domenica 1 giugno 2025

CLEMENTELLI Elena (1923 - 2019)

 

Elena Clementelli (Roma, 8 marzo 1923 – 31 gennaio 2019) è stata una poetessa, critica letteraria e traduttrice italiana. Nata e cresciuta a Roma da padre fiorentino e madre veronese, si laureò presso l'Università degli Studi "La Sapienza" della capitale in Lettere Moderne. La sua intensa attività poetica è testimoniata dalla pubblicazione di dieci raccolte di versi uscite nell'arco di più di cinquant'anni (1957-2011). Fu vincitrice di una dozzina di prestigiosi premi letterari tra cui si segnalano il "Lerici-Pea" (1964), il "Frascati" (1965), Il "Tagliacozzo" (1977), il "Traiano" (1983), il "Calliope" (1985) e il "San Pellegrino Terme" (1999).
Eminente studiosa di lingue e letterature iberiche e anglosassoni, pubblicò numerose traduzioni di opere precedute da saggi critici, alcune in collaborazione con il linguista e critico Walter Mauro. Curò, tra l'altro, Tutto il teatro di Federico García Lorca (con cui vinse nel 1993 il Premio Piombino Betocchi per la traduzione) e una selezione degli scritti e discorsi di Che Guevara, una prima parte con il titolo Ideario (1996) e una seconda l'anno seguente con il titolo Questa grande umanità.
Tra il 1963 e il 1976 ebbe un lungo sodalizio culturale con il poeta spagnolo Rafael Alberti, che, in esilio dalla Spagna franchista, si era legato al gruppo di critici italiani di cui facevano parte tra gli altri Walter Mauro, Ignazio Delogu e Luigi Silori.
Collaborò alle pagine culturali di varie riviste e giornali nonché a programmi di cultura della Rai. Le sue opere poetiche figurano su diverse riviste e antologie, sia italiane sia straniere.
Componente della giuria di prestigiosi premi letterari, Elena Clementelli era anche uno degli "Amici della Domenica" del Premio Strega.
Usò sempre il cognome del primo marito, il produttore cinematografico Silvio Clementelli, da cui si separò all'inizio degli anni settanta. Ebbe poi una lunghissima relazione sentimentale con il critico letterario Walter Mauro, fino alla morte di quest'ultimo.

Opere di poesia
Il mare dentro (con disegni di Anna Salvatore; Bestetti, Roma, 1957)
Le ore mute (Rebellato, Città di Padova,1959)
Questa voce su noi (con prefazione di Aldo Palazzeschi; Guanda, Parma, 1962)
La breve luce (Edizioni di Novissima, Rizzoli, MIlano, 1969)
Così parlando onesto (Garzanti, Milano, 1977)
L'educazione (Quaderni di Piazza Navona, Roma, 1980)
Vasi a Samo (Bastogi, Foggia, 1983)
Il conto (Empiria, Roma, 1998)
Poesie d'amore - Alternanze (Newton Compton, Roma, 2007)
Quasi una certezza (Tracce, Pescara, 2011)



XXIII
Scorre nel sangue mio senza memoria
l’estate, arido tempo.
Tutto ha bruciato il cielo
che l’umido riso di marzo apriva a un abbraccio sereno.
Non ricordo la fiorita dei mandorli,
il ritorno della gioia alata sul mondo spento,
il ridesto tumulto delle acque,
il verde inizio della lieve festa.
Torna dal breve esilio la morte eterna,
torna a regnare dal suo trono di terra sulle cose finite.
Tempo di fede e giovinezza non è piú.
Rapido corse amore alla meta bugiarda,
il vento che ingannò le ultime rose
svelò al traguardo il suo artiglio di fuoco.

da “La breve luce”, Rizzoli 1969

***

Di te non scriverò
a mia madre

Di te non scriverò,
io sono tutta scritta di te.
Non c’è al di là del mio margine ombroso
pagina chiara che ti possa accogliere.

***

La fotografia

Forse sedici,
forse diciott'anni,
giovane,
così giovane
come non so pensarti.
I capelli foltissimi
alti sull'ampia fronte,
tutt'intorno alle tempie,
sulla nuca,
orgogliosa corona.
Lieve il profilo
appena un poco teso,
quasi imbronciato,
certo severo,
eretto sopra il collo
chiuso nel giro stretto
di taffetas e valenciennes.
Nitida la foto
fissata al cartoncino
dove chiara, in oro,
spicca la sigla dello studio.
Mi avvicino
per osservarti meglio
e scruto in quell'immagine fanciulla
il volto di mia madre.
I tratti alteri già tutto racchiudono
il dolore futuro,
oltre il trionfo breve della maternità
sognata come una vittoria,
vissuta come un martirio.
Già colme di carezze le tue mani,
gravi di lacrime i tuoi occhi.
Come fermarti,
come dirti resta su quella soglia,
non correrci incontro:
non siamo la medaglia
ma la croce.
Ti prego, mamma
non venire avanti,
lasciaci nel limbo
dei desideri abbandonati,
nell'assenza di te,
nel buio fondo di un' orfanità
che ti fa salva.
Quando tutto è compiuto,
non ho altro da
offrirti
che quest'ombra totale
questo nulla impossibile.
Ma tu accettalo
da chi ti è ignoto
perchè è un dono d'amore.
E non voltarti.
non voltarti a guardarmi.


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