lunedì 2 giugno 2025

CUCCHI Maurizio (1945 - viv.)

foto di Dino Ignani

Maurizio Cucchi (Milano, 20 settembre 1945) è un poeta, critico letterario, traduttore e pubblicista italiano. Maurizio Cucchi è nato nel 1945 a Milano, città dove vive e dove si è laureato presso l'Università Cattolica di Milano con una tesi su Nelo Risi e Andrea Zanzotto.
Dal 1960 al 1971 è stato giornalista sportivo, collaborando nel tempo con alcune testate come Corriere dello Sport e Italia Oggi”.
Tra le sue traduzioni vi sono opere di Stendhal, Lamartine, Flaubert, Villiers de Isle-Adam, Prévert, Mallarmé, Malherbe, Balzac e Jean Renoir.
Ha anche curato opere di Edgar Allan Poe, C. S. Lewis, Georges Brassens, Federico García Lorca, Konstantinos Kavafis, Nazım Hikmet, Lucio Lami, Montale, Ungaretti, Teofilo Folengo, Federigo Tozzi, Mario Luzi, Laclos e presentato opere di Alessandro Manzoni, Yukio Mishima, Riccardo Bacchelli, Cesare Zavattini, Lorenzo de' Medici, Antonio Porta, William Riley Burnett, Edgar Lee Masters, Nelo Risi, Giampiero Neri, Giancarlo Majorino, Cristina Annino.
La sua fortuna letteraria ebbe inizio con la raccolta Il disperso, pubblicata nel 1976 con la Arnoldo Mondadori Editore per volontà di Vittorio Sereni.
Successivamente ha pubblicato Le meraviglie dell'acqua (1980), Glenn (1982, vincitore del Premio Viareggio), Il figurante (scelta di versi 1971-1985), Donna del gioco (1987), La luce del distacco (per il teatro, 1990), Poesia della fonte (1993, Premio Montale), L'ultimo viaggio di Glenn (1999), Per un secondo o un secolo (2003, vincitore del Premio Laudomia Bonanni; sempre nel 2003 gli è stato assegnato il Premio Nazionale Letterario Pisa per la Poesia), Jeanne d'Arc e il suo doppio (2008), Vite pulviscolari (2009), Malaspina (2013, vincitore del Premio Bagutta l'anno successivo). Inoltre, sue poesie sono state inserite in diverse antologie.
Ha curato il Dizionario della poesia italiana (1983 e 1990), tradotto un'antologia di Fiabe lombarde (1986) e, con Stefano Giovanardi, scelto i testi dell'antologia Poeti italiani del secondo Novecento (I Meridiani, 1998), oltre a collaborare alla collana e all'almanacco mondadoriano de "Lo specchio".
Nel 2005, sempre per Mondadori è uscito il suo primo romanzo, Il male è nelle cose, seguito nel 2007 dalla sua seconda opera narrativa, La traversata di Milano e nel 2011 da La maschera ritratto. L'ultimo romanzo, L'indifferenza dell'assassino (2012) è stato edito da Guanda.
La poetica di Cucchi guarda a uno stile oggettivo, minimale e a una lingua bassa, prosastica e colloquiale, nel solco della tradizione della Linea lombarda.
 
Opere di Poesia

Paradossalmente e con affanno. Trentatré poesie, Milano, Teograf., 1971.
Il disperso, Milano, A. Mondadori, 1976; Milano, Guanda, 1994
Le meraviglie dell'acqua, Milano, A. Mondadori, 1980.
Il figurante (1971-1985), Firenze, Sansoni, 1985.
Donna del gioco, Milano, A. Mondadori, 1987
La luce del distacco. Versi per il teatro, Milano, Crocetti, 1990.
Poesia della fonte, Milano, A. Mondadori, 1993
Hotel riviera. Poesie d'affetto e d'occasione, Cesena, Medusa, 1996.
L'ultimo viaggio di Glenn, Milano, Mondadori, 1999
Libro azzurro e lunare, in Alberto Caramella, Lunares Murales, Firenze, Le Lettere, 1999, pp. VII-XIII
Poesie 1965-2000, postfazione di Alba Donati, Milano, Mondadori ("Oscar poesia del Novecento"), 2001
Per un secondo o un secolo, Milano, Mondadori ("Lo specchio"), 2003
Il viaggiatore di città, Faloppio, Lietocolle ("Il Graal"), 2004
Il rosso e l'azzurro, Milano, Quaderni di Orfeo ("Ottavo"), 2006.
Il denaro e gli oggetti (con William Xerra), Milano, Il Faggio ("Ariele"), 2006
L'ultima volta che vidi Parigi, con un'acquaforte originale di Luciano Ragozzino, Milano, Il ragazzo innocuo ("Fuori collana"), 2007
Jeanne d'Arc e il suo doppio, Milano, Guanda ("Fenice contemporanea"), 2008
Come una nave, Salerno, Edizioni L'Arca Felice ("Coincidenze"), 2008
Vite pulviscolari, Milano: Mondadori ("Lo specchio"), 2009
Verso una quiete naturale, con un'acquaforte originale dell'autore, Milano, Il ragazzo innocuo ("Scripsit-Sculpsit"), 2010
Malaspina, Milano, Mondadori ("Lo specchio"), 2013
Un'isola un profilo, con un'opera originale di Adalberto Borioli, Milano, Quaderni di Orfeo ("Assolo"), 2016.
Poesie 1963-2015, a cura di Alberto Bertoni, Milano, Mondadori, 2016
Sindrome del distacco e tregua, Milano, Mondadori, 2019.
La scatola onirica, Milano, Mondadori, 2024.



La mappa del tesoro
 
1
Tutto è cominciato pochi giorni fa.
Mi ha proprio riferito la portiera di averlo visto uscire
quieto nel primo pomeriggio. (La giacca dall'attaccapanni, "torno tra poco". Sparisce.) E dico io
i più cattivi giurano che se ne frega
della madre, del fratellino; chi garantisce che "telefona
di tanto in tanto si fa vivo, soave, sorridente";
chi assicura di averlo visto
peregrinare per i Giardini Pubblici
tra un albero, una macchina
a pedali, una biciclettina,
ricordando, parlottando, riposandosi
su una panchina di granito. Bevendo un caffè, qualcosa.
 
(Spunti vagabondi, tratti di peso da impressioni, fossi io lui
in persona.)
 
(Un rumore di passi, nel corridoio vederla passare; la tentazione a fior di labbra, o muto. Giaculatorie, insulti
vergognosi. Una pena, nelle ore di svago del bravo
bambino educato.
Irresistibilmente
poi ogni cosa detta al prete in confessione. A lei,
persino.)
 
(Di sera tardi. Solo in un angolo, per terra, le ginocchia nere.
Spariti a letto chissà come
"Ma cosa faccio qui?
cos'è successo?" Di corsa sotto le coperte. Ma poi la luce
ancora accesa, in camera, di là; la caramella
che non si scioglie in bocca. Alzarsi, bussare, "permesso", posarla
sul comodino. Solo così dormire.)
 
Più tardi a fissare le vetrine; a farsi sballottolare
dai passanti; fermo in un prato.
 
2
Lo rivedi tornare col Corriere, rilassato;
dire cose come "quanto meno circolando
in filovia o con il metrò
puoi ascoltare i discorsi della gente. Leggere
le pagine dei libri altrui, partecipare
dei problemi loro. Contemplare
non visto i particolari dei visi, dei vestiti".
Sorridente
in cerca della sveglia: "Il mattino non ho necessità
di alzarmi presto &endash; o tardi. Tutte le sere, però,
carico la suoneria. La punto sulle 8
(o sulle 9). Sento la squilla e resto lì. Dormo,
poltrisco. Forse mi fa bene".
 
Tra le voci raccolte una frase,
detta, ripetuta, sentita un po' da tutti quanti:
dice che se ne va, in cerca di qualcosa
di straordinario, chissà che. Affari;
sarà che è diventato matto".
 
(Ma è che la portiera mi ha spiegato, gli occhi al cielo,
"lui, lui! Altro che quello là…")
 
3
Certo si tratterà, per buona parte, di sciocche fantasie.
È che una pista, dentro o fuori,
una traccia
un segno vago lo seguiva. Coi suoi indizi,
ancora adesso le sue buone informazioni.
 
……………….
……………….
 
Ricordo, prima di finire, tra le sue frasi preferite,
questa:
"Quando sarò vecchio avrò più pazienza.
Darò da mangiare ai piccioni".



a Mauro
Il paese era sparso sulla schiena del colle
e mi scorreva limpido negli occhi.
Nell’aria illogica di un sole svizzero
come la donna bidimensionale
in visone e scarpe di plastica
che aspettava il bambino a scuola.
<<Non sento quasi niente – ho detto -.
Però ti fermi su, alla chiesa,
e lasci che io vada solo in mezzo al bosco:
per rispetto, almeno, per raccoglimento>>
C’era un bel sole quel mattino di maggio.
Glenn se ne andava in moto dalla periferia,
la 6,35 in una tasca del vestito beige.
Vide l’amico nella casa al confine
e mangiò alla sua tavola
tranquillamente.
Tina era sempre golosa,
ecco perché il cercatore di funghi
che attraversava il bosco,
gli trovò addosso,
trentasei ore dopo,
la tavoletta di cioccolato.
Glenn, come lo chiamavo nella mia mente io,
o com’è più dolce e semplice
com’è più vero:
Luigi.
Resti per me una crepa d’affetto
o un lampo intermittente nel cervello.
E anche tu, che non l’hai mai visto,
lo ami.
Tu che hai taciuto, e oggi non taci più,
hai la memoria smangiata come la tua macula:
cerchi e non trovi più
nemmeno la sua voce.
Facevo il viale: per arrivare al campo.
Attorno, uomini coi badili,
e io piangevo poco.
Ma davanti alla scatola col tuo vago sorriso,
bellissimo, con la camicia scura aperta
e il distintivo del ferito,
il gelo mi è venuto dentro.
<<Cosa vuoi che ti dica?>> ho fatto allora
con le mie rose in mano e con paura,
<<forse è già il tempo dell’indifferenza>>
Forse sono decotto, forse io stesso,
sono solo memoria di me stesso.
Lui se ne andò gettandoci
nell’improvviso smarrimento.
In un sacchetto della polizia,
ecco gli assegni, il pettine,
la benda per il polso…
Ciao, dico adesso senza più tremare.
Io ti ho salvato, ascoltami.
Ti lascio il meglio del mio cuore
e con il bacio della gratitudine,
questa serenità commossa.

da L'ultimo viaggio di Gleen




Anch’io sono già passato
nel flusso della corrente.
Io sono un solitario
che osserva il mondo,
le moltitudini, e assaporo
le radici, davanti a quest’agave
spelacchiata e ai mattoni
dell’argine a vista. Il verde
selvatico e muffo si tuffa
e gronda giù, mentre il colore
delle acque per anatre e topi
mi assorbe. Una sciostra, forse,
fra canne e sterpaglie, antico
magazzino di legna, calce e tegole,
e mia residuale dimora felice.

da Paradossalmente e con affanno


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