Gabriele Frasca (Napoli, 1957) è un poeta, scrittore e traduttore italiano.
Si è formato presso la Facoltà di Lettere dell'Università degli Studi di Napoli "Federico II", alla scuola di Vittorio Russo e Giancarlo Mazzacurati. Ha insegnato e svolto attività di ricerca presso l'Università di Napoli "Federico II", l'Università per Stranieri di Siena, prima di trasferirsi presso l'Università degli Studi di Salerno, dove insegna Letterature Comparate nel corso di laurea in Scienze della Comunicazione.
Ha collaborato con Radio RAI e tra il 1991 e il 1993 è stato regista, autore e conduttore di Diretta Audiobox su RadioUno. Dal 2012 al 2016 gli è stata affidata la presidenza del Premio Napoli.
Nel 1984 ha pubblicato Rame, la sua prima silloge poetica, per la casa editrice Corpo 10 di Milano. Una nuova edizione di questo lavoro è uscita nel 1999 per l'editore Zona di Genova, mentre altre tre raccolte di poesie – Lime, Rive, Rimi, ricche di sezioni in ritmo di prosa, sono state pubblicate da Einaudi di Torino rispettivamente nel 1995, nel 2001, e nel 2013. Nel 2007 ha pubblicato Prime per Luca Sossella editore che ha vinto il Premio Napoli nel 2008.
Ha scritto le "cinque tragedie seguite da due radiocomiche” raccolte nel volume Tele, edito nel 1998, e tre opere di narrativa: Il fermo volere. Una nuova avventura dell'ingegnoso Spirit., pubblicato negli anni ottanta da Corpo 10 e più recentemente dalle Edizioni d'if di Napoli, col CD audio Merrie Melodies di Steven Brown e dello stesso Frasca, Santa Mira, uscito per Cronopio nel 2001, poi ripubblicato presso Le Lettere nella collana "Fuori formato" diretta da Andrea Cortellessa, e infine Dai cancelli d'acciaio (Sossella 2011). Ha fondato i gruppi poetico-musicali Asilo Poetico e i ResiDante e ha collaborato a più riprese con musicisti come Steven Brown e Roberto Paci Dalò (che, come regista, ha firmato diversi spettacoli teatrali su testi di Frasca). Per la casa editrice Fanucci di Roma ha tradotto nel 1993 il romanzo di Philip K. Dick Un oscuro scrutare (A Scanner Darkly) e ancora per Einaudi Watt (1998), Le poesie (1999) e Murphy (2003), tre opere di Samuel Beckett.
Nel 2005 ha tenuto presso l'Università di Lecce il seminario "Il suono e la voce”, con Giovanni Lindo Ferretti, Andrea Rossetti e Roberto Paci Dalò, presentando insieme a quest'ultimo il progetto Rimi, finalizzato alla realizzazione e all'esecuzione di una “letteratura da ascolto”; progetto poi convertitosi nell'omonimo volume (Einaudi 2013).
Nel 2008 ha curato per il Napoli Teatro Festival il ciclo di spettacoli L'Assedio delle Ceneri a partire da prediche di Giacomo Lubrano scritte da autori di varia estrazione (quali Barca, Boeri, Dal Lago, Doninelli, Odifreddi), da poeti (come Insana, Ottonieri, Valduga, Voce), e interpretate da attori come Enzo Moscato, Silvio Orlando, oltre che dai poeti stessi, per la regia di Roberto Paci Dalò.
Dal febbraio del 2008 al marzo del 2010 ha pubblicato a fascicoli, solo per i sottoscrittori, il romanzo Dai cancelli d'acciaio (poi pubblicato in volume da Luca Sossella Editore). Il romanzo è stato recensito, fra gli altri, da Daniele Giglioli su "Alias", Cecilia Bello su "Alfabeta2", Andrea Cortellessa su "La Stampa" e "Il Corriere della Sera"; con quest'opera, Frasca ha ottenuto il primo posto nella Classifica di qualità del Premio Pordenonelegge-Dedalus
L'opera saggistica riguarda autori e tematiche del canone non solo novecentesco (Beckett, Dick, Gadda, Joyce; il "reticolo mediale"; la forma sestina...)
Poesie
Rame (1984; Genova, Zona, 1999)
Lime (Torino, Einaudi, 1995)
Rive (Torino, Einaudi, 2001)
Prime. Poesie scelte 1977-2007 (Roma, Luca Sossella Editore, 2007)
Quevedo, ovvero Perché è più freddo della morte amore (Napoli, Edizioni d'If, 2009)
Rimi (Torino, Einaudi, 2013)
Lame, a cura di Giancarlo Alfano e Riccardo Donati (Roma, L'orma editore 2016)
Ciò che hanno fatto di me le vecchie parole,
Spiccare il sole via dal midollo dell’osso
Come s’essicca un frutto del proprio liquore,
Spargere il senso assoluto d’un sasso
Al debole grido che ha scosso
Questo ordigno di sensi che è tutto un motore
Muto e cocciuto in attesa d’un suono;
Dove m’hanno condotto col loro fracasso,
Lavorando d’intarsio lungo l’abbandono
Che ho visto crescere mentre affrettavo il passo
Per tener dietro a chi restò lontano,
Ma sempre con l’eco del tuono
Per dettare nel buio che resta qui in basso
L’ombra che s’allucina il cielo al lampo;
Ciò che hanno fatto di me malgrado sapessi
Che con gli echi dispersi si forgia lo stampo
Che mantiene compatto fra sessi e decessi
Almeno un fine alla miccia del tempo,
Sebbene non resti mai scampo
Alla lenta erosione che intacca gli stessi
Semplici lacci che annodano il senso;
Dove m’hanno condotto malgrado lo scempio
Che fecero di me quando col loro incenso
Affumicarono l’unico vuoto tempio
Dove, dimesso il verbo, si fa a stento
La carne che chiede il suo censo,
Non c’è verso nemmeno per trarne un esempio
Di provare a ripeterlo in un verso.
Eppure quanta giusta inconsistenza resta
Mentre la testa impasta da ciò che s’è perso
Quel tanto di sostanza come cartapesta.
Vi si tenne la vita in quel rimorso
Andarsene via di traverso
Alla vegeta morte che ancora protesta
S’aprì una ferita che duole,
Cui non rimane chi rimi in soccorso,
Dove m’hanno condotto le vecchie parole.
*
io. detto per intenderci. io torno.
fra questi labili contorni. resto.
non sarò poi così diverso. il gesto
con cui mi tengo il mento è quello, intorno
si svolge il solito fondale. il giorno
che giunge mi ritrova uguale. vesto
magari tale e quale. e ingiungo a presto
a ciò che in fondo se ne va nel forno
dove gli anni si sfanno. e degl’inganni
non scaldo che una pasta senza lievito.
aha. quanto. quanto tanto ci ho tentato
di darmi un suono. e forma. ed altri panni.
ma se non li ho vestiti. neanche devi
per indossarli tu tenere il fiato
da Rive (Einaudi, 2001)
*
che piega espelle questa pulsazione
che plasma suoni sulle piaghe inferte
spingendo pece nelle falle aperte
per cui diventa affetto ogni emozione
e quale plesso ancora predispone
di percezioni che si dànno incerte
la nicchia dove si compone inerte
un pensiero per ogni repulsione
e poi da dove affiora questa forma
che viaggia voglie quanto più s’appresta
a raggelare vita nella norma
come se infine ciò che si protesta
vivo vivesse per calcare un’orma
la testa si risponde dalla testa
da Lame (L’orma, 2016)
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