
UN DIO ALLA PORTA
(A God at the door, 2021)
Testo inglese a fronte
Curatela e traduzione di Andrea Sirotti
InternoPoesia, collana Interno Books
pp. 236, giugno 2022, Euro 15
ISBN 978-88-85583-71-9
Travolgente, disorientante, genuinamente «civile», la poesia di Tishani Doshi arriva per la prima volta in Italia con un libro in cui intimo, pubblico e sacro si intrecciano e danno vita ad una voce unica e originale. Una lingua composita e meticcia, assertiva, non di rado bizzarra, colta e popolare al tempo stesso, ricca di espressioni e parole che raramente trovano cittadinanza in poesia. Una formidabile eloquenza e vitalità in cui i versi liberi, cadenzati, pensati per essere letti ad alta voce, sono disposti con estro e consapevolezza sulla pagina. Quella di Doshi è una militanza a 360° gradi. Nessuna questione di scottante attualità è esclusa, in India come altrove nel mondo. Le poesie sgorgano dalla cronaca e dalla storia, dalle ultime notizie come dai vecchi rancori e contrapposizioni, lo spunto può essere un articolo di giornale, un video su YouTube, una foto, un dipinto, un libro. Poesie sempre pronte a denunciare le disuguaglianze, il mancato rispetto dei diritti civili. Tra i temi ricorrenti: la condizione della donna, le diseguaglianze economiche e sociali, le trasformazioni esistenziali in tempo di Covid, le relazioni sentimentali, la malattia, le difficoltà quotidiane del singolo individuo; il tutto mediato dalla contrapposizione di due visioni del mondo, tra laica indifferenza e fanatismo religioso, tra spiritualità e materialismo.
Una poesia
Maybe what you miss is what’s simple,
which isn’t childhood, but that bird
of prey holding the air with its claws.
If you knew it would cost nothing
to keep your wings open like an albatross,
that you could go ten thousand miles without
a single flap, that it has to be this way,
this glissando between soaring and falling,
you could pack up your indignations
and move towards the phone booth
in the sky. A god at the door sitting
on a giant buffalo offers you a sip
of wine to make the bitterness go away.
Your final phone call is to the future,
We’re fine, you say. We’re all going to be just fine.
Forse quello che ti manca sono le cose semplici,
che non è l’infanzia, ma quell’uccello
rapace che afferra l’aria con gli artigli.
Se tu sapessi che non costerebbe nulla
tenere le ali aperte come un albatro,
che potresti andare per diecimila miglia senza
un solo battito d’ali, che deve essere così,
questo glissando tra impennata e caduta,
potresti impacchettare le tue indignazioni
e andare verso la cabina telefonica
nel cielo. Un dio alla porta seduto
su un bufalo gigante ti offre un sorso
di vino per far passare l’amarezza.
La tua ultima telefonata è verso il futuro,
Stiamo bene, dici. Staremo tutti bene.

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