lunedì 2 giugno 2025

RISI Nelo (1920 - 2015)

 

Nelo Risi (Milano, 21 aprile 1920 – Roma, 17 settembre 2015) è stato un poeta e regista italiano. Laureato in medicina come il fratello Dino, Nelo Risi si dedica alla poesia a partire dal 1941, anno in cui pubblica la sua prima raccolta, Le opere e i giorni. Luciano Anceschi inserisce nell'antologia Linea Lombarda (1952) una serie di componimenti della prima produzione poetica di Risi. Nello stesso periodo affianca all'attività letteraria quella di regista, (l'esordio con il film Andremo in città) realizzando otto film, oltre che un telefilm, cortometraggi, inchieste televisive e diversi documentari, tra i quali l'ultimo, uscito nel 2008 col titolo Possibili rapporti, mostra un dialogo tra lo stesso Risi e il poeta Andrea Zanzotto, allora entrambi ultraottantenni. Ha sposato la scrittrice di origine ungherese Edith Bruck.
La critica si interessa sin dagli anni Cinquanta dell'opera poetica di Risi. In un articolo del 1957 sul Corriere della Sera, Eugenio Montale scrive che Risi deve aver imparato, più che dalla poesia, da certa recente pittura francese. Cesare Garboli, in un intervento del 1958, parla di una poesia essenzialmente non metaforica; definizione ripresa e ampliata da Giovanni Raboni che, nell'introduzione a Poesie scelte 1943-1975, sottolinea come nella poesia risiana il detto prevale sempre e comunque sul non detto, il nero sul bianco, la chiarezza sull'ambiguità, il piano sullo spessore, l'univocità sulla polivalenza, e dove la musica non viene usata, simbolisticamente, per torcere il collo all'eloquenza ma, al contrario, per crearle intorno un nuovo spazio acustico, per incrementare "l'indice d'ascolto". Nelo Risi rifugge dalla concezione di poesia come evasione o sogno, e anzi in essa vede uno strumento di impegno civile (evidente soprattutto nella raccolte degli anni Sessanta-Settanta fino ad Amica mia nemica). "Scrivere è un atto politico" afferma Risi in Dentro la sostanza (1965).
La pratica letteraria si orienta anche nell'ambito della traduzione poetica. Risi lavora a organiche traduzioni di Pierre Jean Jouve e delle Moralità leggendarie di Jules Laforgue; altri poeti francesi di cui traduce episodicamente alcuni versi sono Guillaume Apollinaire, Gérard de Nerval, Robert Desnos, Max Jacob, André Frénaud, Raymond Queneau, Henri Michaux (traduzioni antologizzate in Compito di francese e altre lingue 1943-1993). Alla base di questo interesse per la letteratura francese risiede, in parte, anche il periodo trascorso a Parigi nel secondo dopoguerra (1948-1953).

Opere poetiche
Le opere e i giorni (Milano, Scheiwiller, 1941)
L'esperienza (Milano, Edizioni della Meridiana, 1948)
Polso teso (Milano, Mondadori, 1956)
Il contromemoriale (Milano, All'insegna del pesce d'oro, 1957)
Civilissimo (Milano, All'insegna del pesce d'oro, 1958)
Pensieri elementari (Milano, Mondadori, 1961)
Minime Massime (Milano, All'insegna del pesce d'oro, 1962)
Dentro la sostanza (Milano, Mondadori, 1966)
Di certe cose che dette in versi suonano meglio che in prosa (Milano, Mondadori, 1970)
Amica mia nemica (Milano, Mondadori, 1976)
Poesie scelte 1943-1975 a cura di Giovanni Raboni (Milano, Mondadori, 1977)
I fabbricanti del “ bello ” (Milano, Mondadori, 1982)
Le risonanze (Milano, Mondadori, 1987)
Mutazioni (Milano, Mondadori, 1991)
Il mondo in una mano (auto-antologia per temi) (Milano, Mondadori, 1994)
Altro da dire (Milano, Mondadori, 2000)
Ruggine (Milano, Mondadori, 2004)
Di certe cose (poesie 1953-2005) (Milano, Mondadori, 2006)
Né il giorno né l'ora (Milano, Mondadori, 2008)


da Polso teso
ESTATE QUARANTAQUATTRO
Un popolo lontano
non è che una notizia:
legata nella polvere dei marmi
come il suo nome
al sangue dei miei denti.
L’americano a Cecina e Volterra
gli indiani al Trasimeno,
le tombe degli etruschi sono buche
per gli ospiti prudenti
sotto il cielo d’Italia fatto a scacchi.
 
TU DICI
Il vento, dici il vento
ma non sai che la sabbia
sono gli uomini a alzarla
col frugare che fanno
con la rabbia che assorda
il silenzio dei morti?
Il vento, accusi il vento
ma non sai? la mia terra
e quei pali contorti
e l’avorio degli occhi
e le rondini infrante
li ha sconvolti una guerra.
Tu dici: il vento
ma non è tempo questo
di primavera; il gelo
serra l’anima ai vivi
e se qualcosa muove
le foglie e le fa molli
è il dolore del mondo
incrostato di nero.
 
LASCIA CHE TI SPIEGHI, DARLING
Queste piene
queste attuali fiumare
queste frane di muri tutto questo liquame
questa luce che ti sa tanto di colore
questi occhi duri come le pietre rare
questo stare coi morti offrendo brocche e fave
questo finire sbirro questo vocarsi suora
questo dividere la colpa col redentore
questo unirsi senza gioia tanto per sposare
questo sognare un ambo ma che altro si può fare
questo andare a messa o non si sa dove andare
questa indolenza che per te ha valore
questi alberghi solo per noi di spalle al mare
queste rovine stanche di una vita anteriore con il tempio
a oriente da contemplare
questi alti costi umani del primo sviluppo industriale
questo sedere all’alba in attesa del campiere
questo spreco di ore che è sempre un lavorare
questa filosofia esercizio intellettuale
questa speranza assurda in ogni sorta di congetture
questo linguaggio incurabile di maghi e di fatture
queste sibille velate su crete arse e ghiaie
questi fuochi d’artificio tra mucchi di letame di una gente
costretta a migrare
questo e altro che non si finirebbe mai di vedere
sono l’alibi cinico della questione meridionale.



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