Nicoletta Grammatico
DI UN MONDO POSSIBILE E NON ANCORA.
Nanni Balestrini e la poetica dell’opposizione
Edizioni Malamente
collana Voci
giugno 2025
pp. 184, € 16,00
ISBN 9791280497345
Di un mondo possibile e non ancora è un monito, un faro che guida la strutturazione di questa analisi. Concepita nel solco del percorso poetico di Nanni Balestrini, l’opera mette in evidenza il ruolo attivo della poesia, capace di opporsi alle strutture sociali e culturali tradizionalmente intese.
Lungo le tappe di un percorso che va dalla nascita del neoavanguardistico Gruppo 63 fino alle irriverenti quartine de Le ballate della signorina Richmond, Balestrini indaga ogni possibilità di sperimentazione, in una serrata commistione fra piano poetico e politico. Particolarmente incisive, le poesie composte fra gli anni Sessanta e Settanta si presentano al lettore nelle forme proprie dello sperimentalismo più sfrenato e mai svincolate da uno sfondo valoriale riconducibile alla sinistra extraparlamentare.
Al pari di una piazza, una fabbrica o una scuola, la pagina diviene il luogo prescelto per veicolare la lotta di classe, in una continua risemantizzazione fra realismo, utopia e rivoluzione.
Una breve introduzione
L’analisi, condotta nel solco del percorso poetico di Nanni Balestrini, intende mettere in evidenza il ruolo della poesia come strumento di denuncia e lotta, via eversiva, atto rivoluzionario. Lo scoppio della rivoluzione culturale, con le occupazioni delle università e gli scioperi in fabbrica, diviene non solo lo sfondo entro cui si sviluppa la biografia dell’autore ma, altresì e più profondamente, viene assunto come luogo prescelto per la costruzione del proprio impianto poetico (e narrativo). L’analisi si concentra sul panorama culturale-letterario: dapprima con la focalizzazione dell’impostazione critica di stampo marxista da cui prendono le mosse scrittori quali Pavese e Vittorini, convinti di voler attuare un cambio di prospettiva dall’interno; poi con un affondo su gli intellettuali più nostalgici del periodo precedente al fascismo e propugnatori di tecniche compositive neoveriste e verghiane, quali quelli afferenti alla “generazione di mezzo”; infine con una radicale messa in discussione di entrambi i termini precedenti, promossa dalla sfera più avanguardista e dissidente, come pure testimoniato dal convegno tenutosi intorno al romanzo sperimentale condotto dal Gruppo 63. Su di un piano poetico, sono ancora certe prove del Gruppo 63 a interessarci particolarmente, concepite nel solco di un linguaggio che deve essere, prima di tutto, dissenso al sistema capitalistico entro cui si muove la sfera editoriale e letteraria, riflesso strutturale della violenza e del tumulto di quella stagione, rigetto dell’impostazione individualistica della pratica della scrittura, assunta come momento collettivo e comunitario. Così Balestrini, impegnato dapprima nei Novissimi, poi nel Gruppo 63, concepisce la sua arte: rifiuto, eversione, opposizione. E si badi bene, la critica non è istituita solamente a livello tematico o contenutistico ma trova appoggio e sostegno su tutti i piani del poetare: dalla struttura linguistica alle costruzioni metriche da capogiro, fino ad arrivare allo sconvolgimento del significante – oggetto mutabile e malleabile – e alla pluralità di significazione. Balestrini tenta una continua sperimentazione sul linguaggio e per mezzo del linguaggio e, per fare ciò, porta alle estreme conseguenze certi impianti strutturali che da metrici divengono visivi, virtuali, alla stregua di opere o installazioni artistiche. È quanto ribolle nel sostrato compositivo di Come si agisce e che trova maggiore completezza ed espressione nelle animate pagine di Ma noi facciamone un’altra, ancora della prima metà degli anni Sessanta e composte secondo un certo gusto per il cut-up, il montaggio e il fold-in. È con lo scoppio del Sessantotto che la componente più strettamente politica entra a pieno regime nella produzione balestriniana, contraddistinguendola fino alla fine. Una particolare attenzione al quadro contemporaneo è presente nei versi di Senza lacrime per le rose, di cui già l’epigrafe tratta da Mario Tronti, e posta in apertura di testo, è indicativa di questa sensibilità. La messa in discussione delle istanze sessantottine, l’intensificazione della repressione, il periodo delle stragi e l’impostazione armata di certe organizzazioni politiche fanno da sfondo alle opere balestriniane degli anni Settanta. Di questo periodo, particolarmente significativi i testi Blackout e Le ballate della signorina Richmond che concludono la mia analisi. Il primo, costruito per lasse, tenta una riscrittura epica dei sovvertimenti nati intorno al blackout avvenuto a New York sul finire degli anni Settanta, dove la momentanea sospensione delle luci artificiali è assunta come espediente per una radicale alienazione dalle vetrine fatiscenti del capitale. Il secondo, riprendendo e incrinando il sistema metrico della ballata, imbastisce una parodica quanto irriverente messa in scena degli aspetti più contraddittori e disumani su cui si fonda la borghesia, fin troppo invischiata con quelle logiche di potere che Balestrini si propone di distruggere. Tutta l’analisi trova ragion d’essere sulla scia del nesso istituito fra parola e critica, letteratura e attivismo, arte e ribellione.
Nicoletta Grammatico nasce a Siracusa nel 1998. Si laurea in Filologia Moderna all’Università di Padova con una tesi dal titolo “Vietato vietare: Nanni Balestrini e la poetica dell’opposizione”. Nel 2020, autopubblica la sua prima raccolta, a metà fra prosa in versi e poesia, titolata “Di rampicanti effetti stralunati”. Nel 2022 vince il riconoscimento speciale della giuria nel concorso internazionale “Ossi di seppia”, conquistando la pubblicazione di alcune sue poesie in un’antologia da lei stessa curata. Durante gli studi universitari approfondisce le proprie conoscenze presso case editrici locali: dapprima con Ventura Edizioni, con cui collabora come tirocinante. Poi con Edizioni Malamente, rivista e casa editrice indipendente marchigiana, in cui entra a far parte del collettivo redazionale agli inizi del 2023. Con Malamente scrive di consultori, aborto, carceri, diritto all’abitare e promuove iniziative poetiche all’insegna di una critica sociale e politica profondamente radicale. Nel 2024 forma, insieme ad altre tre poetesse della sua città, il collettivo letterario “Circolo Letterario Al Termine dell’Universo”, che le vede impegnate nell’organizzazione di serate poetiche volte alla valorizzazione di un discorso letterario che sia il più orizzontale, aperto e inclusivo possibile.
Alcune delle sue poesie sono comparse in riviste (Malamente, Nido di gazza), mentre altre sono state incluse nell’antologia 2024 di “Opera Uno”.
Nessun commento:
Posta un commento