Paolo Bertolani (Lerici, 26 gennaio 1931 – Arcola, 19 febbraio 2007) è stato uno scrittore e poeta u italiano. Ebbe frequentazioni letterarie con artisti quali Vittorio Sereni, Mario Soldati, Attilio Bertolucci, Luciano Erba, Charles Tomlinson e fece parte della giuria in prestigiosi premi letterari, come il Premio LericiPea. I comuni spezzini di Castelnuovo Magra - nel 2002 - e di Lerici - nell'ottobre del 2006 - gli concessero la cittadinanza onoraria per il profondo legame storico letterario con il territorio del Golfo dei Poeti.
Paolo Bertolani dal primo matrimonio con Graziella aveva avuto due figlie, Cecilia e Laura. Nel 2006 aveva sposato in seconde nozze Mariangela Bacega.
Negli ultimi anni lottò contro una lunga incurabile malattia: nell'opera "Raità da neve" il poeta aveva rappresentato la fine vicina attraverso versi pieni di malinconia, e la rarità della neve per chi vive in riva al mare rappresentava il simbolo dei sogni dell'esistenza.
Nato alla Serra, frazione di Lerici, Paolo Bertolani prediligeva l'uso del dialetto della sua terra, un dialetto ligure puro e arcaico, e lo elevò a dignità letteraria: la critica gli riconobbe il dono di saper trasformare in poesia anche gli oggetti e le situazioni quotidiane più semplici e di saper dare dignità ad una cultura povera, materiale, evocativa, contadina legando il suo cammino poetico ai sentieri della vita e della memoria e a quei valori sociali e umani prima trasmessi in modo orale.
La sua poetica parte dalla volontà di confronto con la terra d'origine, con il suo paese (La Serra di Lerici) e con la sua gente, dura e antica, e dà vita ad una lirica ancorata ai temi eterni dell'esistenza, al fluire delle stagioni e della vita degli uomini, al confronto con la morte. L'uso del dialetto per lui non era una scelta, in quanto costituiva la lingua naturale, madre dell'espressione.
Di lui Attilio Bertolucci ha detto: "è stato capace di scrivere con un livello raro di integrità e forza; in tempi di crisi del linguaggio poetico che ci ha coinvolto tutti ha fatalmente scoperto l'erba miracolosa necessaria e che non voglio chiamare medicina. Si trattava della sua lingua materna, quella usata tutti i giorni, ma recuperata andando alle sue origini più remote, ma fatta rivivere da una mente sensibile, capace di arricchirla con esperienze linguistiche fuori del tempo e dello spazio".
Franco Brevini, studioso della nostra poesia dialettale moderna, ha scritto: "Con la conquista di un linguaggio dialettale più maturo, attento alla cadenza di quello della sua Serra, i testi poetici di Bertolani, non privi di rabbia, sono più spesso articolati in un'ampia e dolorosa spirale di poetica consapevolezza della propria umana impotenza".
Giuseppe Conte aggiunse: "Le sue poesie più belle sono scritte nel dialetto della Serra di Lerici, che assomiglia poco al genovese di Edoardo Firpo, non ha nulla della cantilena dolce con cui si parla a Ponente, e si distanzia dallo stesso spezzino per una sua sonorità più ispida e irta di dissonanze e dissolvenze". Alcune versioni francesi (CIRCE e J.-C. Vegliante) su http://uneautrepoesieitalienne.blogspot.com/search/label/Bertolani.
Con "Libi" (che nel suo dialetto significa "libri") vinse il Premio Lerici Pea 1990 con la motivazione di aver scritto un libro di fedeltà, fedeltà ai luoghi nativi, e di quotidiana esistenza, fedeltà agli affetti, fedeltà alla poesia intesa come voce di autenticità umana, sempre più minacciata, come il suo meraviglioso paesaggio, dall'insidia dell'incuria e del degrado.
Opere di Poesia
Le trombe di carta (Editore Carpena, Sarzana, 1960)
Identificazione degli uccelli (con Francesco Bruno - Losi -Lerici 1974)
Incertezza dei bersagli (Ugo Guanda Editore, 1976, ripubblicato nel 2002)
Séinà (Serate) (Einaudi Editore, 1985)
E góse, l'aia (Le voci, l'aria) (Ugo Guanda Editore, 1988)
Diario greco -(El Bagatt Bergamo 1989)
Dall'Egitto - con acquarelli di Andrea Razzauti- Art Valley - Forte dei Marmi-(settembre 1991)
L'occhio, le parole-Zolesi - Ameglia (SP) 1991
Avéi (1994)
Die- Diabasis Reggio Emilia 1998
Libi - Interlinea edizioni - Novara-(2001)
Se de sea, prefazione di Fernando Bandini, Genova, Edizioni San Marco dei Giustiniani, 2002
Paolo Bertolani e Francesco Bruno, Itinerari del monte e degli amori, Una corrispondenza in versi, Genova, Edizioni San Marco dei Giustiniani, 2002.
Le trombe di carta (ristampa ConTatto Edizioni, aprile 2004)
Piccolo cabotaggio (ConTatto Edizioni, 2004)
Raità da neve (Interlinea edizioni, 2005)
Dell’altra bambina
La pioggia che da un cielo
ora vicino e prima a pecorelle,
le mani che ripongono i vasi
di fiori e assicurano le imposte,
lo scroscio che segue
e fa il paese raccolto,
quello che nella casa è quiete
o movimento
– cose da cui sei lontana,
che non sai nominare.
A stento volgi verso gli angoli chiari
il collo tuo di passero non ancora abituato
alla luce, e allora pare rifletta un pensiero
la tua persona appena verde.
Quello che ti contrae la bocca in un sorriso
non è il sogno del fiore della lepre
– come tua madre mi ripete e spera –
ma forse solo un tenue movimento di luce
una raggiunta pace viscerale
dopo quelle tue prime settimane qui,
lasciato il buio involucro
dove hai preso una forma.
Ora sui tetti, sopra il verde degli orti scampato
all’autunno, si dilata lo scroscio. Io ti immagino
avanti negli anni, penso ai passi obbligati
della vita, a che impiego
di cuore là ti attende
– docile, se mi somigli,
andrai incontro ai franchi tiratori –
dovrai passare anche tu dentro la selva
oscura, anche tu subire, provare vergogna,
imparare la triste pazienza di vivere.
Ma anche se dovrai maledire, dire
c’era una volta
e poi vedere un rincorrersi folle di topi
e l’aria della stanza chiudersi
come una porta,
sappi che sei la goccia che mancava
il peso di piuma che mantiene l’amaro equilibrio
– e preziosa così,
come chiunque alta, irripetibile.
Variazioni con uccelli
I
Fatto entrare
il mattino – nettezza
e lividume che dilagano fino al sacro
cuore nella tastiera – è un altro giorno, dici,
un foro in più nel biglietto
dannato. Consigliami tu che vestito
che faccia per affrontare la luce.
Il frullo che hai sentito nel sonno era un uccello
costretto nel camino da un vento che per quanto
è stata lunga la notte ha battuto i magri
appezzamenti e rinverdito frane
da anni assestate. (E qui ricordi il destino
della cesena che hai visto dal balcone nei giorni
del passo fulminata nella cabina dell’alta tensione).
Se ti alzi vedrai il piccolo
scheletro in un pugno di cenere più chiara…
Ma ora il vento è caduto, c’è l’aria che rovescia
le foglie come quando si presenta
la neve.
II
———Ah il buono
di certe giornate – qui, o alle sagre
da qui remote, sul fiume. Le tavolate
furiosamente umane.
Dici che stai morendo in un banale
intruglio di carte da gioco e di lunari
e che non sono del gruppo
premuroso che fa quieti i rumori. E rumori, blandizie
del mondo sono schiuma che insieme
ai gerani gela ai vetri.
Dici che sei vivo nell’artrite, nella solita
testa da cambiare che rintrona
quando la luna è fiele nella gola
dei cani.
———Nella borsa riponi
calde lane, libri imponenti:
come se tutto nel verde, e interminabile,
dovesse procedere il viaggio.
E altro cielo
Con gli occhi e grazia
di giovane gazzella
chiudevi in te gli oggetti
più dolci della sera. Era il minuto d’oro
e nel letto di foglie ti dicevo: io
mi continuo in te
non ho più morte – finché giungeva
quel furioso stormire del sangue
e ti volevo carne
e ti cercavo il caldo più segreto.
Ora che hanno messo fra noi
la dura consistenza delle strade
dei ponti e delle selve
ora mi cresci dentro più serena:
amarti in silenzio è scrivere
il tuo nome nel bianco
di tutte le cose. E altro cielo
chiuso alle parole.
Domande
Potevo figurarti
in ogni immagine prossima e lontana.
Altro tempo. Convoglia
ora la notte nei miei specchi
ombre di niente…E mi domando
se valeva la pena di piangere
accigliarsi
tremare sino all’ultima foglia
scandire le notti col cuore in tumulto
sperare
disperarsi
appendere la luna alla tua casa
e scrivere
turbarsi ad una nulla
credere in una spalla i confini del mondo
e ancora disperarsi
illividire
e questo per anni
-se valeva la pena
per giungere a capire che nulla hai tolto
e aggiunto alla mia vita
e scoprirmi una sera nel vuoto
di prima di incontrarci.
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