Geoffrey Hill (Bromsgrove, 18 giugno 1932 – 30 giugno 2016) è stato un poeta britannico fondatore co-direttore dell'Editorial Institute alla Boston University.
Geoffrey Hill nacque a Bromsgrove, in Inghilterra, nel 1932. Quando aveva sei anni, la sua famiglia si trasferì nei pressi di Fairfield (Worchestershire), dove frequentò la scuola elementare locale. Nel 1950 fu ammesso Keble College di Oxford per studiare inglese, dove pubblicò le sue prime poesie nel 1952, all'età di venti anni. Dopo essersi laureato a Oxford, Hill intraprese una carriera accademica, insegnando all'University of Leeds dal 1954 fino 1980. Dopo aver lasciato Leeds, passò un anno all'University of Bristol prima di diventare un insegnante all'Emmanuel College di Cambridge, dove insegnò dal 1981 fino al 1988. Si trasferì negli Stati Uniti, dove diventò professore di letteratura e religione alla Boston University. Nel 2006, tornò a Cambridge. Hill è stato sposato con Alice Goodman, con cui ha avuto una figlia.
Opere
For the Unfallen (1958)
King Log (1968)
Mercian Hymns (1971)
Tenebrae (1978)
The Mystery of the Charity of Charles Péguy (1983)
New and Collected Poems (1994)
Canaan (1997)
The Triumph of Love (1998)
Speech! Speech! (2000)
The Orchards of Syon (2002)
Scenes from Comus (2005)
Without Title (2006)
Selected Poems (2006)
A Treatise of Civil Power (2005)
A Treatise of Civil Power (2007)
For the Unfallen (1958)
King Log (1968)
Mercian Hymns (1971)
Tenebrae (1978)
The Mystery of the Charity of Charles Péguy (1983)
New and Collected Poems (1994)
Canaan (1997)
The Triumph of Love (1998)
Speech! Speech! (2000)
The Orchards of Syon (2002)
Scenes from Comus (2005)
Without Title (2006)
Selected Poems (2006)
A Treatise of Civil Power (2005)
A Treatise of Civil Power (2007)
*
XIV
L’altura, tra una foschia traboccante di calura, grigio cenere,
in poche ore si muta in grafite, corallo,
il colore raro della sabbia libica o lo spettro a bande.
Greggi distanti si fondono alla luce incerta della pietra calcarea.
La luna piena, ora, arretra con incedere scevro di sollecitudine,
disegna la nera estremità del contorno, fa scivolare in giú
una sottile lucentezza di sbieco allo sfasciume inzuppato e scavato.
Il timore non è pace, non uno dei doveri
sacri nella mediazione. La memoria
trova sostanza in se stessa. Qualunque cosa si sia riportato,
l’uno per l’altro, mascheratura e smascheratura,
lavorati e oscuramente penetrati
da ogni peculiare cambio di chiarezza,
di serena testimonianza, né mia né vostra,
chiederò all’ispida centaurea di tradurlo.
Salvati dall’immersione, sonno, dimenticanza,
il salice tinto e la cenere dalla fragile trama,
un fascio di felci non calpestato, una quercia dal corno scorticato,
gli argenti ondeggianti nel fiume scurito.
Piú tardi di nuovo, ben piú in alto sull’altura,
una lampada solitaria, notturna lampa,
il fuoco della notte che focalizzava, vide LEOPARDI,
se stesso come uno straniero, di ritorno tardi, una volta,
da qualche dimenticata festa di villaggio.
da The Orchards of Syon [I frutteti di Sion], 2002
*
I guardiani
I giovani, alzatisi presto, se n’erano andati,
Alcuni in escursione oltrel’imbocco della baia,
Altri verso i laghi, fragile sole riflesso.
Nuvoloni tonanti s’addensano, goffi, da sud;
Ivecchi li osservano. Hanno osservato crollare
Porti sicuri e affollati sotto burrasche improvvise,
Irrompere grandi maree, bruciare al pontile panfili
Che su mari puliti spiegavano vele efficaci.
Vi sono silenzi. Anche questi loro sopportano:
Dolci sviluppi; dolci scosse d’una calma in assestamento.
Tranquillamente sguazzano sulla spiaggia turbata;
Raccolgono i morti non appena i primi a pelo giungono a riva.
Da For the Unfallen [Per quelli che restano], 1959
traduzioni di Marco Fazzini
[Per chi non è caduto. Poesie scelte 1959-2006, luca sossella editore, Roma 2008.]
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