venerdì 10 ottobre 2025

#stranieri / BOBROWSKI Johannes (1917 - 1965)

 

Johannes Bobrowski (Tilsit, 9 aprile 1917 – Berlino Est, 2 settembre 1965) è stato uno scrittore e poeta tedesco. Nacque nell'odierna Sovetsk, Russia, al tempo parte della Germania con il nome di Tilsit, e crebbe a Kaliningrad (all'epoca Königsberg). Studiò brevemente storia dell'arte, prima di essere coscritto e di finire prigioniero dell'esercito russo nel 1945. Costretto ai lavori forzati in una miniera del Donets, fu liberato nel 1949 e si stabilì a Berlino Est.
Esordì letterariamente nel 1952, con Pruzzische Elegy ("Elegia prussiana", pubblicato solo nel 1955). La sua produzione poetica e in prosa fu largamente autobiografica, ispirata dalle sue esperienze di guerra, e il tema principale fu il rapporto, da lui toccato con mano, tra la Germania e i popoli confinanti ad est. Il suo stile poetico fu sempre complesso e legato a simbolismi e collegamenti a volte di difficile e non immediata comprensione. La sua prosa fu invece più accessibile e colloquiale, anche se come nel caso del suo romanzo più noto Il mulino di Levin. Mio nonno in 34 frasi (Levins Mühle. 34 Sätze über meinen Großvater) nascondeva con abilità una critica sotterranea agli status politico-sociali dell'epoca.


Strade di uccelli

I

Nella pioggia dormivo,
nel canneto di pioggia mi svegliai.
Prima che sfogli, vedo la luna vicina,
sento il grido degli uccelli di passo,
lo scuotitore dell’aria, il bianco
grido, che frantuma l’aria.

Rapida e acuta
come fiutano i lupi,
sorella, ascolta: Väinämöinen
canta in mezzo al vento,
getta l’ala di neve
sulla tua spalla, noi siamo spinti
a volo nel vento dei canti – 

II

ma sotto grandi
cieli solitari, abbandonate
strade delle pennute
schiere, che trascorsero – 
dormendo sui venti
passarono, un nuovo
sole si accese, la vampa
si levò nell’alto, loro bruciarono
nell’albero di cenere.

Là hanno preso il volo
anche i nostri canti. 
Sorella, le tue mani
si sbiancano, tu nel buio mi svanisci
nel sonno – quando io devo
cantare l’angoscia degli uccelli?

(Traduzione di Roberto Fertotani)

*

Canti di Lettonia

Mio padre lo sparviero.
Un lupo mio nonno.
E l’antenato il pesce predone nel mare.

Io, imberbe, un folle,
barcollando agli steccati,
con mani nere
soffoco un agnello alla prima luce dell’alba. Io, 

che braccai le bestie
invece del bianco
signore seguo i carri che sfrecciano
lungo i greti dragati dall’acqua,

mi volgo verso gli sguardi
delle zingare. Poi 
sulla riva baltica incontro Uexküll, il signore.
Cammina sotto la luna.

Le tenebre mormorano dietro di lui. 

*

Pianura 

Lago. 
Il lago. 
Sprofondate
le rive. Sotto la nube
la gru. Bianchi, lucenti
i millenari popoli
dei pastori. Con il vento

ho risalito il monte.
Qui voglio vivere. Io ero
un cacciatore, ma l’erba
mi ha catturato. 

Insegnami a parlare, erba,
insegnami a essere morto, ad ascoltare
a lungo e a parlare, pietra,
insegnami a restare, acqua,
e tu, vento, di me non chiedere. 

*

Sera estiva

Guarda, guarda oltre il rossore
oltre la foresta e la nera muraglia.
L’acqua brilla ancora ed è bianca. 
Il silenzio è vivo, lì, è segreto e buono.

E tu, dove vivi? La Terra non è
abbastanza per te, l’inesplicata?
Spazio in abbondanza offre, spazio
senza contegno, per gioire e morire. 

Guarda, sopra ogni cosa fluttuano le nubi
e si stagliano le stelle… Come posso ripeterlo?
Oh Terra, Terra, mai angusta, troppo
ricca per noi, troppo generosa. 


giovedì 9 ottobre 2025

Franco Fortini - DIALOGHI COL TASSO - Bordeaux

 
Franco Fortini
DIALOGHI COL TASSO
a cura di Pier Vincenzo Menegaldo 
e Donatello Santarone
Bordeaux edizioni
collana Pixel
settembre 025
pp. 176, euro 16
ISBN 9791259647


Torquato Tasso ha sempre ispirato il lavoro critico e poetico di Franco Fortini, fin dagli anni fiorentini, quando il manierismo del Tasso sottrasse il giovane poeta al dannunzianesimo dominante. Dalla “voce” per un dizionario di lettere all’analisi del primo verso della Gerusalemme Liberata, dal capitolo per un manuale scolastico di letteratura italiana alla magistrale lettura del poema per Radio Tre in dialogo con Donatello Santarone, lo sguardo penetrante di Fortini su Tasso ci accompagna attraverso le ottave della Liberata e ne coglie l’inquieta e inappagata contraddizione: tra bene e male, tra doveri religiosi e desideri erotici, tra eresia e ortodossia, tra unità e dispersione, tra Cielo e Terra, tra dimensione mortuaria e vitalismo naturalistico, tra epica ed elegia. Nell’intenzione di offrire una lettura totale del poema, «l’interpretazione tassiana di Fortini – ha scritto Pier Vincenzo Mengaldo – è agita come da due opposti movimenti, l’attualizzazione ma insieme uno sguardo volto continuamente all’indietro».

Franco Fortini (1917-1994) è stato uno dei protagonisti della vicenda intellettuale italiana ed europea del secondo dopoguerra. Poeta, critico letterario, saggista, traduttore, giornalista, insegnante, militante politico marxista, ha scritto opere ancora oggi di insuperato acume letterario e civile. Una parte della sua produzione saggistica è raccolta nel Meridiano Mondadori Saggi ed epigrammi (2003), mentre l’opera poetica è apparsa in un Oscar Mondadori (2014).

mercoledì 8 ottobre 2025

Joanna Gromek-Illg - WISŁAWA SZYMBORSKA. Un ritratto intimo - Elliot


Joanna Gromek-Illg
WISŁAWA SZYMBORSKA
Un ritratto intimo

traduzione di Giulia Olga Fasoli
Elliot edizioni
collana Antidoti
ottobre 2025
pp. 640, euro 25


Di fronte alle domande sulla sua sfera privata, Wisława Szymborska ripe­teva invariabilmente, schermendo­si: «Questo solo dopo la mia morte» (avvenuta nel 2012). L’autrice e studiosa Joanna Gromek-Illg ha preso molto sul serio que-sto precetto, e si è inoltrata nei territori che la poeta teneva così scrupolosamente nascosti. Per domandarsi, in sintesi: chi era davvero Wisława Szymborska? «A volte mi assomiglio, a volte no» amava ripetere la poeta. La sua personalità ha suscitato grandi emozioni, e anche chi non ha mai amato la poesia è riuscito a sentirla vicina. I lettori la consideravano un’amica, una vicina e una confidente, e questo può sembrare strano, soprattutto se si pensa a quanto poco amasse scrivere di sé. Szymborska è riuscita a conciliare tratti apparentemente distanti: la sensibilità e l’ironia, la durezza e la tenerezza, la maturità e un fascino infantile. Non a torto uno dei suoi amici le diceva: «Wisełka, sei molteplice!». Sulla base delle lettere e delle conversazioni con amici e conoscenti, e aiutata da un’im­ponente archivio di fotografie, illustra­zioni e collage, Joanna Gromek-Illg ha scritto il ritratto definitivo della poeta premio Nobel per la Letteratura.
 
Dal prologo
«Accingendomi a scrivere questo libro mi sono chiesta se fosse ancora necessaria un’altra biografia della premio Nobel. Poiché a interessarmi non era tanto la vita esteriore, quanto la sua psiche, le sue esperienze interiori, lo sviluppo e i cambiamenti della sua personalità, mi sono arrischiata ad affrontare questo tema. Difendeva con molto vigore l’accesso a questa sfera, e spesso alle domande rispondeva: “Questo solo dopo la mia morte”, cosa che metteva non poco in imbarazzo gli interlocutori. In effetti è accaduto che qualche tempo dopo la sua morte siano apparse un gran numero di lettere, cartoline e collage, conosciuti fino a quel momento solo dai loro destinatari. È proprio la corrispondenza, accanto alla produzione lettera­ria, che dà un accesso più completo alla sua vita interiore. Per il biografo è un materiale molto prezioso. Ho letto migliaia di lettere indirizzate a lei o scritte da lei stessa. Ritengo che la sua prosa epistolare si collochi ai massimi vertici di quest’arte, proprio nel momento della sua ormai quasi assoluta scomparsa. […] Szymborska aveva molti segreti e non voleva che cessassero di essere tali. Sono riuscita a portarne alla luce un certo numero, tuttavia credo che molti siano rimasti nascosti. Così come la sua poesia era semplice e facilmente compren­sibile solo in apparenza, così anche la vita di Szymborska era in verità intricata e niente affatto lineare»

Joanna Gromek-Illg, laureata in letteratura polacca e filosofia, ha lavorato come insegnante, sceneggiatrice e regista di documentari e di spettacoli televisivi e cabaret, redattrice, critica letteraria e ghost writer. Il rapporto di lavoro e amicizia di suo marito – editore della casa editrice di Szymborska – con la scrittrice, ha favorito la conoscenza e l’accesso diretto alle fonti necessarie per realizzare la biografia.

Ana Blandiana - SI FA SILENZIO DENTRO DI ME - Elliot

Ana Blandiana
SI FA SILENZIO DENTRO DI ME
a cura di Bruno Mazzoni
Elliot edizioni
collana Poesia
ottobre 2025
pp. 160, € 18.00


Esponente di spicco della generazione di poeti degli anni Sessanta, Ana Blan­diana ha saputo recuperare la grande tradizione della lirica romena novecentesca (Tudor Arghezi, George Bacovia, Ion Barbu, Lucian Blaga), per la particolare consonan­za espressiva. Dopo la lunga letargia este­tica che ha segnato l’“ossessivo decennio” stalinista, la generazione neomodernista con Nichita Stănescu, Ana Blandiana, Ileana Mălancoiu e Marin Sorescu ha militato per la rifondazione del senso, ripristinando un fer­tile dialogo con i lettori di poesia autentica. L’ultimo volume di poesie di Blandiana, edi­to in Romania nel 2024, è in qualche misura la prosecuzione del precedente, Variazioni su un tema dato, pubblicato nel 2018 e scrit­to due anni dopo la scomparsa del marito, lo scrittore e compagno di una vita Romulus Rusan, un prosimetro che costituiva una sor­ta di lettera lirica a lui dedicata, in cui la mor­te veniva sconfitta dall’amore. Si fa silenzio dentro di me è ora una meditazione, in toni elegiaci, sulla condizione umana, un’accet­tazione punteggiata da domande senza risposta, un’attesa malinconica assediata dall’oblio.

Ana Blandiana, nata Otilia Valeria Coman a Timisoara, è una poetessa e scrittrice, attiva sostenitrice dei diritti civili in Romania. Tra le molte iniziative di cui è stata promotrice, nel 1990 ha rifondato il PEN Club romeno, ha dato vita al movimento “Alleanza Civica” e ha creato, insieme al marito Romulus Rusan, giornalista e scrittore, il “Memoriale delle vittime del Comunismo e della Resistenza”. È membro dell’Accademia Europea di Poesia, dell’Accademia di poesia “Stéphane Mallarmé” e dell’Accademia Mondiale della Poesia (Unesco). Tra i numerosi premi e onorificenze di cui è stata insignita, si è aggiudicata in Italia il Premio Acerbi e il Premio Camaiore e recentemente in Spagna il Premio Principessa delle Asturie per la Letteratura. Elliot ha pubblicato la raccolta di poesie dal titolo L’orologio senza ore (2018) e il romanzo Applausi nel cassetto (2021) finalista al Premio Strega Europeo e Falso trattato di manipolazione (2023).

#stranieri / STOJANOVIC Dejan (1959 - viv.)

 

Dejan Stojanović (Peć, 11 marzo 1959) è un poeta, scrittore, saggista, filosofo ed ex giornalista serbo. La sua poesia è caratterizzata da un sistema riconoscibile di pensiero e da artifici poetici, confinante con la filosofia, e, nel complesso, caratterizzata da un tono molto riflessivo. Secondo il critico Petar V. Arbutina, "Stojanović appartiene al piccolo cerchio dei poeti autoctoni che sono stati la principale forza creativa ed artistica della poesia serba degli ultimi decenni."
Circa due secoli fa, gli antenati della famiglia Stojanović si trasferirono da Čevo (vicino a Cettigne, Montenegro) a Orasi (Lješanska Nahija, Montenegro). Secondo la tradizione orale, discendevano da uno dei più famosi nobili serbi, Strahinjić Ban. Alcuni membri della famiglia di origine si trasferirono in Kosovo nei primi anni ‘30.
La nonna paterna di Stojanović, Anđa, proveniva da un'importante famiglia del Montenegro, la famiglia Lubarda, il cui membro più importante era Petar Lubarda, senza dubbio il migliore e più celebre pittore della ex Jugoslavia.
Stojanović nacque a Peć, in Kosovo (ex Jugoslavia), centro amministrativo e culturale della Metochia, dove si trova il Monastero patriarcale di Peć. Essendo cresciuto in un paese socialista e in una comunità multi-etnica del Kosovo, incontrò tutti i paradossi del comunismo nella ex Jugoslavia in età molto precoce.
Nel 1972 si trasferì con la famiglia a Sutomore (una piccola città sulla costa adriatica, nei pressi di Antivari, Montenegro), dove completò l'anno scolastico. Anche dopo il ritorno a Peć, ogni anno, trascorse lunghe vacanze estive con la sua famiglia nella loro casa estiva di Sutomore e visitò spesso le vicine città di Antivari, Castellastua, Santo Stefano, Budua, Cattaro, Teodo e Castelnuovo.
La presenza schiacciante di acqua e mare nella sua poesia, probabilmente possono essere spiegati dal fatto che egli viveva in prossimità del Mar Adriatico. Inoltre, quando si trasferì a Chicago, fu affascinato dal lago Michigan, che è oltre il doppio del Mare Adriatico. Inoltre, le montagne di Montenegro e Peć (Prokletije) influenzarono la sua poesia, come dimostra il fatto che divennero l'altro tema ricorrente nelle sue opere.
Le sue prime aspirazioni, che durarono per tutta la sua vita, furono verso la filosofia. Dall'età di 14 anni, si è interessato a recitazione e regia. Timido di natura, non disse mai a nessuno dei suoi interessi segreti, ma era sicuro che sarebbe stato in grado di dedicarvisi un giorno. Guardò almeno un film, e talvolta due o tre, ogni giorno.
Nel 1976 visitò Parigi e, durante tale visita, un emigrato politico serbo, Jovan Brkić, promise di organizzargli l'accesso alla Sorbona. Purtroppo, non sfruttò questa opportunità e in seguito si rammaricò di tale decisione.
Anche se Stojanović si interessò prevalentemente di arti e filosofia, studiò legge e ottenne una laurea presso l'Università di Priština in Kosovo. Decise di continuare gli altri suoi interessi in seguito.
I suoi primi impulsi verso la scrittura furono evidenti fin dall'età di 10 anni, ma iniziò a scrivere poesie all'età di 18 anni. Aveva sempre saputo che sarebbe diventato uno scrittore, anche se si aspettava sarebbe stato in campo filosofico, piuttosto che letterario, in quanto già molto presto nella sua vita aveva elaborato una serie di elaborate idee filosofiche.
Nei primi mesi del 1978, iniziò a scrivere poesie, e vi sono alcune prove che, molto probabilmente, era motivato dalla intensa infatuazione che ebbe verso una ragazza che abitava nella sua città. Si svegliò una mattina con una breve, ma completa, poesia in mente. La stessa cosa accadde alcuni giorni dopo, ed una terza volta dopo pochi altri giorni. Egli percepì questa esperienza come un preciso segno che avrebbe dovuto scrivere poesie, cosa che fece, sebbene nascose il suo lavoro per 3-4 anni.
Dopo questo periodo di segretezza, iniziò ad esprimere la sua poesia più apertamente, e pubblicò le sue poesie in alcune delle più importanti riviste letterarie dell'ex Jugoslavia, come Oko a Zagabria, Croazia, Jedinstvo e Stremljenja a Priština. Nel 1982 o 1983, divenne segretario di un Club Letterario (Karagač) nella sua città natale di Peć e, successivamente, ne divenne il presidente. Gli fu offerta l'opportunità di essere l'editore capo della stazione radio locale a Peć, ma egli rifiutò; tuttavia, condusse numerose interviste con alcuni artisti eminenti del Kosovo. Il suo primo libro di poesie, Cerchiatura (Krugovanje), era pronto per la pubblicazione nel 1983, ma non fu pubblicato fino al 1993. A quel punto, alcune delle poesie più vecchie erano state rimosse, mentre ne furono inserite alcune nuove, scritte tra il 1983 e il 1986, insieme con l'ultima poesia del libro, che è stata scritta a Chicago nel 1991. Nel 1986, in quanto giovane scrittore, è stato riconosciuto tra 200 scrittori al Festival Letterario di Bor (Serbia, ex Jugoslavia). Alla fine degli anni '80, divenne membro del Consiglio della Gioventù Letteraria della Serbia.
Nel 1990 fondò la sua azienda privata a Peć e decise, tra l'altro, di entrare nel mondo dell'editoria. Chiamò la sua società Metoh (terra della chiesa) e decise di pubblicare una rivista letteraria con lo stesso nome. Anche se stabilì di pubblicare la rivista in Kosovo, lo staff era composto da scrittori di Belgrado, tra i quali Alek Vukadinović, un famoso poeta serbo che è stato un sostenitore accanito dell'idea di Stojanović di pubblicare la rivista.
Nello stesso periodo, iniziò a scrivere per la prima rivista di opposizione della Serbia, Pogledi (Posizioni). Intervistò molti scrittori serbo di primo piano di Belgrado, e.g., Momo Kapor, Alek Vukadinović e Nikola Milošević. Durante la sua seconda visita a Parigi, nel maggio e giugno 1990, intervistò numerosi artisti di fama internazionale, come Ljuba Popović, Petar Omčikus e Miloš Šobajić, di origine serba, così come alcuni intellettuali francesi, e.g. Jacques Claude Villard.
Nel dicembre 1990, si recò negli Stati Uniti come corrispondente estero, progettando di restarci da sei mesi ad un anno. L'obiettivo era di realizzare interviste con alcune importanti figure della letteratura e quindi tornare alla Jugoslavia. Egli realizzò questo obiettivo, anche se non completamente, a causa della guerra iniziata nella ex Jugoslavia a metà del 1991.
Ha ricevuto il prestigioso premio Rastko Petrović dalla Società di Scrittori Serbi per il suo libro di interviste dal 1990 al 1992 in Europa e nelle Americhe, intitolata Conversazioni, che includeva interviste con alcuni grandi scrittori statunitensi, tra cui il premio Nobel Saul Bellow, Charles Simic, e Steve Tesich.
All'inizio della sua vita da adulto, Stojanović sviluppò un sistema filosofico di idee che si sono occupate soprattutto di questioni metafisiche e della struttura dell'Universo. Ha scritto centinaia e centinaia di pagine nei suoi taccuini approfondendo queste idee, insieme a saggi sulla lingua e la letteratura. Purtroppo, questi manoscritti, insieme con la sua biblioteca di oltre un migliaio di libri (scelti con cura per anni), sono stati persi a causa di un incendio provocato da militanti di etnia albanese subito dopo la fine della guerra in Kosovo (1999). I suoi libri, insieme con i suoi manoscritti, furono conservati temporaneamente nell'ufficio di suo fratello, nel centro della città di Peć.
Le raccolte di poesie di Stojanović sono caratterizzate da sequenze di poesie dense e sintetiche, semplici ma complesse con una struttura globale attentamente organizzata, ed ecco perché alcune appaiono visibilmente più lunghe di altre. Questa è una caratteristica soprattutto dei libri Il segno e i suoi bambini, La forma, e Il Creatore (Znak I njegova deca, Oblik, Tvoritelj), in cui Stojanović ha costruito la sua cosmogonia poetica con un numero relativamente piccolo di parole ripetute in contesti diversi. Per questo motivo, lo scrittore e critico David Kecman lo descrive come un cosmo-sofista.
Nelle sue poesie, tratta i più alti argomenti così come quelli meno importanti con uguale attenzione, spesso accostandoli in maniere assurde e paradossali, costruendo gradualmente nuove prospettive e significati che non sono solo poetiche in origine o nello scopo. Alcuni temi e ansie, siano essi singoli frammenti o mondi interi, sono presenti in tutti i suoi libri, e si può dire che i suoi libri di poesia sono di per sé lunghi poemi e che servano come ingredienti di un iper-libro di poesia ancora in divenire.
Ha usato molte forme poetiche mai utilizzate prima nella poesia serba e anche creato alcune nuove forme. "Se l'eleganza è rappresentata dalla semplicità, allora questi sono alcuni dei più elegante versi immaginabili," ha dichiarato Branko Mikasinovich.[
Negli ultimi anni, Stojanović ha iniziato a scrivere in inglese, e ha già scritto diversi libri, non ancora pubblicati, così come alcuni scritti puramente filosofici. Molte delle sue nuove poesie sono meno ellittiche e rigide tanto dal punto di vista linguistico quanto da quello poetico.
Raccolte di poesie
Krugovanje: 1978–1987 (Cerchiatura), (Narodna knjiga, Alfa, Belgrado, 1993)
Krugovanje: 1978–1987 (Cerchiatura), Seconda edizione, (Narodna knjiga, Alfa, Belgrado, 1998)
Sunce sebe gleda (Il sole si osserva), (Književna reč, Belgrado, 1999)
Znak i njegova deca (Il segno e i suoi bambini), (Prosveta, Belgrado, 2000)
Oblik (La forma), (Gramatik, Podgorica, 2000)
Tvoritelj (Il creatore), (Narodna knjiga, Alfa, Belgrado, 2000)
Krugovanje (Cerchiatura), Terza edizione, (Narodna knjiga, Alfa, Belgrado, 2000)
Ples vremena (La danza del tempo), (Konras, Belgrado, 2007)




lunedì 6 ottobre 2025

#stranieri / GIORNO John (1936 - 2019)

 

John Giorno (New York, 4 dicembre 1936 – New York, 11 ottobre 2019) è stato un poeta e performer statunitense tra i più noti nell'area sperimentale. Pubblicò numerosi libri di poesia. Di origini italiane, la sua famiglia materna, i Panvino, proveniva da Aliano e da Tursi, comuni in provincia di Matera. Il 9 ottobre 2013 il Consiglio comunale di Tursi gli conferì la cittadinanza onoraria. Nel 1968 fondò il Giorno Poetry System Institute, una struttura destinata a promuovere lo sviluppo della comunicazione tra poeti e pubblico. Nel 1969 avviò, presso il Museum of Modern Art di New York e in numerose altre sedi, un servizio denominato Dial-A-Poem, attraverso il quale, componendo alcuni numeri telefonici, era possibile ascoltare cinque minuti di poesia. Un'interessante iniziativa parallela a questa è stata Dial-A-Poem Poets, una vera e propria "rivista orale" costituita da una collana di dischi in vinile che presentava, tra l'altro, il meglio del panorama internazionale della poesia sonora. Dial a Poem conteneva poesie molto sensuali, con trame e immagini eterosessuali o preferibilmente gay, dato che l'autore era gay, come molti poeti della Beat Generation. Alcuni dei poeti e artisti che collaborarono con John Giorno a questi progetti furono William S. Burroughs, John Ashbery, Ted Berrigan, Patti Smith, Laurie Anderson, Philip Glass, Robert Rauschenberg e Robert Mapplethorpe. Realizzò programmi radiofonici, tra i quali "WPAX", trasmesso da Radio Hanoi durante la guerra del Vietnam. Pubblicò versi su scatole di fiammiferi, magliette, tendine da finestra, tavolette di cioccolata, e su altro ancora.
Performer di notevole impatto sul pubblico per la sua presenza scenica e le sue qualità vocali, svolse anche attività di attore. Nel 1963 lavorò nel film di Andy Warhol Sleep; nel 1971 diresse September on Jessore Road, al quale prese parte il poeta Allen Ginsberg, uno dei padri della Beat Generation. Nel 1982 apparve nel film di Ron Mann Poetry in motion. Nel 2007 fu il protagonista di Nine Poems in Basilicata, film cult di Antonello Faretta incentrato sulla sua performance e sulle sue poesie e girato nella sua regione di origine, la Basilicata.
In Italia, nel settembre del 1994 prese parte, assieme ad altri poeti e artisti, alla rassegna che la città di Cesena ha dedicato alla Beat Generation.


Dì solo
no ai Valori della Famiglia

Un giorno che
vai per strada
e vedi un carro funebre
con una bara,
seguita da un’auto piena di fiori
e da limousines;
sai che il giorno è favorevole
e che i tuoi piani avranno
successo;
ma il giorno che
vedi una sposa e lo sposo,
e una festa di nozze,
fa’ attenzione;
guardati bene,
può essere un cattivo segno.

Dì solo no
ai valori della famiglia,
e non lasciare
il lavoro quotidano.

Le droghe
sono sostanze
sacre,
e alcune droghe
sono sostanze molto
sacre
troppo
non è abbastanza
per favore lodale
come qualcosa che
ti libera la mente.

Tabacco
è una sostanza sacra
per qualcuno,
e per quanto tu abbia smesso
di fumare,
mostra un po’ di rispetto.

L’alcol è divinamente grande,
celebriamo
le qualità gloriose
dello spirito,
perchè io sono stato,
bene con te.

Fallo,
fallo,
non non farlo,
fallo.

I cattolici,
fondamentalisti
e i fondamentalisti
in generale,
sono virus,
che ci stanno distruggendo,
moltiplicandosi
e mutando,
ci stanno ammazzando;
ora, sai bene,
che devi usare
medicine forti

per i virus

Chi vuole comprare
buon acido,
sto volando,
scivolando,
scorrendo
sbavando
e sbattendo,
calando
e colando
spruzzandoti
dentro;
mai
avanzare veloce
un’immagine di sborra.
Latte, latte,
limonata,
all’angolo
dove fanno cioccolata;
amo guardarti
in faccia quando
soffri

Fallo
con chiunque
vuoi,
finché
vuoi,
in ogni momento,
in ogni luogo,
quando sia possibile,
e cerca di proteggerti,
in una situazione dove
devi abbandonarti
completamente,
al di là
di ogni concetto.

Fica della gola
e rugiada di sigarette,
quel pavimento
distruggerebbe
ogni scopa di spugna,
lei è la regina
della grande beatitudine,
un lume di carne,
che ti sorge nel cuore,
che scorre
nel canale di cristallo
dentro agli occhi,
e fuori agganciando
il mondo
con compassione.

Dì solo
no
ai valori
della famiglia.
Non abbiamo bisogno di dire no
ai valori della famiglia,
perché non ci pensiamo mai;

fallo,
fai
solo
l’amore
e pratica la compassione.

tratta da Per risplendere devi bruciare

sabato 4 ottobre 2025

#stranieri / CORBIERE Tristan (1845 - 1875)

 

Tristan Corbière, pseudonimo di Édouard-Joachim Corbière (Morlaix, 18 luglio 1845 – Morlaix, 1º marzo 1875), è stato un poeta francese.
Unico figlio nato dall'unione fra lo scrittore di feuilleton Edouard Corbière e Angélique Aspasie Puyo, di trentatré anni più giovane del marito (alla nascita di Tristan suo padre ha 52 anni e sua madre 19), Tristan Corbière vive un'infanzia infelice, nell'incomprensione del padre e nell'afasia della giovane madre. A quattordici anni, Tristan è mandato a convitto presso il Liceo Imperiale di Saint-Brieuc.
In questo periodo inizia a soffrire di reumatismo articolare, malattia che lo seguirà tragicamente lungo tutta la vita e che ne provocherà la morte prematura. Deve lasciare Saint-Brieuc quando il suo stato di salute si aggrava, e si trasferisce a Nantes, ospite di uno zio medico. Frequenta il liceo locale per due anni, finché la malattia non lo obbliga a lasciare gli studi. Tristan comincia allora una vita vagabonda, viaggiando nel sud della Francia e nutrendosi delle opere dei maestri del Decadentismo francese, quali Hugo, Baudelaire e Musset.
Si stabilisce a Roscoff, in una casa di proprietà dei suoi genitori. Gli abitanti del paese lo soprannominano l'"Ankou", cioè "lo spettro della morte", a causa della sua magrezza e della sua andatura dinoccolata. Il poeta, che sogna di essere marinaio, non può soddisfare il suo desiderio di imbarcarsi su una nave, ma ama il mare con passione. Si diletta a prendere il largo sulla sua barca, battezzata Le Négrier dal titolo del più famoso romanzo di suo padre.
Talvolta si abbandona ad eccentricità: un giorno si traveste da forzato, da donna o da mendicante, un altro si rade le sopracciglia, o ancora, nel corso di una visita a Roma, porta a passeggio al guinzaglio un maiale travestito da vescovo, durante i festeggiamenti del carnevale ai quali assiste il Papa. Passa così le sue giornate, fino all'incontro con la giovane attrice parigina Armida Josefina Cuchiani, che diviene la sua musa e che Corbière ribattezza "Marcelle".
Abbandonato il suo nome anagrafico, Edouard-Joachim, per quello più evocativo di Tristan, pubblica a sue spese, nel 1873, la sua unica raccolta di poesie, Les Amours jaunes, che passa inosservata. Corbière, che non conosce alcun successo nel corso della sua vita, è una scoperta postuma di Verlaine, che gli consacra un capitolo del suo saggio Les Poètes maudits (1883). Les Amours jaunes si trovano anche ben collocati nella raffinata biblioteca di Des Esseintes, il protagonista di À Rebours: la sua presenza nell'opera di Huysmans contribuirà a far conoscere Corbière da un più vasto pubblico.
Corbière muore a Morlaix il 1º marzo del 1875. Non ha ancora trent'anni, ed ha conosciuto una vita di solitudine, breve e miserevole, costantemente tormentato dalla malattia, sfortunato in amore, invischiato in una passione esclusiva e sordida. Senza dubbio, in senso figurato, il mare fu il suo vero compagno. Il tempo ha reso giustizia al poeta e ne ha riconosciuto il talento, sebbene molto tardivamente.
Un riconoscimento tardivo è stata anche la decisione di battezzare la vecchia biblioteca pubblica di Morlaix col nome degli Amours jaunes, l'unica raccolta poetica di Corbière. Anni più tardi, lo scrittore statunitense Lovecraft gli renderà un omaggio nella prefazione di uno dei suoi racconti più famosi, Il richiamo di Cthulhu.
Tristan Corbière ha largamente attinto alle leggende bretoni; ha tratto anche ispirazione dalla vita quotidiana, dipingendo ad esempio la folla che si accalca alle processioni di Sainte-Anne-la-Palud. Si è anche impegnato attivamente in difesa della Bretagna e dei suoi abitanti, puntando l'attenzione sulle condizioni di abbandono dei coscritti bretoni nel campo militare di Conlie (Sarthe), nel 1870.
Sarebbe tuttavia un errore considerare Corbière un poeta regionale o d'ispirazione regionalista; la sua opera e la sua tematica sono molto più varie e complesse. I temi della sua poesia sono infatti particolarmente eterocliti: Les Amours Jaunes evocano la grande città moderna e la campagna bretone, la febbre amorosa del poeta, la vita dei marinai, le antiche leggende e gli avvenimenti storici della sua epoca. Ma questa diversità "porta il sigillo della forza e di una potente originalità", come fu scritto in una delle rare recensioni de Les Amours Jaunes al tempo della loro pubblicazione.
Le fonti della poesia di Corbière sono anch'esse molteplici: fortemente segnata dal Romanticismo, la sua opera trae anche ispirazione, in modi diversi, dalla poesia del Villon fino a quella del Cinquecento e del Seicento. Corbière ha saputo convogliare tutte queste influenze in una poesia che rispecchia pienamente la modernità della sua epoca.

Opere
Les Amours jaunes (1873)

Edizioni italiane
Antologia di poesie varie: con testo a fronte. Milano, Dall'Oglio, 1955
Da Gli amori gialli; versione di Vittorio Pagano. Galatina, Pajano, 1958 (Quaderni del Critone; 1) [Ed. di 200 esempl. numerati]
Poesie di Tristan Corbiere a cura di Clemente Fusero. Milano, Dall'Oglio, stampa 1962 (I corvi)
Gli amori gialli; introduzione e versione di Franco Cavallo. Parma, Guanda, 1965 (Piccola fenice; 24) [Testo orig. a fronte]
Gli amori gialli: testo originale con traduzione a fronte [Trad. di R. Paris, E. Siciliano]. Roma, Addenda, 1969
Gli amori gialli; traduzioni di Renzo Paris e Enzo Siciliano. Roma, Addenda, c1972 [Testo orig. a fronte]
Il casino dei trapassati. [S. l.], Anteditore, a cura di Luigi Granetto stampa 1972 (Amalfi, Cartiere Amatruda) (Opera omnia; 2)
Tutte le poesie: Gli amori gialli; Poesie giovanili; Poesie varie; Prose complete, introduzione di Alfredo Giuliani; cura e traduzione di Claudio Rendina. Roma, Newton Compton, 1973 (Paperbacks poeti; 22)
Morticino per ridere e altre poesie da Gli amori gialli a cura di Pasquale Di Palmo. Pistoia, Via del Vento, 1999 (Acquamarina ; 7)
Gli amori gialli; a cura di Renzo Paris. Milano, Mondadori, 2004 (Oscar classici; 601) [Testo orig. a fronte]
Gli Amori gialli; cura e traduzione di Luca Salvatore, Tomo I. Sesto San Giovanni, edizioni del Foglio Clandestino, 2008 (La selce e il loto) [testo a fronte sull'originale del 1873]



Insonnia, impalpabile Bestia!
Hai l’amore solo nella testa?
Per correre a vedere sino a svenire,
sotto il tuo occhio perverso, l’uomo mordere
le sue lenzuola, e torcersi nella noia! …
Sotto il tuo sguardo di diamante nero.


Dimmi: perché, nella notte bianca,
piovosa come una domenica,
venire a leccarci come un cane:
Speranza o Rimpianto che veglia,
al nostro orecchio palpitante
bisbigliare … e non dire niente?

Perché, davanti alla nostra gola arida,
porger sempre la tua coppa vuota
e lasciarci con il collo stirato,
Tantali noi, assetati di chimera:
– filtro d’amore o amaro fiele,
fresca rugiada o piombo fuso! —

Insonnia, ma non sei bella?…
E perché, lubrica pulzella,
stringerci tra le tue ginocchia?
Perché rantolare sulla nostra bocca,
perché disfare il nostro letto,
e … non coricarti con noi?

Perché, Bella-di-notte impura,
quella maschera nera sul tuo viso? …
— per intrigare i sogni d’oro?…
Non sei l’amore nello spazio,
alito di Messalina stremata,
ma non ancora appagata!

Insonnia, sei tu l’Isterìa…
tu l’organetto di barberia
che macina l’Hosannah degli Eletti?…
— o non sei tu il plettro eterno,
sui nervi dei dannati alle lettere,
che strimpellano versi — che solo loro hanno letto.

Insonnia, sei l’asino in pena
di Buridano — o la falena
dell’inferno? — II tuo bacio di fuoco
lascia un gusto freddo di ferro infuocato …
oh! vieni a riposarti nella mia tana! …
dormiremo insieme un poco.

Da Amori gialli, 2004 (traduzione di Renzo Paris)


PICCOLO MORTO PER RIDERE

Va’ veloce, leggero pettinatore di comete!
Le erbe al vento saranno i tuoi capelli;
dal tuo occhio sgranato sprizzeranno i fuochi
fatui, prigionieri nelle povere teste…
Gli Amoretti, fiori di camposanto,
sbocceranno folti sul tuo sorriso terreo…
E le mistoidi, fiori di una prigione perpetua.
Non fare il difficile: le bare dei poeti
son dei puri trastulli per i becchini,
astucci da violino che danno un suono di niente…
i borghesi sono stupidi – Ti crederanno morto. –
Va’ veloce, leggero pettinatore di comete!

Traduzione di Franco Cavallo
da Gli amori gialli, Guanda, 1965

giovedì 2 ottobre 2025

#stranieri / RITSOS Ghiannis (1909 - 1990)

 

Ghiannis Ritsos (Monemvasia, 1º maggio 1909 – Atene, 11 novembre 1990) è stato un poeta greco.
Ritsos è considerato uno dei più grandi poeti greci del ventesimo secolo, insieme a Konstantinos Kavafis, Kostis Palamas, Giorgos Seferis ed Odysseas Elytīs. Il poeta transalpino Louis Aragon, prefacendo l'edizione francese di Pietre Ripetizioni Sbarre (Gallimard, Parigi 1971), ha sostenuto che Ritsos fosse «il più grande poeta vivente di questo tempo che è il nostro». Ritsos è stato proposto 9 volte, senza successo, per il Premio Nobel per la Letteratura. Quando il poeta vinse il Premio Lenin per la pace, assegnatogli nel 1975-76, egli dichiarò che "questo premio è più importante per me rispetto al Premio Nobel".
La sua poesia è stata spesso vietata in Grecia durante le fasi di regime autoritario per le idee di sinistra del poeta e la sua vicinanza politica al partito comunista greco (KKE). Le maggiori opere del poeta includono Trattore (1934), Piramidi (1935), Epitaffio (1936) e Veglia (1941–1953).
Ritsos ha principalmente scritto poesie dall'intento politico, "servendo il comunismo con la sua arte". Una delle sue poche opere che differiscono da questo tema politico è La sonata al chiaro di luna.
«Lo so, ciascuno cammina solo verso l'amore,
solo verso la gloria e la morte.
Lo so. L'ho provato. Non giova a niente.
Lasciami venire con te

(La sonata al chiaro di luna [1956], in Quarta dimensione, vv. 33-36)
Nato il 1º maggio 1909 a Monemvasia, nel Peloponneso, Ritsos è il quarto e ultimo figlio di una famiglia di proprietari terrieri. Bambino precoce, inizia a scrivere i suoi primi componimenti all'età di otto anni, coltivando al contempo la passione per la musica e la pittura, forme d'arte alle quali resterà fedele per l'intera sua vita. L'infanzia e la giovinezza di Ghiannis, tuttavia, sono presto scosse da lutti e malattie: il fratello e la madre moriranno di tubercolosi, mentre il padre (consumato dalla ludopatia, che costerà alla famiglia il disastro economico) e la sorella finiranno ricoverati in un istituto psichiatrico. Desideroso di ricevere un'istruzione universitaria, si trasferisce, nel 1925, ad Atene, ma, a causa delle scarse sostanze economiche, è costretto a rinunciare agli studi. Per vivere, dunque, Ghiannis si impiega come dattilografo e come copista per una banca. Colpito, nel 1926, dalla tubercolosi, trascorre tre anni in sanatorio, durante i quali matura la sua adesione al marxismo. Dimesso dal sanatorio, si impegna nella direzione della sezione artistica di un'organizzazione legata al Partito Comunista, curando gli allestimenti teatrali di spettacoli cui prenderà parte anche come attore. E alla carriera attoriale si dedicherà, a partire dal 1933, per diversi anni, svolgendo attività di ballerino e di comparsa nel teatro ateniese di Kypseli e in quello Nazionale, senza rinunciare all'impegno politico e alla prediletta vocazione poetica. Così, nel 1934, vede la luce la raccolta Trattore , in cui prevalgono le tinte fosche e un crepuscolarismo di maniera, seguita subito, già nel 1935, da un'altra intitolata Piramidi. Le raccolte, di contenuto sociale, sono entrambe caratterizzate — come ha evidenziato Nicola Crocetti — da una forte «ispirazione umanitaria». Nel 1936 la sua poesia ha una svolta: il poema Epitaffio, ispirato dalla morte di un manifestante, chiude una prima fase del suo lavoro, mentre testi come Lo straniero, quasi contemporanei, mostrano, con i segni della sua adesione alla poesia d’avanguardia, un uso più frequente del processo analogico e associativo, e una parallela preferenza per temi più luminosi e sereni. Durante la dittatura di Ioannis Metaxas, La canzone per mia sorella (1937, nt) fu letta come un testo di resistenza passiva. Con la seconda guerra mondiale prese parte alla resistenza e dal 1948 al 1952 subì il campo di concentramento e il confino. Dopo il colpo di stato del 1967 fu nuovamente deportato e torturato, e solo in seguito alla protesta internazionale fu posto, gravemente malato, in libertà vigilata, a Samos. Gli anni della guerra civile e delle persecuzioni politiche suggerirono a Ritsos poesie nelle quali egli afferma ostinatamente la sua fede nell’uomo e denuncia la repressione (Makronissos, 1957). Un nuovo ciclo ha inizio con La sonata al chiaro di luna (1956, nt): ampio monologo rivolto a una persona che tace. L’andamento discorsivo, che punta sulla durata e l’accumulazione, trova sbocco in questo modulo larvatamente teatrale, che sarà ulteriormente valorizzato grazie a nuovi temi: in Filottete, Crisotemi, Elena, Ismene, Oreste, Fedra la memoria del poeta si identifica con quella dei personaggi mitologici, uomini e donne che si sottraggono fino alle ultime conseguenze a un destino governato dagli dei, oppure antieroine che, proprio per la loro rassegnazione, il loro timore dell’azione, sono scelte a rappresentare i deboli, protagonisti dell’intera vicenda umana. Notevoli anche certe sue poesie brevi, incisive, come Diciotto canzonette della patria amara, Dodici poesie per Kavafis, Portineria (nt), Poesie di carta (nt). Tra le ultime raccolte: Monocordi (1980). Nel 1990 ha scritto per le scene un testo ispirato al mito di Persefone.

Scrittore particolarmente prolifico, Ritsos è autore di circa 150 raccolte poetiche, oggi ricomprese, per i tipi dell'editore ateniese Kedros, in quattordici volumi (ciononostante, molte sono ancora le opere inedite, alcune delle quali irrimediabilmente perdute, perché distrutte dallo stesso Ritsos). Fra le raccolte più significative, si distinguono:
Trattore, 1934
Piramidi, 1935
Epitaffio, 1936
Il canto di mia sorella, 1937
Sinfonia di primavera, 1938
La marcia dell'oceano, 1940
Vecchia mazurca in ritmo di pioggia, 1943
Prova, 1943
Veglia, 1954
Epitaffio e Makronissos, 1956
La sonata al chiaro di luna, 1956
Dodici poesie per Kavafis, 1963
Filottete, 1965
Oreste, 1966
Elena, 1972
Crisotemi, 1972
Ismene, 1972
Diciotto canzonette per la patria amara, 1973
Poesie di carta, 1974
Portineria, 1976
Fedra, 1978

Traduzioni in italiano
Erotica, trad. di Nicola Crocetti, Milano, Crocetti, 2002
Il funambolo e la luna, trad. di Nicola Crocetti, introd. di Ezio Savino, Milano, Crocetti, 2005
Delfi: la sonata al chiaro di luna, trad. di Nicola Crocetti, introd. di Moni Ovadia, Milano, Crocetti, 2012
Quarta dimensione, trad. di Nicola Crocetti, introd. di Ezio Savino, Milano, Crocetti, 2013
Il loggione, trad. ed introd. di Maria Carausi, Aiora edizioni, Atene, 2018
Parte della produzione dell'autore è ricompresa nella crestomazia, curata da Nicola Crocetti e Filippomaria Pontani, Poeti greci del Novecento, traduzioni di Filippo Maria Pontani, Nicola Crocetti e Filippomaria Pontani, Milano, Mondadori, 2010, pp. 835-957
Ghiannis Ritsos, Pietre, ripetizioni, sbarre. Poesie 1968-1969, a cura di Nicola Crocetti, prefazione di Louis Aragon [1971], traduzione dal greco di Nicola Crocetti, Milano, Feltrinelli, 1978
Antologia ripubblicata nel 2004, per i tipi dell'editore Crocetti di Milano

Insuccesso

Vecchi giornali gettati in cortile. Sempre le stesse cose.
Malversazioni, delitti, guerre. Che cosa leggere?
Cade la sera rugginosa. Luci gialle.
E quelli che un tempo avevano creduto nell’eterno sono invecchiati.
Dalla stanza vicina giunge il vapore del silenzio. Le lumache
salgono sul muro. Scarafaggi zampettano
nelle scatole quadrate di latta dei biscotti.
Si ode il rombo del vuoto. E una grossa mano deforme
tappa la bocca triste e gentile di quell’Uomo
che ancora una volta provava a dire: fiore.

Karlòvasi, 4.VII.87

 

Senza riscontro

Grandi camion stracarichi, coperti di tele cerate,
attraversano le strade tutta la notte. Il rumore delle acque
luride
si ode nelle fogne oscure, misteriose
sotto il sonno dei prigionieri. Non è venuto nessuno.
Invano aspettammo tanti anni. La strada punteggiata
di stazioni di servizio e alberelli stenti. Nel cortile della prigione
ciotole vuote di yogurt e certe piume di uccelli. La prima
stella
gridò: “Coraggio, Ghiorghis”, poi tacque. E Petros,
irriducibile sempre, disse: “In materia di musica
prendi esempio dalla diligenza delle piccole rondini”.

Karlòvasi, 5.VII.87

 

All’ospedale

Pomeriggio tranquillo. Una ciminiera, i tetti, la linea del
colle,
una nube minuscola. Con quanto amore
guardi dalla finestra aperta il cielo
come se gli dicessi addio. E anch’esso ti guarda. Davvero,
che cos’hai preso? che cos’hai donato? Non hai tempo di
calcolare.
La tua prima parola e l’ultima
l’hanno detta l’amore e la rivoluzione.
Tutto il tuo silenzio l’ha detto la poesia. Come si spetalano
in fretta
le rose. Perciò partirai anche tu
in compagnia della piccola orsa ritta
che tiene una grande rosa di plastica tra le zampe anteriori.

Karlòvasi, 5.VII.87

 

Elusione

Parlava. Parlava molto. Non tralasciava niente
senza che la sua voce lo soppesasse. Quante e quante notti
in bianco
ad ascoltare i treni, le navi o le stelle,
a calcolare la materia e il colore di un suono,
a dare nomi a ombre e nubi. Ora,
quest’uomo cordiale e loquace sta in silenzio,
forse perché sul fondo ha intravisto i fanali spenti, e si rifiuta
di articolare la parola unica ed estrema: “nero”.

Karlòvasi, 7.VII.87


Da Molto tardi nella notte, traduzione italiana di Nicola Crocetti, Crocetti, 2020


#stranieri / BOBROWSKI Johannes (1917 - 1965)

  Johannes Bobrowski (Tilsit, 9 aprile 1917 – Berlino Est, 2 settembre 1965) è stato uno scrittore e poeta tedesco. Nacque nell'odierna ...