mercoledì 4 giugno 2025

VIVALDI Cesare (1925 - 1999)

Cesare Vivaldi e Simona Weller

Cesare Vivaldi (Imperia, 13 dicembre 1925 – Roma, 13 gennaio 1999) è stato un poeta, critico d'arte e traduttore italiano. Nato a Imperia da una famiglia di Porto Maurizio, si trasferì con i genitori a Roma nel 1933. Si laureò in Letteratura italiana nella capitale, dopo aver frequentato alcuni seminari con Giuseppe Ungaretti. Scrisse versi in italiano, ma compose anche poesie in lingua ligure. Nel 1970 incontrò la pittrice Simona Weller di cui diverrà il compagno per 12 anni. Si occupò lungamente di arte, curando numerosi cataloghi di mostre e scrivendo numerosi testi critici. Fu Direttore dell'Accademia di Belle Arti di Roma dal 1990 al 1993. Tradusse opere di poeti latini (Marziale, Giovenale, Ovidio, Virgilio). Nel 1994 vinse il Premio Feronia-Città di Fiano per la poesia.
La sua poesia si sviluppò inizialmente nell'ambito dell’ermetismo, poi del neorealismo; in seguito seguì le forme sperimentali dell’avanguardia e infine un maggiore abbandono lirico, in versi dialettali ricchi di una vigorosa forza rappresentativa.

Opere di Poesia

I porti, Modena, Guanda, 1943
Otto poesie nel dialetto ligure di Imperia, Roma, Arte della Stampa, 1951
Ode all'Europa ed altre poesie: 1945-1952, Roma, Edizioni della Sfera, 1952
Il cuore d'una volta: 1951-1955, Caltanissetta, Sciascia, 1956
Poesie liguri: 1951-1954, Milano, All'insegna del pesce d'oro, 1960
Dialogo con l'ombra, Roma, Grafica, 1960
Dettagli, Milano, Rizzoli, 1964
Disegni e poesie, Roma, Edizioni Arco, 1966 (con Osvaldo Licini)
Lo Zodiaco, Modena, La traccia, 1973
A caldi occhi: 1964-1972, Milano, All'insegna del pesce d'oro, 1973
Una mano di bianco, Milano, Guanda, 1978
Poesie liguri vecchie e nuove, Milano, All'insegna del pesce d'oro, 1980
Le parole e la forma: 12 poesie per 12 artisti, Lanciano, Botolini, 1984
La brace delle parole: 1981-1983, Roma, Grafica dei greci, 1984
Poesie scelte: 1952-1992, Roma, Newton Compton, 1993
La vita sa di buono: tutte le poesie in dialetto ligure (1951-1992), Roma, Newton Compton, 1996
Il colore della speranza: poesie 1951-1998, Roma, Piazzolla, 1999
Poesie 1995-1998, Genova, San Marco, 2002



MATTINO A ONEGLIA
Al mattino a buonora mi risvegliano
le grida dei ragazzi entusiasmati
dai tuffi lungo il molo. Tutta Oneglia
sventola una marina di bucati
stesa avanti ai miei piedi, ed è ben sveglia
nel sole ogni finestra: insaponati
visi specchia; qualcuno unge una teglia
e vi dispone pesci infarinati.
Felicità d’esser vivi, e allegri
nel vento cogliere tutti gli odori
della città e del porto: la frittura,
il catrame che bolle. L’occhio ai negri
scafi dei lontanissimi vapori
si fissa come a una nuova avventura.
 
LUGLIO
Questo mese è una data nella storia
dell’Italia: quattordici di luglio
del millenovecentoquarantotto.
Un’immagine sola alla memoria
ritorna: il Policlinico, nel mùglio
del popolo crescente, ininterrotto.


Madre non dimentico

A nun me sun scurdàu de ti, che ti me
       disgevi, o màe, che “u ventu u nasceva
       da e muntagne e u caàva in t’e maìne,
       cu u ventu ti sei nascìüu ti”. Fasgeva
5        freidu, un utubre frèidu: u gh’èa in finestrun
       darè au letu, e u ventu u ghe batteva
       e sensa fin nìvue gianche. Dimme
       se au ventu ti sei morta ti! Cureva
       troppu u me cö cu u ventu. In t’e maìne
10      trövu a to faccia, e au so che ti sei morta.
       Trövu u to cö duse e amaru in te st’agri
       àsgini d’üga, e toe man sensa fin
       in t’e nìvue, e (so che ti sei morta)
       in t’u me cö u diamante d’ina lagrima.
 
Non mi sono dimenticato di te, che mi dicevi, o madre, che “il vento nasceva dalle montagne e calava nelle marine, con il vento sei nato tu”. Faceva freddo, un ottobre freddo: c’era un finestrone dietro al letto, e il vento ci batteva, e nuvole bianche senza fine. Dimmi se al vento sei morta tu! Correva troppo il mio cuore col vento. Nelle marine trovo la tua faccia, e lo so che sei morta. Trovo il tuo cuore dolce e amaro in questi aspri acini d’uva, le tue mani senza fine nelle nuvole, e (so che sei morta) nel mio cuore il diamante d’una lacrima.


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