Umberto Fiori (Sarzana, 1949) è un musicista, scrittore e poeta italiano.
Nato a Sarzana nel 1949, dal 1954 vive a Milano, dove si è laureato in filosofia.
Negli anni della contestazione entrò a far parte come voce e chitarrista (e più tardi come autore) del gruppo rock Stormy Six, che ottenne successo con l'uscita dell'album Un biglietto del tram. Brani come Stalingrado, Dante di Nanni e La fabbrica ne fecero «un disco-simbolo del movimento di protesta». Il gruppo divenne una presenza fissa nelle principali manifestazioni musicali del periodo, come quella svoltasi nel 1975 presso Parco Lambro a Milano.
Lasciato il mondo della musica nei primi anni Ottanta, Fiori si dedicò a tempo pieno alla poesia, alla quale si era già interessato prima della parentesi musicale, come ha raccontato nella raccolta di saggi Scrivere con la voce, in cui ha indagato il rapporto con la canzone, domandandosi se essa possa essere considerata poesia. Nel 1986 l'autore pubblicò il suo primo libro di versi intitolato Case (San Marco dei Giustiniani), al quale seguirono, tutte edite da Marcos y Marcos, le raccolte Esempi (1992), Chiarimenti (1995), Parlare al muro (1996), Tutti (1998) e La bella vista (2002).
Fiori ha inoltre collaborato con il compositore Luca Francesconi, per il quale ha scritto due libretti d'opera, Scene e Ballata, e numerosi altri testi.
Insegnante e saggista, ha collaborato come docente di Letteratura italiana contemporanea presso l’Università degli Studi di Milano.
Ha pubblicato anche un romanzo breve, dal titolo La vera storia di Boy Bantàm (Le Lettere, 2007) e la raccolta di saggi sulla poesia La poesia è un fischio (Marcos y Marcos, 2007).
Nel 2009 è uscito il libro di poesie Voi (Mondadori). Nel 2014 è uscito un volume in cui sono raccolti tutti i testi editi, più degli inediti: Poesie 1986-2014 (Mondadori).
Nel 2019 ha pubblicato per Marcos y Marcos il romanzo in versi Il Conoscente.
Nel 2023 sono usciti per Garzanti la raccolta di poesie Autoritratto automatico e per Manni Editori il saggio di poetica Le case vogliono dire.
Poesia
Case, Genova, San Marco dei Giustiniani, 1986
Esempi, Milano, Marcos y Marcos, 1992 (2004)
Chiarimenti, Milano, Marcos y Marcos, 1995
Parlare al muro, Milano, Marcos y Marcos, 1996
Tutti, Milano, Marcos y Marcos, 1998
La bella vista, Milano, Marcos y Marcos, 2002
Voi, Milano, Mondadori, 2009
Poesie 1986-2014, Milano, Mondadori ("Oscar Poesia")
Il Conoscente, Milano, Marcos y Marcos, 2019
Autoritratto automatico, Milano, Garzanti, 2023
Le case vogliono dire, San Cesario di Lecce, Manni, 2023
Foto-ricordo
A spingermi là dentro,
sotto la luce della scatola,
era un ricordo.
Una forma imprecisa, risaputa,
un’ombra che premeva
nella mia testa
come il sogno che resta lì per un attimo
quando ti svegli:
nei dettagli non sai ricostruirlo
ma sai bene com’era, sei certo
di averlo fatto.
Lineamenti, colori, connotati:
scatto per scatto spiavo la traccia
che potesse guidare fino a quelli
della mia vera faccia.
da Autoritratto automatico (Garzanti, 2023)
Dosso
Le porte sbattono,
giù per le scale, le chiavi
girano nelle serrature.
Fuori fa chiaro.
Parlano, per la strada.
Alberi, voci, case:
ogni momento è il tuffo
quando sei nato.
Ogni odore, ogni ombra,
ti sembra grande.
A volte di colpo
passando per una piazza
senti la testa sgombra. La verità
la vedi come si spreca,
come si spande.
Mentre se ne va
è bello restare soli.
Si leva di sotto e tu voli.
A soffi, a onde,
il vuoto ti viene addosso.
Sentila che ti scappa tra le gambe
e ti saluta, la verità.
E’ come da bambini,
aggrappati al sedile, quando in macchina
si è scavalcato un dosso.
da Chiarimenti (Marcos y Marcos, 1995)
Località
Dopo lo svincolo,
dove la provinciale incomincia a stringersi
tra i filari di gelsi, ti viene incontro
la cancellata di un condominio
e poi – sulla sinistra – una cascina
con un distributore,
un bar, una bottega di orologiaio.
Non è un paese,
neppure una frazione: dodici case
saranno, su un lato e l’altro del rettilineo.
Una località.
Lì tutte le mattine
siamo in colonna.
In mezzo a una cucina, a pianterreno,
una donna sta ferma
con un vassoio in mano.
Da un marciapiede largo
meno di uno zerbino
due ragazzine ci vedono
chiusi dentro le macchine,
i motocarri, le corriere, i camion.
Da vicino, ci vedono, e anche noi
le vediamo
dondolare sui tacchi.
Passare non si può.
Stare, nemmeno.
Niente si muove, nessuno. Solo la luce
sui cofani, sui muri, sui capelli,
diventa sempre più chiara.
da Poesie 1986 -2014 (Mondadori, 2014)
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