domenica 3 agosto 2025

DI RUSCIO Luigi (1930 - 2011)



Luigi Di Ruscio (Fermo, 27 gennaio 1930 – Oslo, 23 febbraio 2011) è stato un poeta, scrittore e saggista italiano.
Autodidatta (consegue soltanto la licenza di quinta elementare), svolge diversi mestieri, e studia da solo classici americani, francesi e russi, la filosofia greca, saghe della mitologia nordica, l'opera di Benedetto Croce. Nel 1953 una giuria presieduta da Salvatore Quasimodo gli assegna il premio Unità. Nel 1957 si trasferisce in Norvegia, dove lavora per quarant'anni in una fabbrica metallurgica, e si sposa con una cittadina norvegese, da cui avrà quattro figli.
Oltre alla produzione libraria, sia poetica che narrativa, ha collaborato con lavori poetici e interventi in prosa a varie riviste e giornali (tra gli altri: "Momenti", "Il Contemporaneo", "Realismo lirico", "Ombre rosse", "Alfabeta", "il manifesto", "Azimuth").
«Abbiamo avuto due genitori, poi quattro nonni e la cosa si raddoppia sempre sino a includere tutto il vertiginoso esistente, eredi di una eternità di cui non sappiamo niente. Tutto poteva non avvenire, la cosa è avvenuta, ci siamo perfino incontrati, nessuno può considerarsi innocente, consideriamoci un sogno!»
Tra i suoi recensori (su quotidiani e riviste come Il manifesto, Liberazione, L'Unità, Corriere della Sera, Il Messaggero, Panorama, Il Ponte, La Stampa, La Repubblica, Il Riformista, Allegoria), si ricordano Aldo Capasso, Enrico Falqui, Eugenio De Signoribus, Paolo Volponi, Angelo Ferracuti, Massimo Raffaeli, Roberto Roversi, Sebastiano Vassalli, Biagio Cepollaro, Stefano Verdino, Francesco Leonetti, Silvia Ballestra, Andrea Cortellessa, Tommaso Ottonieri, Flavio Santi, Goffredo Fofi, Giulio Angioni, Massimo Gezzi, Walter Pedullà, Giorgio Falco, Emanuele Zinato, Gilda Policastro.
Franco Fortini ha scritto che le sue «poesie di miseria e fame, di avvilimento e di rivolta, nascono da un'esperienza diretta e ne sono la trascrizione; la loro tematica non si distingue da quella della poesia del Quarto Stato che, nei primi decenni del secolo è stata nel nostro paese, almeno di intenzioni, assai feconda [...] E questi versi sono insomma un documento umano delle aree depresse, di quella parte di noi stessi depressa che chiede, da generazioni, il riconoscimento iniziale del volto umano».
Per Salvatore Quasimodo, «Di Ruscio è uomo d'avanguardia nel senso positivo, cioè della fede nell'attualità e per la violenza del discorso. La follia non è in lui un'accademia che inaridisce l'ispirazione nel bunker dei versi premeditati [...] Le poesie di Luigi Di Ruscio sono nell'angoscia di un crescendo della simbolica mania di persecuzione dell'autore che non ama distrarsi per selezionare una bella pagina da auditorium. Al marchigiano non importa niente che lo si legga o no; il ritmo sordo e perpendicolare nella forma, nei suoi versi viene da una rigorosa ragione di contenuto».
Per Luigi Fontanella «Il meglio della poesia di Luigi Di Ruscio è nel volume Firmum (Pequod, 1999) e in Poesie scelte 1953-2010 (Marcos y Marcos, 2010) a cura di Massimo Gezzi. Ma considerevole è anche la sua produzione narrativa», in Raccontare la poesia 1970-2020 (Moretti & Vitali Editori, 2021).
Nel marzo 2014, la casa editrice Feltrinelli pubblica il volume intitolato Romanzi, con introduzione di Angelo Ferracuti e postfazioni di Andrea Cortellessa, contenente le opere Palmiro, Cristi polverizzati e Neve nera e l'appendice Apprendistato.

Poesia

Volumi
Non possiamo abituarci a morire, prefazione di Franco Fortini, Schwarz, Milano 1953
Le streghe s'arrotano le dentiere, prefazione di Salvatore Quasimodo, Marotta, Napoli 1966
Apprendistati, Bagaloni, Ancona 1978
Istruzioni per l'uso della repressione, presentazione di Giancarlo Majorino, Savelli, Roma 1980
Epigramma, Valore d'uso, Roma 1982
Enunciati, presentazione di Eugenio De Signoribus, Stampa dell'arancio, Grottammare 1993
Firmum. 1953-1999, peQuod, Ancona 1999
L'ultima raccolta, prefazione di Francesco Leonetti, Manni, Lecce 2002
Iscrizioni, Biagio Cepollaro, 2005
Poesie operaie, prefazione di Angelo Ferracuti, postfazione di Massimo Raffaeli, Ediesse, Roma 2007
L'Iddio ridente, prefazione di Stefano Verdino, editrice Zona, Arezzo 2008

Plaquettes e libri d'arte
Poesie, con Roberto Voller, supplemento al n. 16 (a. VI, 1979) di «Salvo imprevisti»
Epigrafi, Grafiche Fioroni, Casette d'Ete 2003

Poesie in antologia (parziale)
Poesia e Realtà, a cura di Giancarlo Majorino, Savelli, Roma 1977; poi Marco Tropea Editore, Milano 2000
Poesia degli anni settanta, a cura di Antonio Porta, Feltrinelli, Milano 1979-1980
Centanni di letteratura, a cura di Giancarlo Majorino, Liviana, Padova 1984



*
Per Caterina

dovrai resistere all’acqua al fuoco alle tenebre
dovrai rimanere umana nonostante la capillare brutalizzazione
toccare tutti gli elementi della morte sino alla morte
vivere tutto quello che mai è stato vissuto e mai più sarà vissuto
non credere neppure una parola di tutte quelle che ti diranno
noi che viviamo anche per rappresentare tutti quelli che sono morti
e tutti quelli che verranno e sino a quando rimarrà la resistenza di uno solo
la sconfitta non è ancora avvenuta
non la rosa sepolta ma i comunisti massacrati e sepolti
tutto deve essere ingoiato anche quello che profondamente disprezzo
la violenza e la tortura stabilizza il mondo come la forza di gravità
tiene insieme il sistema solare e tutte ste famiglie
tenute in piedi dalla violenza del capofamiglia
e tutti gli organismi statali e parastatali e tutti i sovrapposti e sottoposti
e la violenza legittima sarebbe quella che violenta l’anima mia
bisogna sapere assolutamente in che mondo viviamo
se vedo i miraggi questo non significa che la salvezza non esiste
un tempo mi sembrava a portata di mano da poterla ghermire per sempre

*

l’ultima poesia iscritta tanto faticosamente
riprendere fiato ad ogni parola
squadrare sul vocabolario quella parola introvabile
il tutto era così luminoso intatto e mi sentivo sporco contaminato
non facevo che immergermi nella vasca
tutta quella neve esposta ad un sole precoce
tutta questa gente esposta alla morte
vivrai una vita immortale solo se vivi continuamente nel consueto nell’ovvio
muore chi è veramente vivo ed è continuamente nell’irrepetibile
le ripetizioni l’ovvio il consueto sono senza tempo eterne
chi vive veramente è in una estrema fragilità
il miracolo è avvenuto la cosa no sarà più ripetuta
appena si è mostrata è finita per sempre

*

il sottoscritto è fortunato
il passaggio tra la coscienza e il niente sarà brevissimo
non è destinata a noi una lunga e spettacolare agonia
non sarà per noi l’insulto di essere a lungo vivi senza coscienza
i clinici più rinomati non appresteranno a noi lunghe strazianti agonie
la nostra miseria ci salva
dall’insulto di essere vivi senza più lo spirito nostro
ritorneremo tranquillamente nel niente da dove siamo venuti
è già tanto che il miracolo della mia esistenza ci sia stato
riuscendo perfino a testimoniarvi tutti


Nessun commento:

Posta un commento

#stranieri / BOBROWSKI Johannes (1917 - 1965)

  Johannes Bobrowski (Tilsit, 9 aprile 1917 – Berlino Est, 2 settembre 1965) è stato uno scrittore e poeta tedesco. Nacque nell'odierna ...