L’IILA (Organizzazione internazionale italo-latino americana), gli Istituti Italiani di Cultura di Barcellona, Buenos Aires, Caracas, Città del Messico, Lima, Madrid e Montevideo, e il Laboratorio Trādūxit, con il patrocinio di Biblioteche di Roma, al fine di promuovere la traduzione e la diffusione della poesia in lingua spagnola in Italia, hanno bandito, il 28 maggio 2024, la seconda edizione di M’ILLUMINO / D’IMMENSO: Premio Internazionale di Traduzione di Poesia dallo spagnolo all’italiano. In giuria: Barbara Bertoni (Italia), Vanni Bianconi (Svizzera), Matteo Lefèvre (Italia), Fabio Morábito (Messico, Egitto), Christian Sinicco (Italia).
Dopo alcuni mesi di lavoro da parte della Giuria è stato assegnato il premio M’illumino / d’immenso (MIDI) 2024 per la traduzione poetica. Nello specifico della sezione spagnolo-italiano, l’edizione di quest’anno è stata un successo sia per numero di partecipanti (491) e numero di Paesi (28) da cui sono state ricevute proposte di traduzione. Le traduzioni premiate verranno pubblicate da 24 prestigiosi media di 12 Paesi: Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Egitto, Italia, Iraq, Marocco, Messico, Portogallo, Spagna e Svizzera.
Vincitore dell’edizione 2024 del Premio è risultato Valerio Nardoni, poeta e traduttore nato a Livorno nel 1977. Professore Associato di Letteratura spagnola presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, per la sua attività di traduttore Nardoni ha ricevuto numerosi premi, fra cui, nel 2018, un Premio Nazionale speciale per la Traduzione assegnato dal MIBACT, per le sue versioni di Miguel de Cervantes e Pedro Salinas, i due poli – Secoli d’oro e Novecento – a cui si è maggiormente dedicato, insieme a numerosi lavori dedicati alla poesia spagnola contemporanea, come la pagina web www.perterredispagna.it che raccoglie molte videointerviste. È direttore editoriale della casa editrice Valigie Rosse, specializzata in poesia nazionale e internazionale.
Due le menzioni d’onore del Premio, alle giovani traduttrici: Francesca Cosi (Firenze) e Ilaria Sofia Perrino (Roma).
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II Edizione di “M’illumino d’immenso” – Premio Internazionale di Traduzione di Poesia dallo spagnolo all’italiano
Poesie originali
CUATRO VILANELAS
I
Es todo lo que sé. (Que es casi nada.)
Ella tenía una estrella entre los senos.
O así lo veía él, porque la amaba.
No se exigieron boletos en la entrada
Pues cada uno andaba en su terreno.
Es todo lo que sé. (Que es casi nada.)
En una cama angosta ambos quemaban
Su historia y el temor; o cuando menos
Así lo creía él, porque la amaba.
Los dos sabían muy bien la pendejada
Que es insistir en un amor del bueno;
Es todo lo que sé. (Que es casi nada.)
Marzo moría otra vez; y ya se daban
Café con leche mezclado con veneno.
O así lo sentía él, porque la amaba.
Supongamos que un día ella se enfada
Y se borra la estrella de los senos.
¿Qué más saben los dos? ¿No queda nada?
Así se dolía él, porque la amaba.
Luis Miguel Aguilar, Medio de construcción, Città del Messico, Premià Editora, 1979.
LAS SALINAS
Yo nunca vi la nieve y sin embargo he vivido entre la nieve toda mi juventud.
En las Salinas, adonde el mar no terminaba nunca y las olas eran dunas de sal.
En las Salinas, adonde el mar no moja pero pinta.
Nieve de mi juventud prometedora como un árbol de mango.
Veinte varas de sal para cada familia de cristianos. Y aún más.
Sal que los arrieros nos cambiaban por el agua de lluvia. Y aún más.
Ni sólidos ni líquidos los blanquísimos bordes de ese mar.
Bajo el sol de febrero destellaban más que el flanco de plata del lenguado.
(Y quemaban las niñas de los ojos.)
A veces las mareas -hora del sol, hora de la luna- se alzaban como lomos de caballo.
Mas siempre se volvían.
Hasta que un mal verano y un invierno las aguas afincaron para tiempos
y ni rezos ni llantos pudieron apartarlas de los campos de sal. Y el mar levantó techo.
Ahora que ya enterré a mi padre y a mi hermano mayor y mis hijos están prontos a enterrarme,
han vuelto las Salinas altas y deslumbrantes bajo el sol.
Hay también unas grúas y unas torres que separan los ácidos del cloro.
(Ya nada es del común.)
Y yo salgo muy poco pero Luis -el hijo de Julián- me cuenta que los perros no dejan acercarse.
Si parece mentira.
Mala leche tuvieron los hijos de los hijos de la sal.
Puta madre.
Qué de perros habrá para cuidar los blanquísimos campos
donde el mar no termina y la tierra tampoco.
Qué de perros, Señor, qué oscuridad.
Antonio Cisneros, Comentarios reales, Valencia, Pre-Textos, 2003.
Poesie vincitrici – traduzione di Valerio Nardoni
QUATTRO VILLANELLE
I
È tutto quel che so. (Che se ne cava?)
Lei aveva una stella in mezzo al seno.
O a vederla era lui, perché l’amava.
Non si chiesero biglietti all’entrata,
ognuno stava nel proprio terreno.
È tutto quel che so. (Che se ne cava?)
Stesi in un letto angusto i due bruciavano
le propria storia e la paura; o almeno
così credeva lui, perché l’amava.
Sapevano che razza di scemata
è incaponirsi in un amore vero;
è tutto quel che so. (Che se ne cava?)
Marzo moriva ancora; e già si davano
caffellatte mischiato col veleno.
O a sentirlo era lui, perché l’amava.
Supponiamo che un giorno lei arrabbiata
si cancelli la stella dal suo seno.
Che altro sanno quei due? Nulla restava?
Così soffriva lui, perché l’amava.
LE SALINE
Io non ho mai visto la neve eppure tra la neve ho vissuto tutta la mia giovinezza.
Nelle Saline, dove il mare non finiva mai e le onde erano dune di sale.
Nelle Saline, dove il mare non bagna ma tinge.
Neve della mia giovinezza promettente come un albero di mango.
Venti braccia di sale per ogni famiglia di cristiani. E non solo.
Sale che i mulattieri ci scambiavano con l’acqua piovana. E non solo.
Né solide né liquide le bianchissime sponde di quel mare.
Scintillavano sotto il sole di febbraio più del fianco d’argento della sogliola.
(E bruciavano le pupille degli occhi).
A volte le maree – ora del sole, ora della luna – si alzavano come groppe di cavalli.
Ma sempre defluivano.
Finché una brutta estate e un inverno le acque ristagnarono ancora e ancora
e né preghiera né lamento poté scacciarle dai campi di sale.
E il mare vi prese dimora.
Ora che ho già seppellito mio padre e mio fratello maggiore e i miei figli sono pronti a
seppellirmi,
le Saline sono tornate alte e luccicanti sotto il sole.
Ci sono anche delle gru e delle torri che separano gli acidi del cloro.
(Ormai nulla è più in comune).
E io esco di rado ma Luis – il figlio di Julián – mi racconta che i cani non ti fanno
avvicinare.
Pare incredibile.
Che bastardi i figli dei figli del sale.
Fanculo.
Quanti cani ci saranno a guardia dei bianchissimi campi dove il mare non finisce e la terra
neppure.
Quanti cani, Signore, quanto buio.
Notizie sui traduttori premiati
Vincitore:
Valerio Nardoni (Livorno, Italia)
Ispanista e traduttore letterario, è Professore Associato di Letteratura spagnola presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. Per la sua attività di traduttore ha ricevuto numerosi premi, fra cui, nel 2018, un Premio Nazionale speciale per la Traduzione assegnato dal MIBACT, per le sue versioni di Miguel de Cervantes e Pedro Salinas, i due poli – Secoli d’oro e Novecento – a cui si è maggiormente dedicato, insieme a numerosi lavori dedicati alla poesia spagnola contemporanea, come la pagina web www.perterredispagna.it che raccoglie molte videointerviste. È direttore editoriale della casa editrice Valigie Rosse, specializzata in poesia nazionale e internazionale.
Menzioni d’onore:
Francesca Cosi (Firenze, Italia)
Traduttrice letteraria, annovera tra le sue traduzioni poetiche 33 sonetti di Shakespeare raccolti nel volume Come allodola in volo (2024), una selezione di poesie inedite di Lewis Carroll (Ho una fata accanto, 2014) che ha ottenuto una menzione speciale al Premio Morlupo per la traduzione del 2015, i limerick di Edward Lear (Questo libro non ha senso, 2013, prima traduzione italiana) e altre poesie pubblicate su riviste (tra cui «Internazionale» nel 2023 e 2024). Insieme ad Alessandra Repossi ha tradotto circa 200 tra romanzi, racconti e saggi da inglese, francese e spagnolo: da Virginia Woolf a George Orwell, da Katherine Mansfield a Elie Wiesel, da Jack London a Mark Twain.
Ilaria Sofia Perrino (Roma, Italia)
È traduttrice letteraria dallo spagnolo, dal catalano e dal francese. Ha studiato e lavorato sia a Roma che a Barcellona, città tra le quali si sposta impegnandosi a costruire ponti culturali. Ha tradotto Maria Callís Cabrera (La città stanca, Ensemble, 2022), Mireia Calafell (Noi, chi, Ensemble, 2024) e sta lavorando a nuove traduzioni poetiche. Da ottobre sarà per la seconda volta ospite della residenza per traduttori dell’Institut Ramon Llull in Catalogna.



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