giovedì 27 novembre 2025

ROLLI Paolo Antonio (1687 - 1765)

 

Paolo Antonio Rolli
 (Roma, 13 giugno 1687 – Todi, 20 marzo 1765) è stato un poeta, librettista e letterato italiano.
Nacque a Roma dall'architetto borgognone Filippo Rolli e da un'Arnaldi di Todi. Suoi fratelli erano il musicista Giovanni Rolli e il letterato Domenico Rolli.
Fu allievo di Giovanni Vincenzo Gravina, come Pietro Metastasio e Carlo Innocenzo Frugoni; l'impronta del maestro è sensibile nell'imitazione diretta soprattutto di Orazio e Catullo, ma anche di Tibullo e Properzio, negli esperimenti di metrica barbara, nelle traduzioni di Virgilio ed Anacreonte, e nelle numerose edizioni di classici che appronterà durante il suo soggiorno inglese (Lucrezio, di cui il Rolli farà stampare per la prima volta la versione, inedita in Italia, di Alessandro Marchetti, Senofonte Efesio, Giovanni Boccaccio, Ludovico Ariosto, Battista Guarini ecc.). Il Fabroni, nelle Vitae Italorum doctrina excellentium qui saeculi XVII e XVIII floruerunt (Pisa, 1783) sostiene che il Rolli e Domenico Ottavio Petrosellini "quod emersissent e barbarie, quae superiori saeculo humaniores litteras offuscaverat, unice se Gravinae debere profitebantur" (pp. 15-16). Legge con profitto Della perfetta poesia di Ludovico Antonio Muratori nello studio dell'avvocato e poeta arcade Giovanni Battista Zappi, e imita uno dei primissimi arcadi come Alessandro Guidi nelle canzoni Musa, che il giovenil mio cuore accendi (1711) e Del genio di cantar le lode altrui (1716); ma soprattutto, come ha dimostrato Carlo Calcaterra, la sua vena aggraziata e festosa, particolarmente notevole nelle rime galanti e mondane, si rifà alla poesia melica del tardo XVII secolo, in specie a quella di Francesco De Lemene. Come il suo rivale Pietro Metastasio il Rolli impiega ancora la morbida lingua poetica del Marino.
Il periodo romano. In Arcadia
Fu arcade col nome di Eulibio Discepolo; con lo scisma del 1711, seguìto allo scontro tra Giovanni Vincenzo Gravina e Giovanni Mario Crescimbeni, seguirà il maestro, affiliandosi (1714) all'Accademia dei Quirini. Essa prospera all'ombra del primo dittatore perpetuo, il fiorentino cardinale Lorenzo Corsini, poi papa col nome di Clemente XII, che ospita gli accademici (impegnati in quello che chiamano l'agonale, cioè il luogo in cui convengono per recitare) d'inverno nel proprio palazzo cittadino, e d'estate nella propria villa.
Il periodo londinese
Trasferitosi a Londra tra la fine del 1715 e l'inizio del 1716 vi risiede per ventinove anni scrivendo libretti per i principali musicisti attivi nella capitale, stampando insegnante d'italiano e di canto (tra l'altro è precettore dei figli di Giorgio II e poeta ufficiale della Royal Academy of Music, che fu inaugurata con la rappresentazione del suo Numitore, con musica di G. Porta. A Londra scrisse una dozzina di libretti per Nicola Porpora (tra cui Davide e Betsabea, e un oratorio), Giovanni Bononcini (Astarto; Crispo; Griselda; Erminia) e almeno cinque per la musica di Haendel (Floridante, 1721; Scipione, 1726; Alessandro; Riccardo I re d'Inghilterra, 1727; Deidamia, 1741, quest'ultimo il più drammaticamente efficace; ad essi forse dev'essere aggiunto il Sosarme; oltre ai melodrammi, il genio di Halle intonò almeno 3 cantate del Rolli). Si aggiungano anche una Penelope per Baldassarre Galuppi, un Partenio e una Rosalinda (da Come vi piace di William Shakespeare) per Francesco Maria Veracini, un Alfonso e un Alceste per Giovanni Battista Lampugnani. Comunque sia, nonostante il lavoro di librettista gli riuscisse odioso (ma era molto redditizio: nell'ultimo periodo percepiva 300 sterline per un libretto), avrebbe scritto altri libretti anche tornato in Italia, come quello di un Teti e Peleo, del 1749, verosimilmente mai musicato e tra i suoi poeticamente più felici. Nella quasi totalità dei casi si tratta di opere rimaneggiate da altri autori, in maniera assai pesante ma non tale da segnare un miglioramento rispetto ai modelli (Antonio Salvi, Nicolò Minato, Matteo Noris, Girolamo Gigli, Francesco De Lemene, Apostolo Zeno, Pietro Metastasio), né in senso poetico né, men che meno, in senso drammatico: l'azione è fiacca e involuta, la ricerca di ritmi originali è spesso infelice, le immagini sono generalmente poco aggraziate. Tutti limiti che Haendel non mancò di rilevare piuttosto impietosamente.
Fu questa mancanza di stima da parte del compositore sassone, con ogni probabilità, che rese impossibile al Rolli intrattenere buoni rapporti con lui. Nel periodico «Craftsman» il 7 aprile 1733 comparve un articolo diretto e brutale contro Handel, la cui paternità, nonostante sia a firma del Rolli, è stata a lungo discussa; ma secondo alcuni è certamente attribuibile a lui in séguito al ritrovamento, presso la Biblioteca Comunale di Siena, di una versione italiana dello stesso articolo tra le carte rolliane (evidentemente la minuta dell'articolo poi tradotto e pubblicato in inglese in forma anonima).
Durante il suo soggiorno londinese godette di una discreta fortuna: si narra infatti che le dame londinesi amassero portare scritti sul proprio ventaglio alcuni versi di questa canzonetta rielaborata dal Rolli su un'aria Metastasiana:

«Il mistero in Amor, se lo credete,
Ninfe belle, è follia.
È follia se nascondete,
Ninfe belle, il vostro affetto:
A svelarlo, se 'l tacete,
Un pallor viene improvviso,
Un rossor basta, un sorriso:
Parla un guardo ed un sospir
Ninfe vaghe, quel che piace
Quanto invan s'asconde o tace!
Presto o tardi - vien a i guardi
Quel che il labbro non può dir

(Paolo Rolli)

Il ritorno in Italia
Nel 1744, in un clima assai mutato, dopo numerose polemiche con vari letterati inglesi e in un'atmosfera sempre meno conciliante con tutto quanto proviene dall'Italia (in specie il melodramma, contro cui Addison sullo Spectator e John Arbuthnot conducono da anni pesanti campagne denigratorie), il Rolli torna in patria, stabilendosi definitivamente nella città materna, Todi, dove, ricco e soddisfatto, attende alla correzione e alla stampa definitiva delle sue opere. Nel 1735 è stato ascritto dalla nobiltà tudertina alla prima classe del patriziato. Si spegne serenamente.
Opere
Pubblicò un volume di Rime (Londra, 1717), molto fortunato, e due libri di "Canzonette e cantate (Londra, 1727). La parte più viva della sua opera è contenuta negli Endecasillabi (una sezione delle Rime) e nelle Canzonette. Tra queste ebbe fortuna sterminata La neve è alla montagna, imitata in séguito da Giovanni Battista Casti e da molti altri. La canzonetta ebbe tanta fortuna da sfuggire immediatamente di mano all'autore, per quanto celebre; tantoché Carlo Innocenzo Frugoni, incaricato di imitarla, seppe solo dopo averne fatto due plagi chi ne fosse l'autore (già per altri versi famoso); scriveva infatti da Parma, il 23 dicembre 1728 al marchese Ubertino Landi a Piacenza: "È qui scappata fuori una canzonetta d'incerto autore, che comincia: La neve è alla montagna, ed ella non è del tutto disavvenente. Ha certi tratti di bellezza pastorale, che puon piacere anche agl'intendenti. Qui le Dame la cantano e le han dato un'aria, che ben le siede. Io sulla misura di detta canzone due ne ho dovuto fare. Una è quella che con questo corrier vi mando. L'altra con l'altro spedirovvela". La sua importanza nell'evoluzione del gusto arcadico verso il rococò è evidente negli aggraziati Endecasillabi. Pubblicò tutta la sua opera nei tre volumi dei suoi "Poetici componimenti" (1753).
Tradusse in italiano:
Paradiso perduto di John Milton (1729-35)
Odi di Anacreonte (1739).
La cronologia degli antichi regni emendata di Isaac Newton (1757).
Paolo Rolli tentò inoltre di trasporre nella versificazione italiana l'endecasillabo falecio della metrica classica, unendo un quinario sdrucciolo ed uno piano in endecasillabo che suona come un quinario doppio. Questo tipo di endecasillabo infatti è definito endecasillabo rolliano.
Carlo Calcaterra (1926) così ne rileva la più specifica cifra stilistica:
«In altre parole il Rolli fu poeta. Senza dubbio ha anch'egli la sua zavorra: l'oda La Poesia è un'esercitazione accademica sermoneggiante e donoccolata; l'oda Al Conte di Galasso è priva di qualsiasi ispirazione; l'oda Ad Alessandro Polwarth vorrebbe essere un pezzo di bravura ed è plumbea fatica; nell'oda Al Passionei egli vorrebbe apparir vate magnifico con la zimarra di Febo, e fa sonante retorica; nella canzone Per la nascita dell'Arciduca d'Austria (1716), come i chiabreristi e i guidiani, si atteggia a emulo di Pindaro e finge di parlar con gli Dei e con le Muse, e quanto più alza la voce, tanto più soffoca nella declamazione; altre sue odi vorrebbero essere oraziane nelle movenze e nelle forme e non ci toccano, perché prive di qualsiasi intimo fuoco. Così dicasi della maggior parte de' sonetti e delle Tudertine e de' suoi melodrammi: sentesi l'artefice laborioso, non l'animo che detta. Ma negli Endecasillabi ha alcuni tocchi vivi e delicatissimi.»


martedì 25 novembre 2025

##biblioteca / Alberto Casadei - ANNI OMBRA - Polidoro

 
Alberto Casadei
ANNI OMBRA
Polidoro edtore
luglio 2025
pp. 280, euro 16
ISBN 9791281852136


Ma è prosa o poesia? Si racconta qualcosa o si imbastisce uno strano saggio (im)personale? Anni ombra è un prosimetro e ha natura indecidibile: come nella celebre immagine dell’anatra-coniglio, quando si arriva a riconoscere un contorno, con la coda dell’occhio se ne scorge un altro. Il narcisismo dello scrittore è azzerato, cosicché la presunta autobiografia esplode (come nella prosa di Casa di foglie di Mark Z. Danielewski), ma è proprio l’esplosione dei generi a caratterizzare questi frammenti, che vogliono restare tali. Non bisogna ricomporli: nel cervello umano come nel Cloud digitale ogni dato e ogni evento si scindono
senza posa o si affiancano a innumerevoli altri. In uno zibaldone che non esorcizza il caos, si accumulano nuclei di senso e di non-senso, e tuttavia gli elementi attrattori non mancano. Chi si avvicina è tenuto a lasciarsi attrarre: gli oscillanti pronomi che attraversano questi Anni ombra equiparano autore (l’io-lui nelle sue varie epoche) e lettori, quelli reali e quello, petulante come un’AI, che si materializza nel prosimetro. Ma tutti, alla fine, svolgono il loro ruolo di ricognitori
delle nostre interazioni fondamentali.

Alberto Casadei insegna Letteratura italiana all’Università di Pisa. Il Saggiatore ha pubblicato Biologia della letteratura (2018; premio Mondello per la Critica) e Dante (2020).


CAVALERA Nadia (1950 - viv.)

 

Nadia Cavalera
 (Galatone, 20 settembre 1950) è una poetessa, giornalista e scrittrice italiana. Dopo la maturità classica si laurea in filosofia all'Università di Lecce. A Brindisi dal 1976 -1988, ha insegnato materie umanistiche e ha svolto attività giornalistica in campo prettamente culturale (presso il Quotidiano di Brindisi, Lecce e Taranto, 1982 - 1988). Vive a Modena dal 1988. Unica poetessa presentata in "Terza Ondata", che stigmatizza l'avanguardia dell'ultimo Novecento, Nadia Cavalera nelle sue opere ha scritto anche in latino (Ecce Femina), inglese (Bluff/Americanata) e dialetto galateo (Salentudine).
Ha tradotto dal Latino ("Eremita Dialogo" di Antonio Galateo), e dal francese ("Pesce solubile" di André Breton).
Ha fondato due riviste: a Brindisi, Gheminga (1988, 0-3), la prima rivista esclusivamente letteraria della città; a Modena, con il poeta Edoardo Sanguineti, Bollettario (1990 - 2010), quadrimestrale di scrittura e critica. Dal 2005 al 2018 ha presieduto il Premio Alessandro Tassoni (poesia, narrativa, teatro, saggistica), organizzato dall'Associazione Le Avanguardie, da lei diretta dal 1989. In alcuni numeri di Bollettario evidenzia il proprio impegno civile, sociale e politico.
I suoi scritti sono presenti in diverse antologie e ha collaborato con diverse testate specialistiche.

Poesia
Amsirutuf: enimma, Torino, Tam Tam, 1988 (Presentazione di Adriano Spatola)
Vita Novissima, Modena, Bollettariolibri 1992 - 101 poesie
Americanata, Modena, Bollettariolibri 1993 - 31 poesie in americano con lo pseudonimo di Marie Donna Lancaster
Ecce Femina, Napoli, Altri termini, 1994 - 101 poesie in latino, con lo pseudonimo di Annia Aurelia Galeria Lumilla Augusta - (Presentazione di Marcello Carlino)
Brogliasso, Modena, Gheminga 1996 - mix sperimentale di varie testualità (Presentazione di Giorgio Barberi Squarotti)
Salentudine, Venezia, Marsilio 2004 - 103 limerick in dialetto galateo
Superrealisticallegoricamente, Roma, Fermenti, 2005 - poesie/prose/opere verbo-visive, (Presentazione di Donato Di Stasi). Il libro è stato (con quelli dei poeti Franco Buffoni e Valerio Magrelli) tra i tre finalisti/vincitori del Premio L'Aquila - CarispAq 2006, e Premio Astrolabio della Giuria, Pisa, 2009
Spoesie, Roma, Fermenti, 2010 (Introduzione di Mirella Serri)
L'astutica ergocratica, Novi Ligure (Alessandria), Joker, 2011 (Introduzione di Daniele Maria Pegorari)
Casuals. Spoesie 2010-2015, Milano, ABEditore, 2016 (Prefazione di Giuseppe Panella)
La felicità della solidarietà, testo base della musica Happiness Trains del Maestro Antonio Giacometti, esecuzione al Teatro Petruzzelli di Bari, 3 novembre 2018
Liber ex libris. Endecaversi, Lecce, Edizioni Milella, 2022 (Prefazione di Francesco Muzzioli)
Lessico e cibo famigliari.Le mie prime cinquemila parole 31 endecaversi in dialetto galateo, Lecce, Edizioni Grifo, 2022 (Introduzione del Card. Fernando Filoni)

Io sono Io

1.

e contro I’éclatement mi autodestino in silouette dissipativa
che dinamica stabile avvera l’equilibrio in ‘sto male di Babele
di segni e suoni (: fluttuando balli cerco chi di corpo m’incoroni)
infatti voglio il silenzio colmare tra i piedi e le parole
ché allo specchio i miei piedi sono vergati
da altri tracciati e le mie parole sono mutaffamate
quindi pendula alla sterile gola faccio in palimpseste
man bassa del linguaggio che la casa passa
ma anche qui in tratti riverso sovversivo verso
questo mio universo è sempre per l’altro enimmatico carso
penchant limitrofo da destabilizzare
individuato soggetto in innocente emersa galla
sfondo marginale ch’esalta l’altrui forte taglia

2.

invero in transit voglio la mia faccia più vera
multipla polimorfa differente carriera
senza nacchera o vuota bandiera
ossia voglio liberarmi del suo sguardo pensato parlato
ch’addosso m’ha attaccato e il mio spazio vitale soffocato,
senonché nell’ara voluntatis della mia chiesa
manca il potere e l’iter smacca sbatacchia
tira lo sfintere della festiva giacca la placca
perciò l’album delle foto di famiglia è qua e là strappato
mal’incollato sbiadito di vissuto patito s’impiglia
l’altro in giusta giustizia non mi rende la pariglia
(: anzi all’affaccio ratto il panorama scompiglia)

3.

nondimeno tosta mi cucio e ricompongo
sul collo dal sud pongo il peso del mio dire
dietro terze persone: ipocrite fisime di irresponsabilità
non mi nascondo (: nessuna verità rivelata:
solo una credenza soggettiva conclamata)
così non solo mi spiattello nei fogli in emendati brogli
ma mi esalto negli intrugli di segni simulacri di regni
lenta crepo presenze di assenze: maschere di visceri bischeri
alla ricerca dell’alchimia d’una mia propria fisionomia
[: e inventando la mia muta incrino la sua grandeur
che morte frantumata sputa (: lo spingo all’incontro
alla composizione ambita: l’uscita pulita)]

lunedì 24 novembre 2025

#biblioteca / Salvatore Merra - CANTI AL MONDO CHE VERRA' - Armando

 
Salvatore Merra
CANTI AL MONDO CHE VERRA'
Armando
novembre 2025
pp. 224, € 15,00

 
Questa raccolta è il frutto di un cammino cinquantennale, guidato dall'amore per l'arte e dalla solidarietà. Il poeta si fa testimone del suo tempo, cantando l'umanità in tutte le sue sfaccettature e, in ogni verso, ravvivando la fiamma della speranza per le nuove generazioni.
L'introduzione dell’Autore offre i riferimenti dell'opera. E' la raccolta di composizioni poetiche dal periodo giovanile, anni ’60, fino ad oggi. La prima parte riprende il testo pubblicato nel 2006 di Sta-Mater e poemetti giovanili, con qualche revisione e adattamento agli ultimi eventi. Sta Mater è la Via Crucis che ripercorre nelle varie stazioni gli eventi drammatici degli ultimi decenni. Temi che rispecchiano le tragedie di oggi. Nei Poemetti Giovanili spiccano i tre canti della Palestina e gli eroi sfortunati della nostra era, tra cui la vicenda commovente di due scimpanzè fuggiti dallo zoo. La seconda parte,che è il cuore dell'opera, riprende il testo pubblicato nel 2004 di Versi persi, più alcune composizioni successive fino ad oggi. Sono inni all'amore e all'incanto dei luoghi visitati. La terza parte, riprende le liriche di intensa ammirazione al padre e di rievocazione commovente alla madre. Nuove composizioni dedicate al fratello Riccardo. Questi canti sono l’essenza di una vita spesa all’insegna della ricerca del bello e dell'impegno speso nel prendersi cura della sofferenza. Intendono essere linfa per le generazioni attuali e quelle che verranno.»
 
Salvatore Merra, Direttore Editoriale della Casa Editrice, guida Comunità Terapeutiche e Strutture Diurne per la cura e il recupero dei sofferenti psichici. Ha scritto nel campo delle neuroscienze e del pensiero umanistico. Ha pubblicato anche libri di narrativa. I versi sono la sua esperienza più intensa e genuina. Qui offre una raccolta completa.

 


#biblioteca / Alda Merini - IL MIO LABIRINTO DI ASSURDO SILENZIO - Manni


Alda Merini
IL MIO LABIRINTO DI ASSURDO SILENZIO
Nuove poesie
introduzione di Daniela Cristofori e Giacomo Poretti
Manni editori
2025
pp. 112, euro 15
ISBN 9788836174041


E io capii che il dolore può ricondurre alla morte 
e l’uomo pietoso partì e mi lasciò il rimpianto segreto 
per le mie pene patite per il mio sposo perduto 
e l’uomo disse: ti lascio il filo di Arianna 
mi cercherai dentro il mio labirinto di assurdo silenzio 
e l’uomo pietoso partì sopra la nave felice 
non fece più ritorno e non mi donò la parola 
e non so più partire da terra non riconosco più l’uomo 
e morirò di tormento io per il mio mitico Orfeo 
e piango amaramente per il mio amore perduto 
per i suoi versi gentili la sua statura gigante.

In questo libro compaiono tre piccole e preziose raccolte inedite di Alda Merini emerse dagli archivi della casa editrice, tutte risalenti al biennio 1988-1989, anni molto intensi sul piano personale e creativo per la poetessa: La piccola Spoon River, con ritratti di personaggi dei Navigli milanesi; Breviario sconsacrato, che ruota attorno al Centro psico-sociale frequentato dopo il manicomio, ai medici, ai pazienti, alla percezione che dal “di fuori” si ha della malattia mentale; I filibustieri della follia, con versi dedicati ad amici e amori; e altre poesie, anch’esse inedite, in cui protagonista indiscussa è la passione, declinata in varie sfumature ma sempre colore dominante dell’esistenza.


ROLLI Paolo Antonio (1687 - 1765)

  Paolo Antonio Rolli  (Roma, 13 giugno 1687 – Todi, 20 marzo 1765) è stato un poeta, librettista e letterato italiano. Nacque a Roma dall...