Giorgio Vigolo (Roma, 3 dicembre 1894 – Roma, 9 gennaio 1983) è stato uno scrittore italiano.
È stato un esponente della cosiddetta Scuola Romana.
Nel 1913 pubblica il suo primo "poemetto in prosa": Ecce ego adducam aquas, sulla rivista Lirica diretta da Arturo Onofri, nel 1923 il suo primo libro di poesie, La città dell'anima; collabora inoltre alla Voce di Giuseppe De Robertis, a L'Italia letteraria, a Circoli e Letteratura; stringe amicizia con alcuni membri, tra cui Julius Evola, dell'esoterico Gruppo di Ur.
Nel 1931 cura per l'editore Angelo Fortunato Formiggini la prima antologia dei Sonetti di Giuseppe Gioachino Belli, anticipo della memorabile edizione critica e annotata pubblicata nel 1952 con Arnoldo Mondadori Editore.
Alla fine della Seconda guerra mondiale inizia l'attività di critico musicale per le riviste Epoca, Risorgimento Liberale, Il Mondo.
Tra le sue opere più importanti si ricordano le raccolte poetiche Canto del destino e La luce ricorda (Premio Viareggio) e quella di racconti Le notti romane (Premio Bagutta).
Nel 1982 pubblica il suo unico romanzo La Virgilia: un racconto lungo, o poème en prose, che Vigolo scrisse a 27 anni, nel 1921-22. La scrittura finge il diario del protagonista, un giovane musicista dai rapidi invasamenti che è giunto a Roma all'inizio dell'Ottocento per riesumare, dalle muffe dei conventi e delle corti principesche, le musiche del Cinquecento. La musica ha il potere di risvegliare dalla morte la bellezza, la grazia, l'amore, la vita. Il suo archivio è conservato presso il Centro per gli studi sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei dell’Università di Pavia.
Secondo il critico Ettore Paratore: «Giorgio Vigolo è di quegli scrittori toccati dalla grazia che nei tempi moderni, a partire da Giuseppe Gioachino Belli, hanno saputo rivelare in copia i tesori di suggestiva ispirazione facilmente convertibile in visione universale del mondo che la città eterna sa infondere nei suoi figli privilegiati. [...] nelle sue prime raccolte poetiche (si guardino in Linea della vita le liriche Visibilio, Il ritorno di sera, L'impronta) si afferma preminente l'impulso a scoprire un nuovo criterio per il nostro mistero esistenziale: così ne Il viso si legge: È allora che prendendo del tuo buio, | una rapita conoscenza, credi | finalmente di leggerti; decifri | l'oscura lingua, sillabi le forti | lettere e i nomi sciogli. | Illuso! In altro | specchio t'appari.».
Ha scritto Pietro Cimatti: «La sua opera è sparsa, dispersa, introvabile o inedita. Un'intera sezione della sua inventività di maestro dell'elzeviro, del racconto visionario, ha mancato l'incontro con la distratta, fatua editoria maggiore. E Vigolo non ha mai fatto nulla, se non "durare in vita", per contrastare quel metodo brigantesco di occupazione del presente culturale che ha canonizzato mediocri e santificato i capi mafiosi dell'ultima e penultima cosiddetta letteratura italiana».
Opere
La città dell'anima, Roma, Studio Editoriale Romano, 1923
Canto fermo, Roma, A. F. Formiggini, 1931
Il silenzio creato, Roma, Novissima, 1934
Conclave dei sogni, Roma, Novissima, 1935
Linea della vita, Milano, A. Mondadori, 1949
Canto del destino, Venezia, Neri Pozza, 1959
Le notti romane, Milano, V. Bompiani, 1960
La luce ricorda, Milano, A. Mondadori, 1967
Spettro solare, Milano, V. Bompiani, 1973
Poesie scelte, a cura di Marco Ariani, Milano, Mondadori, 1976
I fantasmi di pietra, Milano, A. Mondadori, 1977
La Virgilia, Milano, Editoriale nuova, 1982
Cannocchiale metafisico, Roma, Edizioni della cometa, 1982
La città dell'anima, a.c. di Bruno Nacci, Greco&Greco, 1994
Canto fermo, a.c. di B.Nacci, Greco&Greco, 2001
La città dell'anima, a.c. di G. Rigobello e B.Nacci, Archinto, 2003
Roma fantastica, Milano, Bompiani, 2013; raccoglie: La Virgilia, Arcobaleno in bianco e nero, Il Buonavoglia e Racconto d'inverno
Diluvio
Mi coglie lo scroscio dirotto
a mezzogiorno sul ponte:
dintorno la città - chiese e palazzi -
si scioglie in fumo e non si vede più.
Anche quell' ultima cupola spare.
Rimasto solo è il ponte,
tagliato dalle sponde,
sospeso in alto in alto fra le nuvole
con le sue statue d' angioli grondanti.
Ma mentre la città mi si cancella
nel fumante diluvio
dentro la nube uno spiraglio ride
verso uno sfondo di monti sereni:
e dietro un vetro limpido e sottile
l' ultima pioggia un praticello splende
avvicinato in quell' umida lente.
Fuori di porta è già tornato il sole.
da Canto fermo, Roma, A. F. Formiggini, 1931
Fine di un giorno
Sono belle le sere
quando la luce scende di colore
e dall' oro e dal viola
s' immerge nel turchino.
Ma questa grigia fine
di giorno sotto il cenere d' agosto
ha il pallore che scava il viso umano
un istante dopo la morte.
Dentro il cielo spettrale
i cipressi s' infiggono più neri
e più livido sotto le loro ale
si rizza il travertino
della chiesa che altissima trasale
con un sobbalzo d' ossa
gridato con un urlo senza voce
come quando nei sogni
si vorrebbe chiamare e non si può.
Fine di un giorno
Sono belle le sere
quando la luce scende di colore
e dall' oro e dal viola
s' immerge nel turchino.
Ma questa grigia fine
di giorno sotto il cenere d' agosto
ha il pallore che scava il viso umano
un istante dopo la morte.
Dentro il cielo spettrale
i cipressi s' infiggono più neri
e più livido sotto le loro ale
si rizza il travertino
della chiesa che altissima trasale
con un sobbalzo d' ossa
gridato con un urlo senza voce
come quando nei sogni
si vorrebbe chiamare e non si può.
da Linea della vita, Milano, A. Mondadori, 1949
Gli schiavi
Come schiavi perduti
in crollate miniere,
i ricordi del cuore
scavano incontro alle speranze prime
che la vita lasciò dietro ai suoi mali;
disperati richiami
battono al buio e ascoltano se alcuno
risponda di lontano.
Talora un tocco lievissimo s’ode
come vibrato da un martello d’ oro
e la montagna giubila a quel suono
alleggerita e pura;
ma subito il silenzio si rimura
sui paurosi giorni
orfani d’ ogni voce.
le mie speranze sono ormai cadute
dall’ altra parte della vita…
da Linea della vita, Milano, A. Mondadori, 1949
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