(Daria Menicanti nel 1937 all’epoca
del suo matrimonio civile con Giulio Preti. Archivio privato di Licia
Giorgina Pezzini)
Nel 1964 pubblicò la sua prima raccolta poetica, Città come che le valse il premio Carducci nel 1965. Seguiranno Un nero d'ombra (1969) e Poesie per un passante (1978). Successivamente pubblicò nel 1986 Altri amici e Ferragosto. Infine nel 1990 uscì Ultimo quarto.
Dal 1939 al 1979 effettuò una intensa attività di traduzione dall'inglese.
Morì per un tumore alla gola, in una casa di cura di Mozzate in provincia di Como il 4 gennaio 1995. Il suo archivio è conservato presso il Centro per gli studi sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei dell’Università di Pavia.
Opere di Poesia
Città come, Milano, Mondadori, 1964
Un nero d'ombra, Milano, Mondadori, 1969
Poesie per un passante, Milano, Mondadori, 1978
Altri amici, Forlì, Forum/Quinta Generazione, 1986
Ferragosto, Acireale, Lunarionuovo, 1986
Ultimo quarto, con una nota di Lalla Romano, Milano, Scheiwiller, 1990
La vita è un dito. Antologia poetica 1959-1989, introduzione e cura di Matteo M. Vecchio, con uno scritto di Fabio Minazzi e una lettera di Marco Marchi, Borgomanero, Giuliano Ladolfi Editore, 2011
Il concerto del grillo. L'opera poetica completa con tutte le poesie inedite, a cura di Brigida Bonghi, Fabio Minazzi e Silvio Raffo, con la Bibliografia Menicantea, Centro Internazionale Insubrico-Mimesis, Milano-Udine 2013
Ponte coperto
Dal ponte che s’incurva con l’obliqua
grazia di un tempo sotto il baldacchino
di legno di mattoni d’arenaria
– odore d’ombra, di fresco salnitro –
inquilina di un labile racconto
sospesa tra due vite
mi affaccio saggia ormai, non ignara.
La nebbia ancora arrotola fumate
di segnali inspiegabili, dal bruno
fruscìo del fiume si alza a creste, a ricci
con tenere perplessità.
Quest’amabile nebbia. Che copriva
di sé il più amore di tutti gli amori
indietro mi risucchia a paesaggi
interiori
dolcissimi e feroci. (Pavia, settembre 1964)
***
Notizie biografiche
Vuoi notizie biografiche, i fatti
sapere vuoi che abbiano scavato
nella mia vita un fondo di graffiti
che abbiano riarso
una striscia di lungo i miei giorni.
Ma che queste vicende siano parte
di me della mia vita
– inizio fine e nodo –
non pare abbiano questa importanza.
Quello che conta non è l’opinione
l’ideologia il pensiero. Quel che conta
è sempre la parola:
la vita dello scriba è una manciata
di sillabe e vocali e consonanti
e di allitterazioni:
fra tutto quel sussurro ad ora ad ora
serpeggia appena udibile o sfinisce
una buia canzone, il decanto
del vissuto, lo specchio e la culla
***
Le cose
Ambiguità di tutte queste nostre
cose che ci vivono accanto
e finiscono per assomigliarci:
braccia hanno e gambe occhi lucenti moto
e in qualche modo il discorso: una traccia
assorbono continua dall’uomo
e quel che è tattile e tridimensionale
– la gravità e il disegno –
le tiene strette a noi dentro lo spazio.
Nati in mezzo alle cose
noi viviamo affettuosi con esse
e quelle – le loro anime scure –
ci danno qualche pace
e prima o poi
ci fanno da specchio
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