Fernando Bandini (Vicenza, 30 luglio 1931 – Vicenza, 25 dicembre 2013) è stato un poeta e scrittore italiano, docente di stilistica e metrica presso l'Università di Padova.
Nel 1962 pubblicò In modo lampante, la sua prima opera, per i tipi di Neri Pozza. Seguono Per partito preso nel 1965, Memoria del futuro nel 1969 e La mantide e la città nel 1979, questi ultimi due editi da Arnoldo Mondadori Editore.
Le successive raccolte Santi di dicembre (1994), Meridiano di Greenwich (1998) e Dietro i cancelli e altrove (2007) sono state pubblicate da Garzanti. Per quest'ultima opera gli è stato consegnato a Marradi, sabato 6 ottobre 2007, il Premio di Poesia "Dino Campana".
Bandini pur non avendo fatto studi classici scrive anche poesie in lingua latina. "Avevo questo cruccio del latino" ha detto, "leggevo i classici e ne ero affascinato, pur non capendo nulla di quello che era scritto; ma a furia di leggerli sono diventato esperto della loro struttura!".
Fernando Bandini scrive (oltre che in latino e in italiano) poesie in dialetto vicentino. Dice di lui Andrea Zanzotto: «Bandini è un poeta eccezionale tra pacatezza e meditazione; a sua differenza, è un poeta trilingue...» (Andrea Zanzotto a RAI Radio 3)
Raccolte poetiche
In modo lampante, Neri Pozza, Venezia 1962
Per partito preso, Neri Pozza, Venezia 1965
Memoria del futuro, Mondadori, Milano 1969
La mantide e la città, Mondadori, Milano 1979
Santi di Dicembre, Garzanti, Milano 1994 (seconda edizione 1995)
Meridiano di Greenwich, Garzanti, Milano 1998
Dietro i cancelli e altrove, Garzanti, Milano 2007
Quattordici poesie, Edizioni l'Obliquo, Brescia 2010
Un altro inverno, Il Girasole, Valverde 2012
Tutte le poesie, a cura di R. Zucco, Mondadori, Milano 2018
Memoris munus amoris, introduzione, traduzioni, note ai testi di Leopoldo Gamberale, Genova, Edizioni San Marco dei Giustiniani, "Quaderni di poesia", 2019
Padre nostro, se sei tu
che covi le uova celesti
da cui spuntano i mondi,
ed è tua figlia questa cometa
che prolunga la sua morte e rompe il guscio
del firmamento, squittisce le sue miche
di rimasuglio d’astro,
come può l’ala corta della mente
tener dietro al senso dell’universo
senza che tu ti sveli?
E’ breve il passo tra la vita e il niente
di noi mortali, ma lunga la rotta
di questo involucro di stelle.
Insegnaci allora a drizzare
il collo al pane degli angeli
(se c’è quel pane), unisci nel tuo uno
ciò che il tempo divide:
la luce e l’ombra,
la veglia e il sonno, l’amore e il disamore.
Sento solo la voce di mio padre nel vuoto,
tornano dall’azzurro le postille
del suo viso bambino, lo vedo
che guarda la cometa varcando la Porta
di Freiburg imBreisgau, seduto
sopra un carro di luppolo. Ma tu,
Padre nostro, se sei nei cieli,
se vuoi che sia santo il tuo nome,
manda una stella ad annunciare il Regno,
si accenda il suo fulgore
in cielo e nei nostri occhi sulla terra.
Dacci la nostra parte di quotidiana pace,
condonaci il dovere di esserti grati
come facciamo noi
con quelli che ci devono gratitudine.
E non c’indurre nella tentazione
di rinunciare a vivere
per paura dell’eternità.
da Il ritorno della cometa (Accademia Olimpica, 1982)
Sono qui nell’ombra declinante degli anni
e leggo sui giornali che sta per arrivare
la cometa di Halley.
Pochi la vedono due volte, c’è
chi nasce dopo il suo passaggio e muore
prima del suo ritorno.
Il suo corno è puntato
verso un futuro che precipita subito
in sale di memorie.
Si rituffava in quella sua
intervallata lunga oscurità
e già l’infanzia dei padri sbiadiva
nei deboli contrasti di una pellicola muta.
Gli uccelli e le cicale
non ricordano niente delle stelle:
per becchi per èlitre
il tempo è una borra di primavere morte.
La fuga indecifrabile delle stagioni terrestri
si fissa in rughe umane.
Da ragazzo ho seguito Gordon Pym
fino all’imbuto bianco che lo inghiotte.
Adesso è tutto conosciuto, tutto
già scritto. Solo il cielo resta chiuso
nei suoi sette sigilli.
da Tutte le poesie (Mondadori, 2018)
che covi le uova celesti
da cui spuntano i mondi,
ed è tua figlia questa cometa
che prolunga la sua morte e rompe il guscio
del firmamento, squittisce le sue miche
di rimasuglio d’astro,
come può l’ala corta della mente
tener dietro al senso dell’universo
senza che tu ti sveli?
E’ breve il passo tra la vita e il niente
di noi mortali, ma lunga la rotta
di questo involucro di stelle.
Insegnaci allora a drizzare
il collo al pane degli angeli
(se c’è quel pane), unisci nel tuo uno
ciò che il tempo divide:
la luce e l’ombra,
la veglia e il sonno, l’amore e il disamore.
Sento solo la voce di mio padre nel vuoto,
tornano dall’azzurro le postille
del suo viso bambino, lo vedo
che guarda la cometa varcando la Porta
di Freiburg imBreisgau, seduto
sopra un carro di luppolo. Ma tu,
Padre nostro, se sei nei cieli,
se vuoi che sia santo il tuo nome,
manda una stella ad annunciare il Regno,
si accenda il suo fulgore
in cielo e nei nostri occhi sulla terra.
Dacci la nostra parte di quotidiana pace,
condonaci il dovere di esserti grati
come facciamo noi
con quelli che ci devono gratitudine.
E non c’indurre nella tentazione
di rinunciare a vivere
per paura dell’eternità.
da Il ritorno della cometa (Accademia Olimpica, 1982)
Sono qui nell’ombra declinante degli anni
e leggo sui giornali che sta per arrivare
la cometa di Halley.
Pochi la vedono due volte, c’è
chi nasce dopo il suo passaggio e muore
prima del suo ritorno.
Il suo corno è puntato
verso un futuro che precipita subito
in sale di memorie.
Si rituffava in quella sua
intervallata lunga oscurità
e già l’infanzia dei padri sbiadiva
nei deboli contrasti di una pellicola muta.
Gli uccelli e le cicale
non ricordano niente delle stelle:
per becchi per èlitre
il tempo è una borra di primavere morte.
La fuga indecifrabile delle stagioni terrestri
si fissa in rughe umane.
Da ragazzo ho seguito Gordon Pym
fino all’imbuto bianco che lo inghiotte.
Adesso è tutto conosciuto, tutto
già scritto. Solo il cielo resta chiuso
nei suoi sette sigilli.
da Tutte le poesie (Mondadori, 2018)
Versi d’amore
Mi sono detto: bisogna scrivere
versi d’amore,
e ho preso la bava di una lumaca
e ne ho fatto ceralacca per sigillo
di lettere piene di sospiri,
e ho preso sangue di rondine
per farne inchiostro di parole chiare
e ho preso sudore di piedi in corsa
per farne ali di cuori ansanti.
Fallimento. La porta non riceve
che la sua chiave
e chi reca grimaldelli è colpevole.
da Tutte le poesie (Mondadori, 2018)
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