Beppe Salvia (Potenza, 10 ottobre 1954 – Roma, 6 aprile 1985) è stato un poeta italiano.
Ha pubblicato le prime poesie sulla rivista Nuovi Argomenti alla fine degli anni Settanta e ha partecipato al clima di rinnovamento della poesia di fine decennio, pubblicando sia sulla rivista Braci, da lui fondata con Marco Lodoli, Claudio Damiani, Arnaldo Colasanti e altri, sia su Prato pagano diretta da Gabriella Sica, su cui compariranno molti testi anche dopo la sua morte.
Il primo libro, Estate di Elisa Sansovino, esce postumo nel 1985, come Quaderno di Prato pagano.
Ha fatto parte della nuova scuola romana di poesia, sulla quale ha scritto Flavia Giacomozzi nel libro Campo di battaglia. Poeti a Roma negli anni '80 (antologia di Prato pagano e Braci), con prefazione di Sica (2005). Giacomozzi per la stesura del libro si è avvalsa dell'archivio di Sica e delle sue informazioni a voce. L'opera di Salvia è stata ricordata anche nel testo L'io che brucia, omaggio alla scuola romana di poesia di G. Furgiuele e L. Inchiappa (2007).
Muore suicidandosi, a Roma, il 6 aprile 1985.
«Beppe Salvia è morto a Roma, a trent'anni, gettandosi dalla finestra di casa sua sabato 6 aprile, a via del Fontanile Arenato. Ho sempre avuto l'impressione che abitasse in quella via perché il nome gli piaceva. Un nome liricamente simbolico.» (Incipit dell'articolo Morte d'un giovane poeta di Marco Lodoli, Paese Sera, 18 aprile 1985)
Nel 2019 la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma ha acquisito per la galleria "Spazi 900", in occasione del convegno sulla rivista Prato pagano, un suo ritratto con Gabriella Sica, opera della pittrice Loretta Surico.
Opere
Appunti, Tipografia T. Pantò edizioni (edizione non veniale), Sant'Agata di Militello, 11 agosto 1978
Lettere musive, «Quaderni di Prato pagano», Il Melograno-Abete Edizioni, Roma, 1980
Estate di Elisa Sansovino, «Quaderni di Prato pagano», Il Melograno-Abete Edizioni, Roma, 1985
Cuore, Cieli celesti, Rotundo, Roma, 1988
Elemosine Eleusine, Edizioni della Cometa, Roma, 1989
I begli occhi del ladro, a cura di Pasquale Di Palmo, Il Ponte del Sale, Rovigo, 2004
Un solitario amore, a cura di Emanuele Trevi e Flavia Giacomozzi, Fandango, Roma, 2006
I pescatori di perle e due prose inedite, a cura di Pasquale Di Palmo, Via del Vento Edizioni, Pistoia, 2018
Cuore, a cura di Sabina Stroppa, Interno Poesia, Latiano, 2021
***
A scrivere ho imparato dagli amici,
ma senza di loro. Tu m’hai insegnato
a amare, ma senza di te. La vita
con il suo dolore m’insegna a vivere,
ma quasi senza vita, e a lavorare,
ma sempre senza lavoro. Allora,
allora io ho imparato a piangere,
ma senza lacrime, a sognare, ma
non vedo in sogno che figure inumane.
Non ha più limite la mia pazienza.
Non ho pazienza più per niente, niente
più rimane della nostra fortuna.
Anche a odiare ho dovuto imparare
e dagli amici e da te e dalla vita intera.
***
(Quanto fu lunga la mia malattia,
e tanto amara la mia vita in quella
fu stretta e spiegazzata come un cencio,
e io pallido e stanco come un mondo
intero dovessi sopportar tutto
su la mia schiena, faticavo tanto,
m’immaginavo mondi tutti assai
più lievi e volatili di questo mio,
che tanto m’affliggeva e tormentava,
e vaneggiavo di nascoste verità
e cieli quieti di pensieri chiari
ove più mio l’animo affranto potesse
dimorare, e non trovavo queste
cose che non esistono, e soffrivo)
***
Ma oltre queste verità e dentro queste
vuote parole ho perso la misura.
Ora io so soltanto che son seduto
a questo tavolo e che per tanto buone
ragioni ho tempo e odio da spendere.
E mi basta così senza nemmeno
maledire. Non è perdere al gioco,
e poi fa bene vivere. Un’arte
marziale voglio imparare, di che sempre
si possa indugiare di far male.
Un teatro astratto di colpi e pensieri
per i giorni neri. E poi le gioie e insieme
con gli amici far niente.
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