Paolo Alberto Brera (Milano, 16 settembre 1949 – Milano, 21 febbraio 2019) è stato un economista, scrittore, traduttore, giornalista e poeta italiano.
Paolo Brera, scrittore, traduttore e giornalista, è il terzo figlio dello scrittore e giornalista Gianni Brera e di Rina Gramegna, insegnante. È stato sposato con Clelia Bertello. Dalla seconda moglie Rosetta Griglié ha avuto due figlie, Jalée (n. 1985) e Lavinia Lys (n. 1987).
Brera si è laureato in Economia politica all'Università Bocconi di Milano dove fra il 1974 e il 1978 è stato assistente di Storia economica.
Fino al 1985 ha svolto lavoro di ricerca sulle economie pianificate dell'URSS e dell'Europa orientale, pubblicando una cinquantina di saggi su riviste specializzate e lavori collettivi. È stato membro dell'Association Internationale des Économistes de Langue Française e ha presentato relazioni a Roma e al quartier generale della NATO a Bruxelles. Dal 1980 al 1986 ha fatto parte della Commissione economica centrale del Partito Socialista Italiano. Dal 1981 si è dedicato prevalentemente al giornalismo, scrivendo per Critica Sociale, ItaliaOggi e Il Secolo XIX. Ha inoltre collaborato a Labour Weekly, Corriere della Sera, Exormissi, Avanti!, Die Neue Gesellschaft, Ny Politik, il Corriere del Ticino, Tages Anzeiger, Panorama, Mondo economico, Rinascita, Mondoperaio, Politica ed Economia, e altri. Nel 1989-90 è stato caporedattore dell'edizione italiana della rivista russa Moskovskie Novosti. Fra il 1997 e il 2002 ha diretto e pubblicato la rivista Brera, dedicata all'omonimo quartiere di Milano.
Gli articoli accademici e giornalistici di Brera sono stati scritti o tradotti in diverse lingue europee[9]. Con Alberto Scherillo ha curato l'Annuario economico del calcio italiano, 1994-1995: le strategie aziendali e i bilanci delle squadre di serie A, Milano, Baldini&Castoldi, 1994.
Dopo l'anno 2000 Brera si è dedicato sopra tutto alla narrativa e alla poesia, pubblicando diversi romanzi polizieschi e di fantascienza[10], uno studio sull'economia mondiale per Famiglia Cristiana, tre raccolte di poesie e un progetto letterario incentrato sulla figura di Don Giovanni. Ha inoltre collaborato alle riviste culturali Viator ed Eos.
Come traduttore Brera ha volto in italiano dalle rispettive lingue originali opere di Balzac, Puškin, Zorrilla, Turgenev, Sienkiewicz, Machado de Assis e altri.
Come giornalista, ha lavorato dal 2002 al 2014 per La Padania e dal 1985 per i giornali del gruppo Athesis. Dal 2015 fino alla morte ha collaborato con Sette, il settimanale del Corriere della Sera.
Muore il 21 febbraio 2019 all’età di 69 anni stroncato da un infarto mentre si trovava nella metropolitana di Milano. Era uscito da pochi minuti dal Ribs and Beer, locale di Lambrate in cui aveva presentato, insieme all'amico e scrittore Andrea Carlo Cappi, il suo ultimo romanzo, "Il futuro degli altri" (Clown Bianco Edizioni).
Via Canonica
alla Tolfina
Questa sera cammino
e il caso mi riporta,
per tragitti diversi dal mio solito,
notturno pellegrino
alla mia prima scuola,
che odora di mia madre, maestra giovane.
Qui venni da bambino,
col fiocco ed a tracolla
la mia cartella, i libri, le mie fisime,
e altre cose da niente.
La vita del quartiere
fu la mia vita, ma come esanime
l’attraversai, assente,
senza nulla vedere
che fosse fuori del mio angusto limite.
Il quartiere cinese, via Canonica,
della mia vita ha visto l'albeggiare
che solo la Tolfina, in quanto storica,
sa ancora ricordare.
Fosse un bene od un male, l'esistenza
ruotava tutta intorno a quel selciato.
Tornavo sempre, ed era la mia assenza
parentesi soltanto,
quando pure partissi per un altro
lavoro, altra donna, altra città –
scelte che noi vorremmo avere fatto
di qui all’eternità.
Nulla durò, ma come in età antica
dormo ora a un metro da dove si spensero
mia madre e sua sorella, la Maria,
con il suo amore burbero.
Dire non so se sono già al crepuscolo,
so che il ricordo è tinto di rimorso
per avere vissuto da sonnambulo.
Solo con la Tolfina ne ho discorso:
già che la sua memoria mi riporta
momenti spenti in me dall'amnesia
che ha annebbiato l'infantile vita
del Paolo, e so che senza la sua scorta
avrei perso di più che perso sia.
Mi domando se ciò che costruiamo
può mai competere in significato
con quello che nascendo riceviamo
né sappiamo perché ci è destinato.
febbraio 2004

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