foto di Dino Ignani
Nel 1964, con la pubblicazione del romanzo La nausea media, Villa inizia a scrivere libri: Muore il padrone (1978), La scrittura cerca l'assassino (2003), Il figlio assurdo e Sotto la cresta dell'onda (2004). Nel 1973 esce da Mursia una Guida alla lettura di Vasco Pratolini..
Ha collaborato a varie testate giornalistiche (Paese Sera, Il Messaggero, Nuova Antologia, Il Caffè, Il dramma, Quindici, Nuova Corrente, Carte segrete, Questo e altro, Il Menabò) e con testi alla Radio Vaticana. Per la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana ha sceneggiato Divertimento 1889 di Guido Morselli[2.
È del 1982 la raccolta dei racconti fantascientifici Mandrake Arcivescovo di Salem, per i tipi della Newton Compton Editori, del 1988 il giallo Morte per lucro (De Agostini), Fino all'ultima fermata (Arlem, 2000), Come in un gioco a incastro (Stango, 2000), Nuda proprietà (2003) La scrittura cerca l'assassino (Greco e Greco, 2003) e Sorpassi (Stango, 2003).
Ha ricevuto dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi l'onorificenza di Commendatore. Beneficia della Legge Bacchelli.
I manoscritti e l'archivio di Carlo Villa si trovano presso il fondo dell'Università degli Studi di Pavia e presso la Fondazione Bianciardi di Grosseto.
Opere di Poesia
Il privilegio di essere vivi, Rebellato, 1962
Solo sperando nauseati, Einaudi, 1963
Siamo esseri antichi, Einaudi, 1964
Gorba, Mondadori, 1972
La maestà delle finte, Guanda, 1977
Polvere di miele, Carte segrete, 1980
Nell'Infanzia del dettato, Seledizioni 1981
Come la rosa al naso, Poeticamente, 1984
Corpo a cuore, Bastogi, 1985
Cento di questi fogli, prefazione di Alfredo Giuliani, Empiria, 1989
Pochades, 1992
L'apparenza, El Bagatt, 1993
Simboli eroici, L'obliquo, 1993
Consumato amore, Bastogi, 1994
Pas de deux, Quasar, 1994
L'infinito è un quadrato senz'angoli, Elytra, 1995
Dedicamenta, Arlem, 1999
Roba da gatti, Coedital, 2000
Pelle d'anima, Campanotto, 2000
L'amore per l'anima del podice, Greco e Greco, 2000
A piè di sogno, Manni, 2000
L'ora di Mefistofele, Scheiwiller, 2002
L'attimo leggente, Bastogi, 2003
Eclisside, Società Editrice Fiorentina, 2013
Retrostrato, Società Editrice Fiorentina, 2017
Oh certo s’intende, capirai,
figurarsi se non amo
l’Italia, questa piccola lingua
di carta collinosa, ignorante e con tane
abitate, un paese di servi perbene,
ma ricordarsi di chiudere gli occhi
sulle amministrazioni cosí affrante
e basta non lo sappiano all’estero
dato che ognuno, è naturale, non lavora
bene e schietto nel tratto che ha scelto
pretendendo d’averci giustizia,
giacché questo sarebbe sufficiente:
la propria vita impiegarla seriamente
senza star tanto a sentire
gli inamovibili al governo
sfiniti dalle cure riabilitanti e depositari
oramai per concessione divina
dei pubblici interessi,
con noi tutti quanti, d’accordo o
per pigrizia, ancora a farli venire-andare.
Pure non voglio rimettermi passivo
alla consapevolezza che pare
non ci sia piú niente da fare
per via del demone atomico, insomma
siamo esseri antichi
e se non c’è piú riguardo
per i nostri fantastici trascorsi,
perlomeno il piacere di possedere gambe
e germogli di labbra, ci spinga
a proseguire ogni mattina nonostante
la sparuta giornata precedente,
al cospetto della vita ancora possibile,
senza programmi, scoppiando
in un certo modo di salute,
perché solo cosí ci andrà bene:
gli occhi nelle vetrine ricolme
e la febbre nell’immaginazione
che tutto è per l’uomo,
questa di vivere unica realtà,
liberi e con idee nella testa
che scottino, tamponi dischiusi
di sassofono e bicchieri
con dentro il sorriso. Non c’è
buio peggiore dell’uomo che inganna
i propri organi, tiroide, cardiovascoli
e, della vita a prenderne dosi
liberamente, la morte è serena
anche se resta importante.
Oppure fra poco perire
umiliati perfino dal mezzo
e le specie si estingueranno
e chi ne saprà piú qualcosa
per esempio della rosa,
il tipo di seme; insomma
bisogna finirla con l’angoscia,
altrimenti la previdenza sociale
e i testi gratuiti alle elementari
son giochi di parole, truffe, falsità,
titoli fittizi di merito
per un inesistente aldilà.
da “Siamo esseri antichi”, Einaudi, Torino, 1964
*
Senza di te la casa
presenta l’aspetto di luogo abbandonato
in completo disfacimento.
Sembra la scena ideale per un torbido delitto,
e arredata con mobili dell’ottocento,
ha un’aria da chiesa sconsacrata
l’indomani
d’un torbido conflitto.
*
Le ragioni non sono mai compatibili
con l’immagine d’un vestito che s’apra,
e impaurito dalla tua sartoria,
m’aggiro nell’occasione sonnambula
incerto se approfittarne ancora,
o lasciar passare la mano.
Sarebbe il caso mi decidessi, certo,
ma ne varrà davvero la pena?
O non sarà meglio segnare il passo,
con fiotti privi di copertura
indossando quanto sia ancora possibile,
vigile a ogni tentazione futura?
*
Agitandosi sotto la pioggia,
steli d’erba annuiscono al tuo viso,
cresimandotelo
alla forte luce che ne spartisce
le labbra di papavero;
e quasi fossero a un incontro di pugilato,
le nuvole del tuo seno
premono sulla campagna del mio petto,
convogliandomi
un grembo di frumento
che si separa a zolla
ricevente.
*
Com’è nello spillo,
hai una testa molto più grossa
di tutto il resto,
che esiste solo in funzione di quella,
per quanto mi è dato sapere;
e me ne sono accorto da come prendi cappello.
Quanti errori si fanno a fin di bene
e batoste ci affliggono, compiendolo:
possibile che per avere qualcosa
la si debba prima smarrire,
e ad essere felici
ci si debba costantemente perdere?
Da Eclisside, 2013
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