Rossella Or
COME L'AMORE DI UN TIMPANO E UNA PUPILLA
hanno collaborato alla cura e alla realizzazione dell’edizione Roberta Bisogno e Claudio Orlandi
Argolibri
collana Talee / 15
giugno 2025
pp. 102, euro 14
ISBN 9788831225632
Per il poeta Carlo Bordini «la poesia di Rossella Or si nutre dello studio attento e puntiglioso delle avanguardie teatrali e letterarie, della pratica ossessiva del gesto rigoroso e portato all’estremo (completamente calato, e possiamo dire, riversato e riconvertito nella parola), cui è collegato il sentimento straordinariamente vivo dell’esistenzialità, dell’assurdo, dell’ossimoro del vivere, dell’ambiguità felice della vita». Mentre per il critico teatrale Nico Garrone, Rossella Or «rappresenta un immaginario incontro nell’aldilà tra i fantasmi di Eleonora Duse e di Antonin Artaud», figure centrali per la poetica dell’autrice, al pari di Brodskij, Blok, Valéry, Rosselli, Beckett (per citarne alcuni), e della poetessa russa Marina Cvetaeva, con la quale si accende un dialogo marino, lunare, spumoso e ‘immemoriale’ come «l’azzurro vento di nessuno sull’acqua», nella seconda sezione del libro.
Rossella Or, scrive Roberta Bisogno, «fa del linguaggio intero la morfologia del vivere. Non espone direttamente l’esperienza, piuttosto la poesia apre a una plasticità gestuale della parola. La parola si adagia sulle cose vive, movimenti minimi di spazio e tempo si intensificano al diradarsi della percezione, di una comunità chiamata in causa eppure dispersa, come un grido che rientra in se stesso, ripiegandosi fra le cose del mondo».
Come l’amore di un timpano e una pupilla è un libro scritto in stato solitario di grazia, a scandire una voce unica nel panorama della poesia italiana.
Una poesia
Percezione siriana
Una scodella di latte nell’angolo
per impastare il gesso, e trasportare pietre
ancora nell’eco delle acque, e nel ribollio
del vapore, nell’eco di altre fontane un’Ofelia
mutilata, sopravvive nella trave alta piallata rozzamente
che sostiene il tetto, un mucchietto di ossa
che recita lamenti per cantare, trafelati gridi
dei bambini, e le acque di una sorgente
O al suono di un alito caldo, o dello scalpiccio
al trotto silenzioso di giovani animali
cavalli, preghiere in lontananza
Nelle ombre di un platano, per tentare di fare il fuoco
una forma nuda in fuga tra le foglie,
croci ovunque, e pruni aguzzi, smottamenti
le pietre, poni di un palco scosceso
nei dislivelli, e travi nei punti d’appoggio
le voci fuggivano l’ombra, le sorgenti
e uno sguarcio largo quanto basta
per far passare un corpo, nel passaggio di un tuono
in primavera, in lontananza.
Nel temporale la presenza della luna, chiome
sulla scena dissimulata vergine ancora
nel fianco di una roccia, con le braccia levate
dolce come la brezza marina, la porta
mancava, singhiozzi e delle lanterne, suppliche
lamenti, nel giro della serratura
della grossa chiave di ferro, e i lamenti.
Solo l’aspetto di una colomba bianca vagamente
nella penombra di una giovane bocca,
due mani in supplica, e la pallida rosa di un seno
nel decomporsi del vapore, con le dita
imbiancate di calce, nell’asperità delle pietre
le ninfe in pianto, e un fiore imbalsamato.
Rossella Or (Roma, 1954 - nella foto di Ermete Marzoni) è stata protagonista dell’avanguardia teatrale italiana fin dagli anni ’70 e persegue tuttora una costante e personalissima ricerca sulla parola. Ha lavorato, tra gli altri, con Memè Perlini, Simone Carella, Giuliano Vasilicò, Giorgio Barberio Corsetti, Leo De Berardinis, Mario Prosperi; in campo cinematografico è stata protagonista del film Estate Romana di Matteo Garrone. In questi ultimi anni si è dedicata interamente alla scrittura poetica: Come l’amore di un timpano e una pupilla è il suo secondo libro di poesia, che segue L’acqua tende alle rive. Poesie 2001-2017, uscito nel 2019 per Zona Editrice.
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