son così veri
che un metro è misura d’un metro.
Un tempo il tempo era in corsa
in una rosa d’eventi,
ora in preda a un grigio furore
lo guarda nella gran morsa
sfiatare i suoi gridi spenti
la fronte a un opaco tepore.

da Il punto di vista, Garzanti, 1985



Favola ottimista

Una summa presumi.
Quare?
Qui siamo sempre ai frammenti.
Ma i frammenti non sono frantumi.
Esemplare,
come in una favola
di Fedro o Esopo
e con l’evidenza della rima:
i frantumi è dopo,
i frammenti è prima.

da Allegorie quotidiane, Garzanti, 1991



ISELLA Gilberto (1943 - viv.)


Gilberto Isella (Lugano, 25 giugno 1943) è un poeta, traduttore e critico letterario svizzero di lingua italiana. Nato a Lugano nel 1943, Gilberto Isella ha studiato letteratura italiana e filosofia all'Università di Ginevra. È membro di redazione della rivista “Bloc notes”, di cui è stato uno dei promotori nel 1979, vicepresidente del Centro Pen della Svizzera Italiana e animatore culturale. Collabora a diversi giornali e riviste, con articoli di critica letteraria. Si è occupato di autori del passato (da Dante all'Ariosto) e contemporanei (Piero Bigongiari, Guido Ceronetti, Jacques Dupin, ecc.). Ha curato un'antologia di scritti dell'artista Mario Marioni, Fogli vagabondi (pref. di Pietro Gibellini, Casagrande, 1994), e, in collaborazione con Tiziano Salari, la silloge poetica Armageddon e dintorni di Giovanni Ramella Bagneri (Insula, 2011).
Si è interessato anche di cinema, scrivendo sceneggiature per fiction e documentari di Adriano Kestenholz. Per il teatro ha scritto Messer Bianco vuole partire, realizzato allo Studio Teatro Foce di Lugano nel 2009 e Il giardino della vita, con musiche di J. Sanchez Verdù, andato in scena a Lugano e a Cuenca (E) nel 2017. Ha scritto inoltre l'atto unico radiofonico Faustina, per la RSI, 2020.
Ha tradotto dal francese una silloge poetica di Charles Racine (Stupore celeste, Casagrande, 2001), la raccolta Scarto di Jacques Dupin (Opera Nuova, 2011) e la raccolta Io scrivo ciò che è vivere di Bernard Vargaftig (ADV Publishing House, 2016).

Opere
Le vigilie incustodite (pref. di Guido Ceronetti), Bellinzona, Casagrande, 1989. Copertina di Franco Francese (Premio Schiller).
Leonessa, Lugano, Laghi di Plitvice, 1992.
Discordo prosa e poesie, Locarno, Dadò 1993. Incisioni di Samuele Gabai (Premio Schiller).
Apoteca, Torino, L'Angolo Manzoni Editrice 1996. Incisioni di Massimo Cavalli (Premio Sertoli Salis).
Baltica, prose, Balerna, Edizioni Ulivo, 1999.
I boschi intorno a Sils-Maria (pref. di Grytzko Mascioni), Sondrio, Officina del libro, 2000. Incisioni di Valerio Righini.
Krebs, Balerna, Edizioni Ulivo, 2000. Incisioni di Fiorenza Casanova.
Nominare il caos (pref. Jean-Jacques Marchand), Locarno, Dadò, 2001.
Dado a punte, Milano, Upiglio, 2003. Incisioni di Alessandra Angelini.
Guernica e lo straniero, prosa critica, Balerna, Edizioni Ulivo, 2004.
In bocca al vento, Falloppio, LietoColle 2005. Copertina di Fiorenza Casanova.
Fondamento dell'arco in cielo, Viganello, alla chiara fonte, 2005. Disegni di Enrico Della Torre.
Corridoio polare (postfaz. di Vincenzo Guarracino), Bologna, Book Editore, 2006. Copertina di Giorgio Larocchi (Premio Lorenzo Montano, Premio Schiller).
Wild Contact, Lugano, Anaedizioni, 2007. Disegni di Renzo Ferrari e foto di Dario Ghisletta.
Taglio di mondo (postfaz. di Giorgio Luzzi), Lecce, Manni, 2007. Copertina di Renzo Ferrari.
Messer Bianco vuole partire, azione scenica, Viganello, alla chiara fonte, 2008.
Inneschi, Bollate (Milano), Signum edizioni d'arte, 2009. Collages di Enrico Della Torre.
Mappe in controluce (postfaz. di Vincenzo Guarracino), Bologna, Book Editore, 2011. Copertina di Mauro Valsangiacomo (Premio Giuseppe Dessì 2012).
Variabili spessori, ,Viganello , alla chiara fonte, 2011. Intervento grafico di Mauro Valsangiacomo.
Censuralbe, Milano, Il robot adorabile, 2012. Con tempere di Adalberto Borioli.
Preludio e corrente per Antoni, Bellinzona, Salvioni Edizioni, 2012. Con incisioni di Loredana Müller Donadini.
Piccole aurore, Lugano, ed. Spazio78, 2013. Con opere di Aymone Poletti.
Caro aberrante fiore, Lugano, Edizioni Opera Nuova, 2013.
Mobilune, Bellinzona, Salvioni Edizioni, 2015. Con incisioni di Loredana Müller.
Liturgia minore, Falloppio, Lietocolle, 2015.
L'occhio piegato, Bologna, Book Editore, 2015. Prefazione di Vincenzo Guarracino.
Acque aperte acque chiuse, Milano, 2016. Con un'incisione di Adalberto Borioli.
Bernard Vargaftig, Io scrivo ciò che è vivere, Lugano, ADV Publishing House, 2016. Traduzione e cura di Gilberto Isella.
Gilberto Isella per Enrico Della Torre, Materie se non luci, Lugano, Pagine d'Arte, 2017
La memoria delle forme, Mendrisio, Josef Weiss Editore, 2018. Con quattro disegni di Giulia Napoleone.
Arepo, Ro Ferrarese, Book Editore, 2018. Copertina di Nina Nasilli (finalista al Premio Camaiore e al Premio Bonanni Città dell'Aquila, 2019).
Il Signor Grillo e l'evoluzione della specie, Camorino, Areapangeart, 2018. Con incisioni di Loredana Mueller.
Engadina, racconto-saggio, Milano, Edizioni Unicopli ("Le Città Letterarie"), 2019.
Il brusio idiota di un'anguilla cavalca la bilancia ,Lugano racconto illustrato da Renzo Ferrari, Edizioni Zedià, 2020.
Sciami sciamani, Camorino , Areapangeart, 2020. Con incisioni di Loredana Müller
Catene smarrite, Viganello, alla chiara fonte, copertina e immagini di Enrico Della Torre, 2020.
Criptocorsie,, Ro Ferrarese, Book Editore, copertina di Giorgio Celiberti, 2021.
In collaborazione con Janis Rokpelnis (edizione bilingue italiana-lèttone):
Lugano incontra Riga- Riga satiek Luganu, Bellinzona, Casagrande, 2009.




getta i propri mulinelli
e li classifica
nel transire dei corvi
dove seme rauco volteggia
ombra di una pompa
la parola
presso l’adunca tibia
edificata
succhia un varco
senza più sogno

(da Preludio e corrente per Antoni, Salvioni Edizioni, 2012)

*
www.occhioinbanca

se non v'è nulla nulla più da vedere
gli occhi li puoi depositare
sul posacenere a esempio:
cipolle ispirate che il fumo le ricambi
di pianti e scarabocchi o d'altro scempio
meglio su cremagliere, col tonfo finale
nel caveau della tua banca eletta,
da elettronici frati risanati,
al riparo da turbe di luci impertinenti
forzando alla cieca un'aurea via
che dall'onfalo dell'urbe sfoci
in digitale rada
intorno a un foto-nada allora
perfetta vedrai orbitare la tua vista

(Mappe in controluce, Book Editore, 2011)

*

Il deserto dei mille sguardi sepolti
Un volto in sonno lo inclina,
qualche centimetro
forse
Da un’arpionatura, una sciarada
cade ciò che se ne deve andare
Irruente come le dune
nel loro immemore trasvolo
Come i seni
che intorno a noi scorrono
sabbioline che cantano, noi
O i nostri doppi
tripli embrioni, là sotto
Una corda, un nodo,
una simulazione, è tutto.

(Variabili spessori, alla chiarafonte, 2011)


D'ELIA Gianni (1953 - viv.)

 

Gianni D'Elia (Pesaro, 1953) è un poeta, scrittore, critico letterario e paroliere italiano. Ha fondato e diretto la rivista Lengua (1982-1994), nata grazie al rapporto con Roberto Roversi — poeta bolognese amico di Pier Paolo Pasolini — e al lavoro comune con amici come Katia Migliori, Stefano Arduini e Attilio Lolini. Ha collaborato come critico con numerose riviste e giornali; suoi saggi sono stati pubblicati su il manifesto, Poesia, Nuovi Argomenti e L'Unità.
Gianni D'Elia ha pubblicato varie raccolte poetiche, fra cui Notte privata (Einaudi, 1993), Congedo dalla vecchia Olivetti (Einaudi, 1996), Bassa stagione (Einaudi, 2003). Nel 2005 ha pubblicato L'eresia di Pasolini. L'avanguardia della tradizione dopo Leopardi (Effigie, Milano, 2005), studio seguìto poi da Il petrolio delle stragi. Postille a L'eresia di Pasolini (Effigie, Milano, 2006).
Nel 2001 è stata pubblicata in Francia la traduzione di Congedo della vecchia Olivetti, a cura di Bernard Simeone.
Nel 1993 ha vinto il premio Carducci. Nel 2007 — assieme ad Antonio Pascale, Carlo Ginzburg e Titos Patrikios — è stato insignito del Premio Brancati.
Nel 1994 la sua poesia "Memoria" è stata posta su una lapide a Pesaro nel piazzale Falcone e Borsellino, di fronte al Monumento alla Resistenza.
Ha scritto anche i testi di alcune canzoni per Claudio Lolli, come Il grande bluff, incluso nell'album Intermittenze del cuore del 1997, Riascoltando gli zingari felici, in Dalla parte del torto, 2000 e Le rose di Pantani, in La scoperta dell'America, 2006.

Opere di Poesia

Non per chi va (Savelli, 1980; Marcos y Marcos, 2000)
Interludio (Taccuini di Barbablù, 1984)
Febbraio (Il lavoro editoriale, 1985)
Città d'inverno e di mare (Campanotto, 1986)
Segreta (Einaudi, 1989)
La delusione (Edizioni L'Obliquo, 1991)
Notte privata (Einaudi, 1993)
Congedo della vecchia Olivetti (Einaudi, 1996)
Guerra di maggio (San Marco dei Giustiniani, 2000)
Sulla riva dell'epoca (Einaudi, 2000)
Bassa stagione (Einaudi, 2003)
Coro della cometa (LietoColle, 2004)
Trovatori (Einaudi, 2007)
Coro dei fiori (Edizioni Banca di Teramo, 2007)
Notre-Dame des Amis (Quaderni di Orfeo, 2007)
Nella colonia marina (Stampa, Brunello, 2009, con immagini di Fabrizio Sclocchini)
Quadri della Riviera (Edizioni Banca di Teramo, 2009, con immagini di Fabrizio Sclocchini)
Fiori del mare (Quaderni di Orfeo, 2009)
Trentennio. Versi scelti e inediti 1977-2007 (Einaudi, 2010)
Fiori del mare (Einaudi, 2015)
Il suon di lei (Luca Sossella Editore, 2020)
La sorella del sogno (Luca Sossella Editore, 2024)



No Woman No Cry

Oh, non più di te ricordare, del tuo
tepore di inganni morti, gridando
guidato fino alla inconscia casa,
di cui dette notizia una rea strada...
Se era una della specie, per cui uno
stesso della specie si perde come tutti
disperammo il nostro essere una volta
nella vita traditi in altro cuore...


E quell'andare strappato, sulla picca
di un cancello scavalcato fu il dolore,
se non deve poi chiudersi ogni ardore
per vedere nell'amore quanto male...

da Notte privata



Lontano

Cosa c’era di bello in questa vita,
ormai fuggita dalla sala buia?…
Oh, pena, abbandono, furia tradita…
Parlavano nel bar, amico e amica,

con le specchiere e con le piante finte…
Parlavano un amore, amico e amica,
più doloroso dell’amore ed era,
era l’amore un poco folle e mite…

Confuso anche l’amore a lite,
ma quanto mite lite era nel cuore
di non saperlo dire: lira ed amore
d’amore ed ira e smanie altrove unite…

da Fiori del mare



Di tutto questo mi rimarrà un ricordo,
del ragazzo disceso alla spiaggia, di febbraio,
in una azzurra giacca a vento, che cammina
le mani in tasca sulla riva, nel brusio.

Io ero assorto, alzai lo sguardo e lo vidi
ciondolare pigramente tra i gabbiani,
che all’aria opaca filavano beati, aperti
giri in un vetro, sulle punte macchiate delle ali.

E c’era per sempre un vecchio con la bicicletta
un signore con un bracco agile e chiazzato,
una giovane donna col bambino al sole di un chiosco,
l’anima mia stinta ad un moscone screpolato,

e lo sguardo, tra i divelti capanni, da un gruppetto
di ragazzi intenti a un saccheggio, di un fanciullo assassino.

da Trentennio 


CONTE Giuseppe (1945 - viv.)

Giuseppe Conte (Imperia, 15 novembre 1945) è uno scrittore, poeta, librettista, drammaturgo, traduttore e critico letterario italiano. Nato da madre ligure e da padre siciliano. Al 1946 risalgono i primi ricordi di Catania, del Giardino Bellini e della via Etnea. Frequenta a Porto Maurizio la scuola elementare e quella media, dimostrando presto un particolare interesse per la geografia, l'astronomia e la musica. Frequentando il "Ginnasio-Liceo De Amicis" a Oneglia, sviluppa i primi interessi letterari. Si esercita in questi anni alle prime traduzioni dall'inglese, compone i primi versi, alcune opere teatrali e la bozza di un romanzo che si ispira all'opera e allo stile di Laurence Sterne che, insieme a Omero, Shakespeare, Goethe, Foscolo e Shelley, riveste un ruolo significativo nella sua prima formazione. Legge con passione le opere di Mallarmé, Baudelaire, D.H. Lawrence e Henry Miller e inizia a sentire il desiderio di diventare scrittore.
Nel 1962 visita Parigi, Londra e Bath, dove frequenta una scuola di inglese. Nel 1964, dopo aver ottenuto la Maturità classica, si reca nuovamente a Parigi e nell'autunno si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia presso l'Università Statale di Milano dove si laurea in estetica con Gillo Dorfles nel 1968, lavorando sulla retorica seicentesca, che diventerà l'argomento del suo primo libro. Scrive poesie. Negli anni settanta si impone all'attenzione della critica con due libri di poesia: Il processo di comunicazione secondo Sade (1975) e L'ultimo aprile bianco (1979) e negli anni ottanta si cimenta con successo anche nella narrativa con Primavera incendiata ed Equinozio d'autunno, cui faranno seguito, nei decenni successivi, L'impero e l'incanto (1995), Il terzo ufficiale (2002) e altri titoli fino a Sesso e apocalisse a Istanbul, uscito nel gennaio 2018.
Da inizi che in qualche modo si riallacciano ai testi della neo-avanguardia Conte procede verso la riscoperta del mito, del sacro, della natura. Nel 1994, in ottobre, promuove a Firenze l'occupazione pacifica della Basilica di Santa Croce con un gruppo di poeti (i capitani del Commando eroico, tra i quali Tomaso Kemeny, Roberto Carifi, Lamberto Garzia): pronuncia sul sagrato di Santa Croce un discorso in cui rivendica il primato etico e spirituale della poesia. Tra i messaggi di adesione, quelli di Lawrence Ferlinghetti, di Mary de Rachewiltz, di Mario Luzi, di Gao Xingjian.
Nel 1995-96 contribuisce a far sorgere il movimento del Mitomodernismo, partecipando con Tomaso Kemeny, Stefano Zecchi e altri a letture, conferenze e viaggi. Al primo Festival del Mitomodernismo di Alassio presenta l'opera L'Iliade e il jazz, con testi suoi e di Omero e musiche di Duke Ellington scelte dal bassista Dodo Goya. In collaborazione con Silvia Ronchey porta poesia e mito in televisione realizzando settimanalmente clips per il programma di Rai2 L'altra edicola. È invitato dall'UNESCO a rappresentare l'Italia nel World Institute for Opera and Poetry. Intanto collabora a diverse riviste e giornali quali Il Verri, Nuova Corrente, Sigma, Altro versante, la Stampa, il Giornale e Il Secolo XIX.
Nel 2006 vince con Ferite e rifioriture il Premio Viareggio sezione poesia.[1] Ha prefato e/o tradotto opere di Walt Whitman, Adunis, Rabindranath Tagore, Jacques Prévert, Pablo Neruda, Serge Rezvani, Juan Gelman, Juan Uslé, William Blake, Percy Shelley, D. H. Lawrence, Victor Segalen e ha curato diverse antologie poetiche. Ha scritto il pamphlet Lettera ai disperati sulla primavera (2006) e opere teatrali e musicali come Boine (1986), Ungaretti fa l'amore (2000), e Nausicaa (2002).

Opere di Poesia
Sulla divisibilità dell'io, inserita nell'antologia Zero: testi e anti-testi di poesia, a cura di Franco Cavallo, Altri Termini, Napoli 1974
Èpater l'artiste, in “Altri Termini” n. 4-5, 1973-74, poi inserita nell'antologia Il pubblico della poesia, a cura di Alfonso Berardinelli e Franco Cordelli, Lerici, Cosenza 1975
Il processo di comunicazione secondo Sade, Napoli, Edizioni di Altri Termini, 1975; Ancona, PeQuod, 2005
L'ultimo aprile bianco, Milano, Guanda, 1979
L'oceano e il ragazzo, 1983, Milano, TEA, 2002
Le stagioni, Milano, BUR, 1988, premio Montale
Dialogo del poeta e del messaggero, Milano, Mondadori, 1992
Canto d'oriente e d'occidente, Milano, Mondadori, 1997
La complicità del pane, Lecce, Manni, 1998
Nuovi canti, Genova, San Marco dei Giustiniani, 2001
Lettera ai disperati sulla primavera, Firenze, Ponte alle Grazie, 2002
Ferite e rifioriture, Milano, Mondadori, 2006, Premio Viareggio
Altro bene non c'è che conti: poesia italiana contemporanea per giovani innamorati, 2009, antologia poetica in collaborazione con Maurizio Cucchi e Roberto Mussapi
Poesie, 1983-2015, introduzione di Giorgio Ficara; nota biografica e bibliografia a cura di Giulia Ricca, Milano, Oscar Mondadori, 2015.
Non finirò di scrivere sul mare, Milano, Mondadori, 2019


Sono qui seduto su un tappeto

Sono qui seduto su un tappeto
di foglie e fiori di primavera
e il mio silenzio è una preghiera
ed ho con me la coppa e il vino.
Se la mia Amata fosse vicino
se la sua bocca lucente fosse qui.
Il profumo dei suoi baci
è più dolce del gelsomino.
Dicono che sono saggio perché
conosco tutte le parole di Dio
e so che il suo volto non si vede
ma a tutti i roseti concede
la sua porpora e il suo fuoco.
Ma io sono saggio perché bevo, gioco
canto mentre il tempo ci rapina.
Quante rose si apriranno stamattina
e quante ne cadranno domani
o sotto le raffiche degli uragani
avvizziranno. Il tempo ci affratella
noi che ci muoviamo sotto lo stesso cielo.
Non è la stessa per noi tutti quella
luna che sembra una melagrana
staccata lentamente dal suo ramo?
Ma io sono saggio perché amo.

da Canti d'Oriente e d'Occidente



Atto di adorazione per la giovinezza
Credevi di andartene, giovinezza
come un ospite ingrato
che esce da una casa senza salutare
come scompare la brina da un prato
di montagna col passare del mattino.
Invece ti ho ancora vicino.
Credevi di fare la furba, di fottermi
dopo avermi tanto piagato
con la tua nevrastenia torbida
con il tuo desiderio inappagato
con la tua timidezza vergine
che sempre mi storceva la bocca.
Invece sei ancora qui, nonostante
i capelli, i peli che appassiscono
le unghie che si sfarinano e cadono
le ossa che faticano, ti tocca
restare ancora con me.
Ramo d’ulivo, stelo di papavero
sei mistero, anima ,sorpresa
sei la bellezza vagabonda ,illusa,
piazze di una città sconosciuta
percorse all’alba in fretta senza meta.
Credevi di andartene, ma io
ti ospito troppo bene in un cuore
feroce e ragazzo, che niente ha domato,
che conosce troppo bene la tua carezza
e come rinasci fenice dalle tue ceneri.
Resta qui, che io ti veneri.

Da Ferite e rifioriture 



Dopo Marzo

Dimenticare città, nomi, desideri
di uomo: voglio solo fiorire, rivivere, io
non più io, ibisco, acacia,
conca aperta e tremante di un anemone.
Avere piedi e nodi d’erba, io
non più io, mani guantate
di germogli, ciglia nuove blu, di
scorza il torace, spezzato e vivo.
Ho dimenticato tutto, scrivo
perché dimenticare è un dono: non
desidero più che alberi, alberi, prode
di vento, onde che vanno e tornano, l’eterno
rinascere sterile e muto delle
cose
«Marzo è stato freddo e triste, ma
poi l’Aprile, praterie, portenti
di scarlatto lieve, ciliege, e le prime
rose» 

da L’Oceano e il ragazzo



L’amore vero, tu lo sai, è volere
la gioia di chi non ci appartiene
è questo uscire, traboccare
da se stessi, come il sangue dalle vene
per un taglio, è l’irrinunciabile,
amore energia mutabile eterno bene.

da Poesie 1983-2015


PUSTERLA Fabio (1957 - viv.)

 


Fabio Pusterla (Mendrisio, 3 maggio 1957) è un poeta, traduttore e critico letterario svizzero di lingua italiana. Laureato in lettere moderne con Maria Corti all'Università di Pavia, insegna al Liceo Cantonale di Lugano 1 e all'Università della Svizzera italiana a Lugano; ha tenuto per alcuni anni corsi presso l'Università di Ginevra. È stato tra i fondatori della rivista letteraria "Idra", edita a Milano da Marcos y Marcos. È attivo come poeta, traduttore (soprattutto dal francese, con qualche incursione nella letteratura portoghese) e saggista. Collabora a giornali e riviste in Svizzera e in Italia. Ha diretto l'edizione critica delle opere di Vittorio Imbriani e pubblicato saggi, traduzioni, volumi di versi.
Caratterizzata in partenza da un forte influsso espressionista (come ha notato Pier Vincenzo Mengaldo), ma con venature più pacate che la inseriscono nella tradizione anceschiana della Linea Lombarda (Giorgio Orelli e Vittorio Sereni), la poetica di Pusterla è andata sempre più avvicinandosi a una poesia dal forte contenuto civile (si veda in particolare Folla sommersa), mentre l'esperienza di traduzione legata strettamente a Philippe Jaccottet lo ha portato a una sempre maggior attenzione agli oggetti del quotidiano, alle vite e cose dimenticate (Cfr. Le cose senza storia), rafforzata probabilmente dalla provenienza geografica decentrata (Pusterla è cresciuto in una città di frontiera, Chiasso, e insegna attualmente a Lugano, nella Svizzera di lingua italiana). Del suo lavoro come traduttore, condotto attraverso un recupero dei materiali poetici del Novecento italiano, ha scritto Pier Vincenzo Mengaldo: "si può dire che il poeta ticinese ha realizzato in queste versioni, con nobiltà di patina ma stringatezza di scrittura, un'eccellente triangolazione fra Jaccottet, se medesimo e il senso della lingua poetica italiana".
Nel 1985 è stato il vincitore del Premio Internazionale Eugenio Montale, sezione editi. Nel 2007 gli è stato conferito il secondo più importante premio letterario svizzero (secondo solo al Gran Premio Schiller): il Premio Gottfried Keller. Nel 2009 la "collana bianca" dell'editore Einaudi ha pubblicato un'antologia di poesie del periodo 1985-2008, sotto il titolo Le terre emerse, con il quale nel 2009 ha vinto la sezione poesia del Premio Giuseppe Dessì.
Sulla sua figura il regista Danilo Catti ha realizzato il documentario Salamandre, gatti ciechi, rotaie, nell'ambito del ciclo "Lettere dalla Svizzera" (produzione SRG SSR idéé suisse, 1998).
Tra i principali riconoscimenti, il Premio Montale (1986), il Premio Schiller (1986, 2000, 2010), il Premio Dessì (2009); i Premi Prezzolini (1994), Lionello Fiumi (2007) e Achille Marazza (2008) per la traduzione letteraria; il Premio Gottfried Keller (2007), il Premio Svizzero di Letteratura (2013) e il Premio Napoli (2013) per l'insieme dell'opera; Il Premio massimo della Fondazione Lavezzari con Chiasso Letteraria (2013); il Premio alla carriera "Vito Moretti" per la poesia (2021).  

Opere di Poesia
Concessione all'inverno, Bellinzona, Casagrande, 1985 [2ª ed. 2001] (Premio Montale e Premio Schiller).
Bocksten, Marcos y Marcos, Milano, 1989 [2ª ed. 2003].
Le cose senza storia, Marcos y Marcos, Milano, 1994.
Danza macabra, Lietocollelibri, Camnago, 1995.
Isla persa, Edizioni Il Salice, 1997, (2ª ed. 1998).
Pietra sangue, Marcos y Marcos, Milano, 1999 (Premio Schiller 2000, finalista Premio Viareggio e Grandovere 2001).
Me voici là dans le noir, trad. de l'italien par Mathilde Vischer, Moudon, Editions Empreintes, 2001.
Une voix pour le noir: poésies 1985-1999, trad. de l'italien par Mathilde Vischer, préf. de Philippe Jaccottet, Lausanne, Editions d'En bas, 2001.
Les choses sans histoire - Le cose senza storia, trad. de l'italien par Mathilde Vischer, préf. de Mattia Cavadini, Moudon, Editions Empreintes, 2002.
Deux rives, trad. de l'italien par Béatrice de Jurquet et Philippe Jaccottet, préf. de Béatrice de Jurquet, postf. de l'auteur, Le Chambon-sur-Lignon, Cheyne éditeur, 2002.
Solange Zeit bleibt: Gedichte Italienisch und Deutsch = Dum vacat, ausgew., übers. und mit einem Vorw. von Hanno Helbling, postf. di Massimo Raffaeli, Zurigo, Limmat-Verlag, 2002.
Sette frammenti dalla terra di nessuno, elaborazione grafica di Livio Schiozzi, Flussi, 2003.
Folla sommersa, Milano, Marco y Marcos, 2004.
Movimenti sull'acqua, Faloppio, LietoColle Libri, 2004.
Storie dell'armadillo, Milano, Quaderni di Orfeo, 2006.
I gabbiani del Guasco, con un'incisione originale dell'autore, Milano, Il ragazzo innocuo, 2007
Sulle rive, tra le foglie sui rami, Lithos, Como, 2008.
Il motivo di una danza, linoleum originale di Luciano Ragozzino, Milano, Quaderni di Orfeo, 2008.
Le terre emerse. Poesie scelte 1985-2008, Torino, Einaudi, 2009.
Uomo dell'alba, linoleum originali di Luciano Ragozzino, Milano, Quaderni di Orfeo, 2010.
Corpo stellare, Milano, Marcos y Marcos, 2010.
Cocci e frammenti, Lugano, Alla Chiara Fonte, 2011.
Argéman, Milano, Marcos y Marcos, 2014.
Nella luce e nell'asprezza, Torino, Edizioni d'arte di Enrica Dorna.
Ultimi cenni del custode delle acque (quattordici frammenti), Messina, Carteggi Letterari - le edizioni, 2016.
Da qualche parte nello spazio, Le Lettere, 2022.
Tremalume, Marcos y Marcos, 2022.


Paesaggio verticale.
Compianto per una valle fra le tante


Uno che guarda da qui deve alzare la testa,
slogarsela quasi per salire con gli occhi
dal fondovalle imprigionato stretto nei frenetici
commerciali formicai ai dirupi slavinanti,
ai boschi poco festosi di conifere cupe e smangiate,
costruzioni dismesse, croci sulle montagne,
turbìne. Sicuramente fuggiti in un altrove
gli antichi spiritelli silvani, le strigi delle fàure
se esistevano. Tu, se qui fossi Andrea, tu qui vedresti
senz’altro il grande melo dietro la casa patrizia
ora avvolta dai rovi, i frutti aperti
spezzati sull’asfalto rosso emblema
di tutto lo snaturabile snaturato rinaturato
malamente ridetto o silenziato: e svenduto.
Senti il ronzio costante dei motori,
la lunga fuga di vite e destini già incisi
sul nastro del disastro autostradale?
E come pulsano condotte sotterranee, depositi di munizioni,
come nervosi ticchettano i cavi di elettroni
in rapinosa corsa verso Nord?

Io qui sono nato, in questo tempo ritorto e non geografico:
ho percorso i sentieri e le discariche,
sono salito al rifugio dei pastori morti alle cascine cadenti
mezzo secolo fa, contando i vagoni dei treni e i loro urti
nei giorni dell’attesa palpitante,
e già tutto era in corso, in infusione
mistica, il lapis niger nascosto chissà dove,
asfaltamenti e bramosie avvocatizie, imperiali;
tu guarderesti il melo, io quasi fatico a vederlo, a riconoscerne
l’alfabeto sepolto il pastoso dialetto
che non è mai stato mio sotto i frutti ora persi
verminati. Allora quel che vedo
sono le vacche sulla pista degli aerei militari,
dove qualcuno voleva realizzare qualcosa
una grande attrazione turistica
ma i soldi erano finiti dopo i penultimi furti.
Mele sfasciate al suolo, al cielo polverume
e quell’odore di sterco sguaiato, le croste
sopra il cemento teso,
sputo o sberleffo, nessun amarcord.

Valle travolta paese smemorato
credevi alla Cibele sbagliata
cosa sei diventato.

(Inedito - Presente nel fascicolo Horizon/Orizzonte, The Florence Review 1/22)


ANGELA PIANGE PERCHÉ NON SA PARLARE

Angela piange perché non sa parlare,
perché non sa nessuna lingua e si sente muta,
intuisce che una catena stringe il suo silenzio
a un’esplosione di volti, il suo balbettio
a un passato che appena conosce, tormento privato
che non si può neanche raccontare
tanto è comune, e sordo. Eppure parla,
eppure sa di non saper parlare.
Per questo scoppia in lacrime, nell’ora
di biologia, davanti alla lavagna.


Da “Le cose senza storia” (1994)

Visita notturna

Stai sognando
cratassi, tirabraccia, il drago soffia-naso.
Chissà cosa sognava Anna Brichtova, che stanotte
viene a trovarci con il suo mosaico
di carte colorate: la sua casa
col tetto rosso, gli alberi
nel prato verde, il cielo: e fuori un lager.
Questo è il vero regalo
che ho portato da Praga senza dirtelo.
Era con me sul treno, la mattina
che ho creduto di vivere all’inferno: Stoccarda,
o giù di lì, dentro un ronzare
di gente che lavora a non sa cosa
o per chi, ma lavora, preme tasti,
invia messaggi a ignoti dentro l’aria.
Solo occhi e dita, solo
un giorno dopo l’altro, smisurato
trascorrere di un tempo che non varia, che appartiene
per sempre ad altri,
ad altro che a sé stessi, e la paura, l’odio
del paria contro il paria, questa rissa
d’anime perse, nuovi schiavi. Il Grande
Bevitore di Birra, la Donna Occhi nel Vuoto,
Mazinga, i miei compagni di viaggio.
Chissà come sognava Anna Brichtova,
a cosa sogni tu, e come vedete
il mondo voi bambini. Lo troverete,
fra i vostri giochi, il gioco che ci salvi?

Noi tutti lo speriamo
guardandovi dormire.

DAPUNT Roberta (1970 - viv.)

Roberta Dapunt (Val Badia, 1970) è una poetessa italiana; vive e lavora a Badia. Dopo aver pubblicato in maniera privata due plaquette di versi: OscuraMente nel 1993 e La carezzata mela nel 1999, ha dato alle stampe la raccolta poetica La terra più del paradiso nel 2008 alla quale sono seguite altre tre raccolte. Moglie dello scultore Lois Anvidalfarei, oltre all'italiano ha utilizzato nelle sue opere la lingua ladina.


Plaquette
OscuraMente, 1993
La carezzata mela, 1999

Raccolte poetiche
La terra più del paradiso, Torino, Einaudi, 2008 Collezione di poesia N.369 
Le beatitudini della malattia, Torino, Einaudi, 2013 Collezione di poesia N.416 
Nauz: versi ladini, Rovigo, Il ponte del sale, 2017 
Sincope, Torino, Einaudi, 2018 Collezione di poesia N.453  Premio Viareggio Poesia



La mia confessione fedele
Curo i prati come il pavimento della mia casa,
guardo l’erba come il tappeto sul quale
allignano i figli e un tempo contento.
Non vi è obbligo di appartenenza.
Ogni filo d’erba è una spettanza,
il diritto per l’umiltà di un altro
che l’ha preceduto e che io ho falciato,
raccolto e scelto per necessità e dottrina.
Pulire i prati è levare loro i sassi e contarli,
come un atto di compassione
ad ogni riverenza che gli concedi.
È raccogliere terra sputata dal fondo e seminarla,
di nuovo, in segno di generosità verso essa.


È forse un lavoro ingrato e fermo al punto di partenza
ma è anche la mia confessione fedele,
la coscienza che mi riconosco addosso,
di essere qui anche per questo.

Da la terra più del paradiso 2008, Einaudi


LAMARQUE Vivian (1946 - viv.)

 
Vivian Lamarque, nata Vivian Provera Pellegrinelli Comba (Tesero, 19 aprile 1946), è una poetessa, scrittrice e traduttrice italiana. Vivian Lamarque è nata a Tesero, in provincia di Trento, il 19 aprile 1946. Di origini valdesi (il nonno Ernesto Comba, pastore, fu autore di un'importante opera, Storia dei Valdesi, pubblicata nel 1935), è stata data in adozione, a nove mesi, in quanto illegittima, a una famiglia cattolica milanese. A quattro anni ha perso il giovane padre adottivo, un vigile del fuoco. A dieci ha scoperto di avere due madri e ha iniziato a scrivere le prime poesie. È stata sposata con il pittore Paolo Lamarque ("il mio cognome è il suo"). Vive a Milano dove ha una figlia e due nipoti.
Ha insegnato italiano agli stranieri e materie letterarie in licei privati. Ha tradotto La Fontaine, Valéry, Prévert, Baudelaire. Dal 1992 scrive sul Corriere della Sera.
Il suo primo libro, Teresino, ha vinto il Premio Viareggio Opera Prima nel 1981. Tra gli altri successivi premi, il Premio Nazionale Letterario Pisa 1990, Poesia ex aequo, il Montale (1993), il Pen Club ed il Premio Nazionale Alghero Donna di Letteratura e Giornalismo (1996) nella sezione poesia, il Camaiore (2003), l'Elsa Morante (2005), il Cardarelli-Tarquinia (2006), il Premio Carducci (2016) e il Bagutta (2017). Autrice anche di molte fiabe, ha ottenuto il Premio Rodari (1997) e il Premio Andersen (2000). È tra i vincitori del Premio Giuseppe Dessì 2016. Nel 2023, con L'amore da vecchia, ha ottenuto il Premio Umberto Saba Poesia promosso da Pordenonelegge.it.
Nel 2018 è stata insignita della Laurea Apollinaris Poetica dall'Università Pontificia Salesiana di Roma, premio alla carriera per i migliori poeti italiani viventi.
Nel 2023 ha vinto la prima edizione del Premio Strega poesia, con L'amore da vecchia (Mondadori).
Gran parte della sua produzione poetica è stata raccolta nell'Oscar Mondadori Poesie 1972-2002.

Opere di Poesia
Teresino, Milano, Società di poesia e Guanda, 1981.
Il Signore d'oro, Milano, Crocetti, 1986.
Poesie dando del Lei, Milano, Garzanti, 1989
Il libro delle ninne nanne, illustrazioni di Aura Cesari, Cinisello Balsamo, Edizioni Paoline, 1989
Il signore degli spaventati, Forte dei Marmi, Pegaso, 1992.
Una quieta polvere, Milano, A. Mondadori, 1996
Poesie. 1972-2002, Milano, Oscar Mondadori, 2002
Poesie di ghiaccio, San Dorligo della Valle, Einaudi Ragazzi, 2004
Poesie per un gatto, Milano, A. Mondadori, 2007
Poesie della notte, Milano, Rizzoli, 2009
La gentilèssa. Poesie in dialetto milanese, Brunello, Stampa, 2009
Madre d'inverno, Milano, Mondadori, 2016. Nuova ed. Milano, Mondadori, 2024.
Una poesia, con un acquerello di Raffaello Margheri, I Marenghi n. 7, Officina del giorno dopo, Monte Sant'Angelo, 2022.
L'amore da vecchia, Milano, Mondadori, 2022. 
E intanto la vita?, Milano, Mondadori, 2025.



da TERESINO


POESIA ILLEGITTIMA
Quella sera che ho fatto l’amore
mentale con te
non sono stata prudente
dopo un po’ mi si è gonfiata la mente
sappi che due notti fa
con dolorose doglie
mi è nata una poesia illegittimamente
porterà solo il mio nome
ma ha la tua aria straniera ti somiglia
mentre non sospetti niente di niente
sappi che ti è nata una figlia.


POESIA MALATA
Ci deve essere un’epidemia
anche questa mia poesia appena nata
si è già bell’e malata.
Appena tu l’hai letta distaccatamente
senza fermarti e senza dirle niente
si è sentita girare un po’ la testa si è appoggiata
si è svestita si è messa a letto
dice che è malata.
Ha guardato un po’ le cose intorno distrattamente
poi ha chiuso gli occhi e non ha più detto niente
come Mimì finge di dormire
per poter con te sola restare
sta lì così melodrammaticamente
sta lì così senza dire niente
già così ridicola e disperata
appena appena nata.


IL PRIMO MIO AMORE
Il primo mio amore il primo mio amore
erano due.
Perché lui aveva un gemello
e io amavo anche quello.
Il primo mio amore erano due uguali
ma uno più allegro dell’altro
e l’altro più serio a guardarmi
vicina al fratello.
Alla finestra di sera stavo sempre con quello
ma il primo mio amore il primo mio amore
erano due: lui e suo fratello gemello.





SICA Gabriella (1950 - viv.)


Gabriella Sica (Viterbo, 24 ottobre 1950) è una poetessa e scrittrice italiana. Trasferita a Roma dall'età di dieci anni, si è laureata in Lettere all'Università "Sapienza" di Roma. Dal 1980 al 1987 diresse la rivista di poesia Prato pagano, a cui parteciparono Beppe Salvia, Pietro Tripodo, Valerio Magrelli, Claudio Damiani, Marco Lodoli, Arnaldo Colasanti, Antonella Anedda, Paolo Prestigiacomo, Silvia Bre, Edoardo Albinati. Il 7 giugno 2018 è stata inaugurata alla Biblioteca Nazionale di Roma la mostra "Prato pagano e la poesia degli anni Ottanta" con manoscritti, disegni, fotografie e copertine della rivista, e si è conclusa l'8 ottobre 2018 con un seminario, "Prato pagano. Il futuro nell'antico".
Dopo avere pubblicato i suoi testi poetici su Prato pagano, ha collaborato con "Almanacco dello Specchio" (Mondadori).
Nel 1986 pubblica il suo primo libro di poesie, dal titolo La famosa vita e che vince l'anno successivo il Premio di Poesia Brutium-Tropea. Escono poi nel 1992 Vicolo del Bologna (finalista vincitore al Premio "San Pellegrino"), nel 1997 Poesie bambine, nel 2001 Poesie familiari (Fazi Editore), che vince il Premio Letterario Camaiore - Francesco Belluomini del 2002 ed è finalista vincitore al Premio Frascati di Poesia e al Premio Metauro.
Nel 1993 su iniziativa di Gabriella Sica e Nunzio Prestigiacomo (fratello di Paolo Prestigiacomo) e con il sostegno dell’amministrazione comunale di San Mauro Castelverde, viene indetto il Premio Letterario “Paolo Prestigiacomo”, per promuovere e riportare all’attenzione l’opera dello scrittore maurino; attualmente Gabriella Sica è Presidente della giuria del premio, giunto all'XI° edizione.
Ha curato un convegno nel 1993 con poeti e critici i cui interventi sono stati raccolti a cura sua e di Maria Ida Gaeta ne La parola ritrovata. Ultime tendenze della poesia italiana (Marsilio, 1995) e scritto un libro sulla metrica come risorsa tecnica e umana della poesia, Scrivere in versi. Metrica e poesia (Pratiche 1996). Sempre nel 1995 ha partecipato con un suo intervento, Amo il mio tempo, al volume Orazio. Arte poetica, a cura di Claudio Damiani, traduzione e note di Giacomo F. Rech.
Ha ideato, sceneggiato e realizzato per la Rai (Rai Educational diretta da Renato Parascandolo), alla fine degli anni Novanta, sei docufilm, con la regia di Gianni Barcelloni, sui alcuni grandi poeti italiani del Novecento come (Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Pier Paolo Pasolini, Umberto Saba, Sandro Penna e Giorgio Caproni): i primi tre sono stati pubblicati in videocassetta da Einaudi (2000 e 2001). Rai Cultura e Rai Scuola nel 2020 hanno messo a disposizione gratuitamente i docufilm di Gabriella Sica “Poeti del ‘900” sulla piattaforma RaiPlay.
Nel 2009 pubblica Le lacrime delle cose, vincitore del Premio Nazionale Alghero Donna di Letteratura e Giornalismo per la sezione poesia nel 2010, del Premio Garessio-Ricci, finalista vincitore al Premio Internazionale Dessì e al Premio Lucia Rodacanachi-Arenzano. Nel 2011, sul n. 41 della rivista di poesia "Steve", di Carlo Alberto Sitta, è apparsa una sua autobiografia, Gabriella Sica. La sua vita per immagini. Nel settembre del 2014 Gabriella Sica ha ricevuto a Lerici il Premio Lerici Pea Golfo dei Poeti. A fine 2015 è uscito Cara Europa che ci guardi 1915-2015 (Cooper editore), presentato in anteprima al "Festival della Letteratura di viaggio" a Roma, e poi a "Book city" a Milano.
Le poesie di Gabriella Sica sono state tradotte in francese, inglese, rumeno, turco, croato, catalano, persiano e, in particolare, in spagnolo (in alcune antologie di poesia italiana pubblicate in Spagna e con il volume "No sentirás el ruisenor que llora", nella traduzione di Mercedes Arriaga).

Opere in versi
La famosa vita (Quaderni di Prato pagano, 1986, Premio Brutium-Poesia)
Vicolo del Bologna (Pegaso, 1992, finalista Premio San Pellegrino)
Poesie bambine (Milano, La Vita Felice, 1997)
Poesie familiari (Roma, Fazi, 2001, Premio Camaiore, finalista Premio Metauro e Premio Frascati)
Le lacrime delle cose (Milano, Moretti & Vitali, 2009)
Tu io e Montale a cena. Poesie per Zeichen (Latiano-Milano, Interno Poesia, 2019)
Sonetto sfrangiato, plaquette da una poesia, con una foto di Dino Ignani e un aforisma critico di Ugo Magnanti (Anzio, FusibiliaLibri, 2021)
Poesie d’aria, (Latiano, Interno Libri Edizioni, 2022)


In bicicletta
a Felicetta
1.
La mamma Felicetta in bicicletta
sulla via Cassia sorpassava la vita.
2.
Soave col seno all’aria pedalava
e degli sguardi ignara con gioia andava.
6.
Sentiva dei campi arati l’odore,
lungo le siepi non c’era il dolore.
9.
Che aria fresca era in bici la mattina,
prima di cucire com’era carina!
11.
In bicicletta è volata una mattina,
l’infanzia con una bella bambina.
12.
Come vi vedo Annina e Felicetta,
belle andare in giro in bicicletta.

da POESIE BAMBINE, 1997




La figlia non nata

Una figlia l’ho tenuta nel grembo
tre mesi d’improvviso colò il sangue
tra le gambe, quanto sgomenta
su un tapis roulant lunghissimo
e straniero io esangue a camminare
lei ribelle non voleva assomigliare
a me e già non mi chiedeva più niente
solo andare troppo presto via da me.


Da Poesie d’aria  2022



I
Erano di una freschezza antica
i fili dei bucati bianchi
un miracolo il sole così caldo
e perfino il ronzìo di un’ape.
Stava al balcone tra rossi gerani
e l’odore di salvia e prezzemolo
senza avere profondi pensieri.
Ricordava della passata notte
la sua bocca le labbra piene
e i capelli sulla fronte
II
La gioia della gente l’attirava
in un caffè aperto a chiacchierare
nelle rumorose e calde serate estive.
Tornava tardi nella sua stanza vuota
in quel corridoio familiare
che un vicolo era del paradiso.
III
Girò la curva e laggiù apparve
in fondo al vicolo umido e scuro
vigoroso e con la grazia del sole.
Lei respirò profondamente e lenta
tra i gerani piegata sul balcone
pensando a come renderlo immortale.


da Vicolo del Bologna, 1992

ANEDDA-ANGIOY Antonella (1955 - viv.)


Antonella Anedda, in data 18 febbraio 1994 ha aggiunto il secondo cognome divenendo Antonella Anedda-Angioy (Roma, 22 dicembre 1955) è una poetessa e saggista italiana.
Nata da una famiglia sarda, studia a Roma dove, dopo la maturità classica, si laurea in storia dell’arte moderna; successivamente consegue un PhD in Letteratura italiana a Oxford.
Antonella Anedda esordisce nel 1989, con Residenze invernali, una plaquette stampata in duecento copie dalla Stamperia Bulla con litografie di Ruggero Savinio e prefazione di Gianluca Manzi. Nel titolo appaiono due temi ricorrenti nella poesia di Anedda: lo spazio da abitare e la dimensione invernale, insieme all’emersione di una vocazione politica. Le influenze principali delle letterature straniere che si rilevano in Residenze invernali riguardano quella scandinava, russa, ebraico-orientale. Nel 1992 la plaquette s’inserisce in una silloge che porta lo stesso titolo, pubblicata dall’editore Crocetti nella collana diretta da Milo De Angelis (il volume è ripubblicato poi nel 2008).
Un testo in prosa, inedito, viene segnalato al Premio Italo Calvino quale opera prima nel 1989. In giuria figurano Remo Bodei, Ginevra Bompiani, Franco Fortini e Jean-Charles Vegliante. Il volume successivo è Cosa sono gli anni (1997), che raccoglie prose saggistico-narrative e brevi racconti. Escono poi le traduzioni e le riscritture da poeti come Emily Brontë e Philippe Jaccottet nel volume Nomi distanti (1998, ripubblicato nel 2020 con prefazione di Andrea Cortellessa).
Nel 1999 esce la raccolta Notti di pace occidentale (1999), il cui nucleo è una riflessione sulla illusione di pace nell'occidente a partire dalla prima guerra del Golfo. Il libro ottiene il Premio Internazionale Eugenio Montale. Nel 2000 escono le prose su arte e letteratura di La luce delle cose (2000), ambientate in Corsica nell'arco di una giornata, dalla notte al tramonto del giorno successivo.
Il catalogo della gioia (2003)Dal balcone del corpo (2007). Nel testo a prevalere è la dimensione collettiva e corale, a fronte di quella individuale.
Nella Vita dei dettagli. Scomporre quadri, immaginare mondi (2009) saggi su dettagli di quadri si mescolano a fotografie e si decompongono in collages e in un testo finale dedicato al concetto della perdita. La raccolta poetica Salva con nome (Mondadori, 2012), che vince lo stesso anno il Premio Viareggio, si pone come la continuazione dei saggi e prose di La vita dei dettagli, soprattutto per la relazione e il dialogo non didascalico tra testo e immagine. Per la collana “Contromano” di Laterza è pubblicato, nel 2013, Isolatria, resoconto di viaggio in Sardegna e riflessione sul concetto di isola con particolare riferimento all’arcipelago della Maddalena.
Dal 2005 in poi escono traduzioni in libri singoli in spagnolo, francese, tedesco, finlandese, olandese, gaelico e catalano. Nel 2014 esce l’antologia Archipelago nella traduzione in inglese del poeta Jamie McKendrick.
Nel 2018 Einaudi pubblica la raccolta di poesie Historiae, dove i riferimenti a Lucrezio e Tacito convivono con biologia e anatomia, politica e astronomia.
Nel 2019 le viene conferito a Parigi un dottorato honoris causa per la poesia da parte della Facoltà di Lettere dell’Università Sorbonne IV. Nel 2020 esce la monografia sulla sua opera a cura di Riccardo Donati Apri gli occhi e resisti (2020). Francesco Ottonello ha proposto una rilettura critica dei suoi scritti in una peculiare chiave "postcolonial sarda".
Geografie (2021) è un attraversamento in prosa di luoghi diversi, dalla Mongolia al Giappone, politicamente complessi come Lesbos visitata nell'estate dell'arrivo dei migranti nel 2015 oppure interni come lo spazio di un ospedale o di un traghetto.
Con Elisa Biagini pubblica nel 2021 Poesia come ossigeno. Per un'ecologia della parola, un dialogo su presenza forza e significato della poesia nel XXI secolo.
Lo sguardo dislocato, la prospettiva non antropocentrica, il dialogo con la scienza e in particolare la botanica e la zoologia sono oggetto del saggio Le piante di Darwin e i topi di Leopardi (2022). Preceduta da un'intervista del 2020 di Susan Stewart sulla Paris Review, nel 2023 esce per la New York Review Books / Poets la traduzione in inglese di Historiae a cura di Susan Stewart e Patrizio Ceccagnoli. Nel 2023 vengono pubblicate per Garzanti "Tutte le poesie", con introduzione di Rocco Ronchi.

Opere

Residenze invernali, plaquette con litografie di Ruggero Savinio e una nota introduttiva di Gianluca Manzi, Stamperia Bulla, Roma 1989.
Residenze invernali, Crocetti, Roma 1992 (ristampa 2008). ISBN 9788883062810.
Tre stazioni, Lietocolle, Falloppio 1996 (ristampe 2003 e 2007). ISBN 9788878480483.
Cosa sono gli anni. Saggi e racconti, Fazi, Roma 1997. ISBN 9788881120451.
Nomi distanti, Empirìa, Roma 1998; poi, in una nuova edizione e con una postfazione di Andrea Cortellessa, Nino Aragno, Torino 2020. ISBN 9788893800976.
Notti di pace occidentale, Donzelli, Roma 1999. ISBN 9788879895125.
La luce delle cose. Immagini e parole nella notte, Feltrinelli, Milano 2000. ISBN 9788832231151.
La lingua disadorna, L'Obliquo, Brescia 2001.
Il catalogo della gioia, Donzelli, Roma 2003. ISBN 9788879897600.
Dal balcone del corpo, Mondadori, Milano 2007. ISBN 9788804566304.
Limba. Una nota sull’autotraduzione, in AA.VV. La soglia sull’altro. I nuovi compiti del traduttore, Bologna, La Bottega dell’Elefante, 2007, pp. 134-138
La vita dei dettagli. Scomporre quadri, immaginare mondi, Donzelli, Roma 2009. ISBN 9788860363886.
Salva con nome, Mondadori, Milano 2012. ISBN 9788804617631.
Isolatria. Viaggio nell'arcipelago della Maddalena, Laterza, Roma-Bari 2013. ISBN 9788858108376.
Historiae, Einaudi, Torino 2018. ISBN 9788806233211.
Più delicati degli storici sono i colori dei cartografi, Quaderno del Premio di Poesia e Traduzione Poetica “Achille Marazza”, XXII edizione, Fondazione Marazza, Borgomanero 2018.
Geografie, Garzanti, Milano 2021. ISBN 9788811673132.
Con Elisa Biagini: Poesia come ossigeno. Per un'ecologia della parola, a cura di Riccardo Donati, Chiarelettere, Milano 2021. ISBN 9788832962451.
Le piante di Darwin e i topi di Leopardi, Interlinea, Novara 2022. ISBN 9788868573973.
Tutte le poesie, Garzanti, Milano 2023.


da Il balcone del corpo

Pensi davvero che basti non avere colpe per non essere puniti,
ma tu hai colpe.
L’aria è piena di grida. Sono attaccate ai muri,
basta sfregare leggermente.
Dai mattoni salgono respiri, brandelli di parole.
Ferri di cavalli morti circondano immagini di battaglie
Le trattengono prima che vadano in un futuro senza cornici.

Cosa ci rende tanto crudeli gli uni con gli altri?
Cosa rende alcuni più crudeli di altri?
Le crudeltà subite e poi inghiottite fino a formare una guaina
con aculei sul corpo ferito?
O semplicemente siamo predestinati al male,
e la vita è solo fatta di tregue dove sostiamo
per non odiare e non colpire?


da Historiae

Geometrie
 
Davanti alla dismisura delle cose cerco di provvedere,
scendo nel loro baratro. Ogni volta riemergo
con il metro, il compasso, la mente piena di cifre.
Mi struggo per la geometria, mi ostino inutilmente
a calcolare l’area del cubo, del parallelepipedo,
del prisma, nomi di un’aria di cristallo priva di veleno.
È un sogno infantile di teorema,
un innesto di mondo su un segmento di radice.
Se la osservi rimanda a un’equazione, al suo quadrato,
con l’ala dei numeri che svetta su ciò che è smisurato.


da Residenze Invernali (1992)

Ora tutto si quieta, tutto raggiunge il buio

Non parlavo che al cappotto disteso
al cestino con ancora una mela
ai miti oggetti legati
a un abbandono fuori di noi
eppure con noi, dentro la notte
inascoltati.
 


FRABOTTA Biancamaria (1946 - 2022)

 


Biancamaria Frabotta (Roma, 11 giugno 1946 – Roma, 2 maggio 2022) è stata una poetessa e saggista italiana. La sua poesia ha sintetizzato femminismo militante con una dizione lirica colta.
Biancamaria Frabotta nacque nel 1946 a Roma, città dove crebbe e studiò, laureandosi in lettere alla Sapienza con una tesi su Carlo Cattaneo. Militò nel Movimento degli Studenti, durante e dopo il Sessantotto, e soprattutto nel Movimento delle Donne, a partire dal 1972, impegnandosi anche nella politica attiva con il Partito di Unità Proletaria. Nel 1976 pubblicò Donne in poesia, che dà grande rilievo alla poesia di Amelia Rosselli e antologizza per la prima volta anche le giovanissime Patrizia Cavalli e Vivian Lamarque. Il volume, che ha suscitato un vivace dibattito,[senza fonte] tratta il tema della specificità del linguaggio poetico femminile, ripreso e ampliato in Letteratura al femminile (1980), che indaga le tracce del femminile anche nella letteratura maschile. Gli interessi accademici della Frabotta si spostarono poi dall’Ottocento al Novecento: la prima monografia fu dedicata nel 1971 a Carlo Cattaneo, la seconda nel 1993 a Giorgio Caproni. Successivamente scrisse saggi e recensioni ad Amelia Rosselli, Franco Fortini, Toti Scialoja, Elsa Morante.
Nel 1989 pubblicò il romanzo Velocità di fuga, vincitore del Premio popolare di poesia “Città di Tropea - Brutium Poesia Incontro 1989” (sezione narrativa).
Nel 1994 condusse un ciclo di trasmissioni Rai dedicato al Canzoniere di Petrarca.
Fece parte degli Amici della Domenica per l’attribuzione del Premio Strega, e scrisse per il teatro una serie di atti unici raccolti in Trittico dell'obbedienza (1996). Come traduttrice, pubblicò con Bruno Mazzoni un'antologia della poetessa romena Ana Blandiana.
Collaborò, tra gli altri, con Il manifesto e con L'Orsaminore, rivista fondata insieme a Maria Luisa Boccia, Giuseppina Ciuffreda, Licia Conte, Anna Forcella, Manuela Fraire e Rossana Rossanda.
Ebbe incarichi di docenza alla Sapienza – Università di Roma, dove si era formata alla scuola di Walter Binni, fin dal 1969. Nel 2001 divenne professoressa ordinaria di Letteratura italiana moderna e contemporanea e curò la raccolta di saggi Arcipelago malinconia. Scenari e parole dell'interiorità per Donzelli, casa editrice con cui pubblicò otto anni dopo anche il volume di riflessioni autobiografiche Quartetto per masse e voce sola.
Nel 2011 fu criticata dalla stampa in relazione ad una borsa di studio fatta vincere alla figlia di un suo editore, Donzelli.
Nel 2013 fu nominata socia onoraria della Società Italiana delle Letterate.
In molti suoi testi vi sono riferimenti al paesaggio rurale di Cupi, nella Maremma grossetana, luogo abituale di soggiorno.
In occasione dell'uscita di Tutte le poesie 1971-2017, avvenuta il 20 marzo 2018, partecipò a eventi e trasmissioni come TGR Petrarca, il Salone Internazionale del Libro di Torino, Quante storie, il Festivaletteratura di Mantova, Poesia Festival, Pordenonelegge, InQuiete, il Caffè di Rai Uno, il Festival del giornalismo culturale, Più libri più liberi.

Opere di poesia
Affeminata, nota critica di Antonio Porta, Rivalba, Geiger, 1976
Il rumore bianco, prefazione di Antonio Porta, Milano, Feltrinelli, 1982
Appunti di volo e altre poesie, Roma, La Cometa, 1985
Controcanto al chiuso, Roma, Rossi & Spera, 1991 (2° ed.: Roma, Edizioni della Cometa, 1994)
La viandanza, Milano, Mondadori, 1995
Terra contigua, Roma, Empirìa,1999 e 2011
La pianta del pane, Milano, Mondadori, 2003
Gli eterni lavori, prefazione di Giorgio Patrizi, Genova, San Marco dei Giustiniani, 2005
I nuovi climi, prefazione di Maurizio Cucchi, Brunello, Stampa, 2007
Da mani mortali, Milano, Mondadori, 2012
Per il giusto verso, Lecce, Manni, 2015
Risatelle, con Brunello Tirozzi, Roma, Empirìa, 2016
Tutte le poesie 1971-2017, postfazione di Roberto Deidier, nota biobibliografica di Carmelo Princiotta, Milano, Mondadori, 2018
Passaggio a mezzogiorno, con Maria Grazia Calandrone, Marco Caporali, Giorgio Ghiotti, Gabriele Galloni, Ivonne Mussoni, Simone Zafferani, Mario De Santis, Sacha Piersanti, Brunello Tirozzi, Davide Toffoli, Illustrazioni di Francesca Casolani e Marino Melarangelo, Nota di Carmelo Princiotta, Acquaviva Picena, La Collana Isola, 2018


da Il rumore bianco (1982)

Sono questi i casi che le virgolette contano
“l’eterna indecisione dei gemelli”
il simile e il dissimile, Diotima la crespa
una maretta vispa, la luce e il moto le sono propri
l’altro è il quasi lago, il numero due, il coperchio del mondo.
Su altra pioggia cade la pioggia di ieri
ciò che sta sopra a ciò che sta sotto
chi scacciato torna dorme con noi
semina insieme panico e sonno.


da Controcanto al chiuso (1991)

[…]

Coro
Abbiate il cuore freddo madri mie.
Respingete i cattivi discorsi verso il mare.
Che un freddo penetrante entri nel villaggio.
E quando lo straniero verrà badate che sia
il portatore della buona pioggia
ricordo dell’uomo che scalpita alle porte
insetto del futuro che feconda le carte.

[…]

Seconda voce
Chi è chiuso merita violenza
e io non riesco a dimenticare la tua lingua
così inutile, assente, dolce come il miele
valere fino in fondo il mio tormento
spegnere fra le labbra e il palato, l’ugola
e le molli pareti della casa, l’unica
lieviti, viti, storia e cibi cotti
forzarti, farti violenza, aprirti
forzarmi, farmi violenza, aprirmi
segna nel caldo fiume dell’Avvento
il calendario l’Angelo
prima della donna. Inarginabile.

[…]


da La pianta del pane (2003)

L’ultimo verso

Dentro gli occhi chiusi
quando vi cadde il sole
si accese un puntolino nero.
E non per vizio voleva
tenerselo l’informe
e dentro trattenerlo
nel cieco addome
divenuto sua patria.
Per non lasciarlo morire davvero
e insepolto, quell’ultimo verso
lo adottò, quell’inutile eroe.
Aurea muffa dell’estinto mattino
aerea tigna, polverosa carcassa
nocciolina che sgusci tra le dita
e, se si è presi, fedele capsula.



CACCIATORE Edoardo (1912 - 1996)


Edoardo Cacciatore (Palermo, 1912 – Roma, settembre 1996) è stato un poeta e saggista italiano. Nato a Palermo da genitori agrigentini, sin dalla prima infanzia Cacciatore si trasferì a Roma dove visse fino alla morte. Ha sempre condotto una ricerca solitaria: cominciò la sua attività letteraria come saggista, ma negli anni '50 si rivelò come poeta pubblicando le sue prime poesie (dal titolo Graduali, poi raccolte e nuovamente edite nel 1986) sulla rivista Botteghe Oscure diretta da Giorgio Bassani e patrocinata da Marguerite Caetani. La poesia di Cacciatore si può ricondurre alla forma chiusa: «Nell'accezione di Cacciatore, l'espressione forma chiusa si riferisce a un sistema basato su rigorose regole interne; in tal senso si potrebbe affermare che l'autore faccia uso in tutti i suoi testi esclusivamente di forme chiuse». (da Florinda Fusco, Estetica verso noesi in Edoardo Cacciatore, in "Il Verri", n. 20, 2002, p. 115)
«Cacciatore, manierista, neoretorico, gnomico, è autore di una poesia che costituisce una sorta di hapax nel nostro Novecento. È una poesia che non guarda tanto ai modelli italiani coevi o della tradizione in cui ha le proprie radici la letteratura del secolo appena trascorso. Piuttosto si rivolge ai grandi testimoni della crisi - espressiva e conoscitiva - ..., Eliot o Benn, e intende riformulare le forme metriche chiuse, in una grande varietà di misure e di accenti, verso l'esempio del sonetto elisabettiano, che suggestionò anche Eliot per la duttilità di un metro capace di consentire la mescolanza sui generis di passione e di pensiero, di sentimento e di raziocinio, come scrisse Mario Praz. Cacciatore soffre, nella storia della poesia contemporanea, proprio di questa singolarità, della propria radicale estraneità ai modelli dominanti del secondo dopoguerra». (Patrizi G., Presentazione, in Cacciatore E., Tutte le poesie, Lecce, Manni, 2003, pp. 6-7)

«La poesia è intensificazione della realtà, introduce in essa una vibrazione intellettuale, è come un frammento di realtà di cui vuole rendere l’esperienza e il calore, che il poeta assorbe ed emana attraverso il testo. Non c’è una prospettiva “ortodromica” nella mia ricerca, ma una sorta di processo pluridinamico che potrei ricondurre, con il linguaggio della fisica, al principio di indeterminazione di Heisenberg.» (Edoardo Cacciatore: la rivoluzione poetica del Novecento, a cura di Quaderni di critica, Lithos, Roma, 1997)
«è giusto asserire la forma chiusa proprio quella che può procurare di apertura conoscitiva» (Cacciatore E., Contrattempo accademico. Intorno alla poesia e all'uomo moderno, in Lo specchio e la trottola, Firenze, Vallecchi, 1960)
«Il sonetto fu creato a contenere la diagnosi di uno stato dell'animo» (Cacciatore E., Contrattempo accademico. Intorno alla poesia e all'uomo moderno, in Lo specchio e la trottola, Firenze, Vallecchi, 1960)
«Il sonetto si fece, nel calcolo dei letterati, quadretto di genere, situazione senza sviluppo. E il verso libero sgorgò allora, e fu, ed è, e sarà sempre, guarigione di una tale paralisi. Vero è anche questo. Il verso libero, nei suoi reali adempimenti, non intese mai essere abolizione di rigore e metro» (Cacciatore E., Contrattempo accademico. Intorno alla poesia e all'uomo moderno, in Lo specchio e la trottola, Firenze, Vallecchi, 1960)

«[…] la caratura della poesia di Cacciatore è altissima: basti considerare, rispetto al primo punto [la messa in questione del lirismo quale unica e sola estrinsecazione del dettato poetico], che la tendenza che gli è connaturata della poesia-pensiero costituisce di per se stessa, di fatto, motivo di detonante polemica verso la nostra tradizione, rimasta sempre più o meno sotterraneamente preda del neoidealistico postulato della poesia intuitiva e sentimentale; che, sul secondo punto [l'ampliamento del discorso critico a tutti gli ambiti e livelli dell'elaborazione testuale], la eccezionale densità e ricchezza della poesia cacciatoriana esorbita di gran lunga tutti gli standard e mette a mal partito ogni parzialità metodologica; che, infine, a proposito del terzo punto [l'articolazione dell'ipotesi di una letteratura attuale di opposizione e conflitto], sarebbe piuttosto difficile configurare lo spettro e le caratteristiche della sperimentazione attuale senza valutare a pieno l'apertura di nuove prospettive contenuta nelle procedure dell'autore qui in esame. Ed è da notare […] la sordità della critica italiana verso Cacciatore […]. Alle inadempienze della critica ufficiale conviene ribattere evidenziando in tutta la sua portata l'attualità della posizione di Cacciatore; la quale principalmente risiede, a nostro avviso, nel non lasciarsi catturare dalle due sirene dell'ideologia contemporanea, il neotradizionalismo e il postmodernismo.» ( Da Edoardo Cacciatore: la rivoluzione poetica del Novecento, a cura di Quaderni di critica, Lithos, Roma, 1997.)
«[Per la premessa materialistica della filosofia di Cacciatore, ovvero per la negazione di qualsiasi entità spiritualistica o trascendente e per l'affermazione del divenire e della caducità dei fenomeni,] la parola nel trapasso dal piano della contiguità spazio-temporale a quello della similarità e della discontinuità […] diviene il luogo in cui si rappresenta la mobilità trasformativa dello stesso linguaggio del divenire istantaneo dell'esperienza e del pensiero. Non solo i referenti chiamati in causa dal segno, ma il segno in quanto tale, è concepito ed espresso nella transitorietà dei momenti in cui si esplica e si riproduce il fenomeno globale dell'alterazione.» (Dall'introduzione di Filippo Bettini a Edoardo Cacciatore, Graduali, Lecce, Manni, 1986.)

Raccolte di poesie
La restituzione, Firenze, Vallecchi, 1955.
Lo specchio e la trottola, Firenze, Vallecchi, 1960.
Tutti i poteri (cinque presentimenti), Milano, Feltrinelli, 1969.
Ma chi è qui il responsabile?, Roma, Cooperativa Scrittori, 1974.
La puntura e l'assillo, Milano, ed. Società di poesia, 1986.
Graduali, Lecce, Piero Manni editore, 1986.
Il discorso a meraviglia, Torino, Einaudi, 1996 (postumo).
Tutte le poesie, Lecce, Piero Manni editore, 2003 (postumo).

XXXVII
Smania è il pensiero

Per quanto l'astuzia il rigore pareggi
Nel mettere in orbita audacia di razzi
L'assillo che punge può più - in beccheggi
Di slanci e di transiti ormai tu ti spiazzi
In corpo ci sei ma non avvantaggi
Quell'area esule sempre sul piede
D'imporre al sorpasso accedente viaggi
In cui minimizzi la gretta tua sede
Insisti e l'assillo ha preso il tuo posto
Molteplice pensi ed i sensi pedestri
Già pèrdono alluzzo ancor più discosto
Ti esoneri esòrbiti in smania di estri
-----Senz'orbita ormai assai volentieri
-----Tu calcoli e scòrpori ubiquo i pensieri.

da La puntura dell'assillo: cinquanta ed un sonetto


Qui quindi è dappertutto

Parlaci di ieri raccontaci la gita
Ma nemmeno tu stesso ti stai più a sentire
Perché insiste a trovare una via d’uscita
Il corpo il medesimo per modo di dire
Sazio in pelle in pelle in fondo famelico
Le stagioni il cerchio labile al centro è l’anno
Gonfio di sesso ubriaco di amore angelico
È già gli avversari che lui diverranno
Le cose ancora in mano già una diceria
Perché insisti a cercare una via d’uscita
Non stai chiuso in una platea o in galleria
Sei negli occhi dentro agli orecchi della vita
———Sei un altro da quello che provammo ieri
———Chi può testimoniare dove in realtà eri.

da Il discorso a meraviglia (1996)


Nella luna di luglio


Questa luna che dice ad ogni cosa svestiti
La realtà svela ai sepolcri dell’Appia
Nella luna di luglio due volte superstiti
Al morto prima ed ai vivi poi ch’io sappia
Sopravvivenza mostra un logoro costume
Da un lato all’altro strappato dal collo all’anca
Di ogni sospetto la vita ormai è immune
La nullità consiste si fa pietra bianca
Gli occhi dentro ai quali è un viaggio di laghi
Dimenticano mentre sanno l’accaduto
Non hanno nemmeno l’accortezza dei maghi
Che tengono per dato quanto è risaputo
Questa luna in cui ora andiamo smarriti
È la morte di cui ci siamo rivestiti.

 

#biblioteca / Ezra Pound - A LUME SPENTO - Lindau

   Ezra Pound A LUME SPENTO traduzione e cura di Pietro Comba prefazione di John Gery Lindau collana Senza frontiere maggio 2025 pp. 524, eu...